I neurochirurghi di Maria Cecilia Hospital: “Abbiamo asportato una cisti colloide del III° ventricolo cerebrale. La ragazza ora sta bene e presto riprenderà la vita di sempre”
Sofia L. ha 19 anni. Una vita scandita tra gli impegni a scuola, la famiglia, gli amici, i tanti interessi di ragazze come lei. Studia volentieri. Frequenta la compagnia di altri giovani e si prepara ad affrontare le sfide del futuro.
E’ però sempre più spesso preda di fortissime cefalee. Trova difficoltà a concentrarsi e parte dei ricordi - quelli che dovrebbero rimanere ben impressi nella memoria - sembrano sbiadire, diventare inafferrabili. I genitori, preoccupati da quei malesseri senza motivo apparente, chiedono l’aiuto dei medici per capire cosa sta succedendo; qual è la causa di tanto “disorientamento”.
Sottoposta ad alcuni accertamenti, tra cui la TAC, scopre di avere un tumore cerebrale: una cisti colloide del III° ventricolo del cervello.
Una patologia benigna, ma che se non affrontata in modo ade-guato e tempestivo può mettere in serio pericolo la vita di chi ne soffre: circa il 4% dei pazienti è, infatti, a rischio di morte improvvisa per idrocefalo acuto (aumento patologico del-la pressione incranica dovuta ad accumulo di liquor cerebrospinale). Ricoverata a Maria Cecilia Hospital di Cotignola, Sofia viene operata dall’équipe di Neurochirurgia guidata dal Dottor Ignazio Borghesi.
L’intervento - l’asportazione della massa cistica (di 1,2 cm) richiede 5 ore - è portato a termine con successo, grazie anche alla consulenza del Pro-fessor Fabio Calbucci, tra i maggiori esperti di Neurochirurgia in Italia. Per Sofia e i genitori è la fine di una brutta esperienza: possono tornare a sorridere. “La collocazione del tumore - più posteriore rispetto a condizioni già trattate - ha suggerito l’approccio microchi-rurgico invece della tecnica endoscopica di prima opzione.
Una scelta dettata dall’esito della Risonanza Magnetica ad alta definizione e mezzo di contrasto e dalla necessità di applicare procedure che consentissero di raggiungere la lesione passando attraverso il corpo calloso, presevarne la componente fibronervosa, mantenendo l’integrità delle arterie e delle vene presenti in prossimità della cisti e non violando mai - aspetto molto importante - le aree dell’encefalo deputate alla memoria: i fornici.
Un intervento - eseguito in anestesia generale - non privo di difficoltà, attuabile solo da chi ha ricevuto un approfondito training in chirurgia cerebrale e possiede una specifica, dettagliata conoscenza dell’anatomia del cervello: qui è davvero questione di millimetri.
Nel nostro caso, l’utilizzo del neuronavigatore, tecnologia paragonabile al sistema GPS installato sulle auto e fondamentale nel mettere in piena sicurezza ogni strategia interventistica, è stato associato all’impiego di strumentazione chirurgica di massima precisione e al microscopio ingranditore”. “La cisti colloide - di cui non si conoscono le cause - rappresenta il 2% dei tumori cerebrali (di per sé già rari). E’ riscontrabile con maggior frequenza - dice il Dottor Borghesi - in persone tra i 30 ed i 40 anni ed è ipotizzabile una correlazione nella piega del neuroepitelium che durante lo sviluppo intrauterino rimane intrappolata all’interno del III° ventricolo cerebrale.
Nella maggior parte dei casi non dà sviluppo a recidive, purché l’asportazione chirurgica sia completa e totale.
Ora Sofia sta bene. L’operazione ha dato benefici immediati. Non avrà bisogno di alcuna terapia farmacologica e presto, dopo un giusto periodo di riposo, riprenderà la vita di tutti i giorni. Farà un controllo con Risonanza Magnetica fra qualche mese e poi ad un anno. In assenza di nuovi sintomi, non tornerà mai più in ospedale”. .