L’
artrosi dell’anca, o coxartrosi, è una
degenerazione progressiva dell’articolazione causata dall’assottigliamento delle cartilagini e può richiedere il
trattamento di chirurgia protesica. Tra i primi
sintomi della patologia c’è l’accorciamento del passo per via di un dolore a pelvi, coscia o gluteo, che se trascurato può essere seguito da zoppia per evitare l’appoggio dolorante. Quando le cartilagini dei capi articolari subiscono un ulteriore assottigliamento, il dolore può raggiungere tale intensità da impedire anche i semplici movimenti quotidiani.
Ma quali sono le cause dell’artrosi all’anca, quali i trattamenti e
quando è indicata la chirurgia protesica? Ne abbiamo parlato con il
dott. Giovanni Vavalle, responsabile dell’
Unità Operativa di Ortopedia dell’
Ospedale Santa Maria di Bari.
Artrosi dell’anca: le cause
All’origine della patologia possono esserci cause diverse, che vengono divise convenzionalmente in due grandi gruppi: artrosi in forma primitiva, o idiopatica, e artrosi secondarie.
- Nella forma primitiva non è riscontrabile una causa ben definita. Si tratta della forma più comune, colpisce i pazienti oltre i 65 anni ed è caratterizzata da un processo degenerativo involutivo in cui l’età è uno dei fattori scatenanti principali, seguito da altri fattori come l’obesità, il fumo, alcune patologie metaboliche, il diabete.
- Le forme di artrite dette secondarie dipendono, invece, da altre problematiche, come le malformazioni, la displasia, le forme reumatiche e post-traumatiche, la necrosi cefalica (necrosi ischemica della testa del femore), che possono portare a un progressivo deterioramento dell’articolazione fino a impotenza funzionale, dolore, incapacità a svolgere le semplici attività della vita quotidiana o lavorative.
Spesso l’artrosi dell’anca è monolaterale, ma in un 30% dei casi può coinvolgere entrambe le articolazioni, comportando delle limitazioni funzionali più importanti.
In quali casi è indicata la chirurgia protesica
L’intervento chirurgico protesico viene proposto solo dopo che un trattamento conservativo dell’anca (terapia farmacologica, fisioterapia, riabilitazione, terapia infiltrativa), protratto almeno per 3 o 4 mesi, non ha portato i risultati sperati. Se le strategie conservative non risultano o non risultano più efficaci e il paziente manifesta non solo dolore, ma anche limitazione funzionale, diventa inevitabile l’intervento di chirurgia protesica.
Quando l’artrosi è importante in entrambe le anche, è possibile proporre un intervento in contemporanea: nella stessa seduta si può eseguire una protesi di anca bilaterale. Questo tipo di approccio al paziente di subire due interventi, due anestesie, due periodi di percorso riabilitativo, con un risparmio di tempo, ma anche con una ripresa più completa nel post operatorio.
La differenza tra intervento per via anteriore o posteriore
L’intervento di protesi all’anca può essere eseguito per via anteriore o posteriore.
L’approccio tradizionale prevede generalmente l’accesso posteriore, o postero-laterale: il paziente viene posizionato su un fianco, consentendo l’intervento solo su un’anca alla volta. Inoltre, passando attraverso il grande gluteo, vengono distaccati i muscoli extrarotatori, non permettendo una tipologia di intervento a risparmio tissutale.
La via anteriore, con il paziente supino, invece, consente di rispettare al meglio i tessuti nobili, periarticolari dell’anca. Non distaccare tendini e muscoli ha il grande vantaggio di conservare la via anatomica internervosa e intermuscolare, di raggiungere l’articolazione senza ledere tendini e muscoli. Questo approccio si traduce in benefici per il paziente, come la riduzione del dolore e del sanguinamento, ma anche una ripresa più rapida e ottimale. I pazienti dopo pochi giorni abbandonano il bastone e da subito è riscontrabile una minore zoppia.
Le innovazioni in campo ortopedico
Le innovazioni nel settore della chirurgia protesica riguardano oggi soprattutto non i materiali e il design della protesi stessa, quanto la gestione medica del paziente. Sono cambiamenti come il controllo del dolore, il controllo del sanguinamento, una riabilitazione ottimale che consentono di fare la differenza nella ripresa dall’intervento chirurgico.
Protocollo Fast Track, i vantaggi per il paziente
Il protocollo “Fast Track” nasce dalla necessità di migliorare e di ottenere un recupero funzionale del paziente ottimale e più veloce. Si tratta di una strategia “multimodale” per gestire al meglio l’aspetto medico del paziente in tutte le fasi, pre, intra e post operatoria, con migliore gestione del dolore, anestesie più specifiche, programmi riabilitativi personalizzati e più efficaci. Anche la chirurgia contribuisce al risultato, per esempio con la scelta dell’accesso anteriore nella protesi di anca. La possibilità per il paziente di un intervento mininvasivo, con minore dolore e minori perdite ematiche, consente anche l’intervento bilaterale.