Clinica Privata Villalba / 08 gennaio 2021

Colite ulcerosa: diagnosi e terapie per giocare d’anticipo

Colite ulcerosa: diagnosi e terapie per giocare d’anticipo
La colite ulcerosa è una situazione di infiammazione intestinale, che si manifesta clinicamente in scariche diarroiche con perdita di sangue. Le terapie farmacologiche, oggi, sono quasi sempre efficaci per tornare a condurre una quotidianità normale, per non lasciare che la patologia intacchi in profondità la qualità della vita. Ce le descrive il prof. Massimo Campieri, responsabile dell’Unità Operativa di Gastroenterologia di Clinica Privata Villalba di Bologna.

Il primo passo da fare – spiega il prof. Campieri – per calibrare una giusta terapia per la colite ulcerosa e far tornare il paziente a condurre una vita di buona qualità, è localizzare la patologia, cioè individuare quale parte del colon è interessata e per quale estensione. Le forme che interessano la sola area rettosigmoidea sono benigne, controllabili e gestibili. La maggior parte delle forme, invece, coinvolgono il colon fino al colon traverso discendente e hanno un’importanza clinica maggiore.
 
Vi sono infine forme totali, circa il 20% della casistica, che interessano tutto il colon e danno sintomatologie più severe. Producono un’infiammazione sistemica a causa dell’alta quantità di citochine che si diffondono nell’organismo, causando in alcuni casi anemia, astenia, infiammazioni articolari ecc. Comunque, negli ultimi 40 anni, la frequenza di coliti ulcerose severe è diminuita perché si interviene già sulle forme più lievi.
 
Per la colite ulcerosa, la scelta delle terapie varia a seconda della severità, che rappresenta il secondo parametro da valutare per decidere la giusta terapia.
 
Forme gravi di colite ulcerosa
 
Le forme più gravi richiedono un uso endovenoso di alti dosaggi di corticosteroidi per 5/10 giorni. Possono inoltre essere necessari dei supplementi elettrolitici, antibiotici o delle trasfusioni di sangue.
 
Se l’infiammazione non si spegne, si possono percorrere due strade:
  1. La prescrizione di farmaci immunosoppressori tradizionali, come la ciclosporina, ma il loro uso sta via via diminuendo.
  2. La prescrizione di farmaci biologici anti TNF-alfa per via endovenosa.
 
Grazie a questi step intermedi, si possono trattare anche le forme molto severe di colite ulcerosa senza ricorrere alla chirurgia. Tuttavia, se le terapie mediche non dovessero essere sufficienti, se la patologia impedisce il normale svolgimento delle attività quotidiana del paziente, o se c’è una displasia precancerosa da eliminare, l’intervento chirurgico è ancora una terapia risolutiva. Consiste nella cosiddetta “ileo ano anastomosi”: si asporta la sezione del colon affetta dalla patologia e si crea una tasca mucosale che avrà la funzione del retto.
 
Forme lievi e moderate
Per quanto riguarda il trattamento delle forme lievi e moderate di colite ulcerosa, invece, si ricorre a dosi orali di prednisone, coadiuvate da terapie locali come clisteri di mesalazina. Nell’80% dei casi, la risposta è buona. Se invece c’è bisogno di un ulteriore supporto terapeutico, si aggiungono farmaci immunosoppressori o, come si tende a preferire oggi, farmaci biologici. Le forme di colite distale che riguardano solo retto e sigma rispondono ancora meglio alla terapia farmacologica perché sono più lievi. Tendono a risolversi con terapia topica con clisteri, supposte, schiuma o basse dosi di corticosteroidi.
 
La terapia biologica
Di farmaci biologici si sente spesso parlare. Rappresentano una grande novità degli ultimi venti anni e sono stati i progressi della biotecnologia a renderli possibili. Questi farmaci vanno a intervenire direttamente sui recettori responsabili dell’infiammazione, con una risposta molto efficace. Nella colite ulcerosa sono usati come seconda scelta, quando la prima terapia farmacologica tradizionale non dà risultati. In gastroenterologia sono molto utilizzati, per esempio, per il trattamento del Morbo di Crohn.
 
Come funzionano? Durante un’infiammazione c’è una trasmigrazione dei globuli bianchi dai vasi ai tessuti. I farmaci biologici impediscono questo movimento. Oggi la gamma di terapie possibile per trattare farmacologicamente le patologie infiammatorie dell’apparato digerente, come appunto la colite ulcerosa, è molto più ampia e versatile che in passato. Tuttavia, prima di somministrare la terapia biologica è necessario uno screening. Non è indicata in presenza di nei, di alterazioni della cervice uterina, di segni di pregressa Tubercolosi (TBC) o in caso di infiammazioni virali in atto, per esempio mononucleosi o citomegalovirus.
 
La terapia di mantenimento
Dopo la terapia per la fase acuta della patologia è importante proseguire una terapia di mantenimento per prevenire le ricadute. La molecola più utilizzata è la mesalazina e il trattamento può essere protratto per mesi, in alcuni casi anni. Se protrarre la terapia per tempi così lunghi può sembrare scoraggiante, è anche vero che questa terapia dà risultati ormai comprovati nel tenere sotto controllo il rischio di ricadute, che, se anche talvolta si ripresentano, tendono a essere forme più lievi rispetto all’esordio.
 
La prevenzione e i campanelli d’allarme
Per evitare di sviluppare forme severe che richiedono un approccio terapeutico di maggiore entità, è importante fare prevenzione e diagnosticare correttamente e il prima possibile la patologia gastroenterica che causa i sintomi. Se vi è sanguinamento dal retto è sempre importante rivolgersi al medico e fare esami di approfondimento: la metodica più usata è la colonscopia. Ci sono casi in cui non è possibile effettuare questo tipo di esame per via delle condizioni cliniche del paziente e allora si può sostituire con una Risonanza Magnetica o una colon-TC.
 
Il sanguinamento dal retto può essere ascrivibile a cause benigne, per esempio alla patologia emorroidaria, o ad una lieve colite. Tuttavia può anche essere la spia di altre patologie, da infiammazioni più importanti come appunto la colite ulcerosa, fino a polipi o neoplasie. Nel caso in cui si manifestino i sintomi di una patologia del colon, il mio consiglio è quindi di rivolgersi al gastroenterologo per diagnosticare precocemente eventuali patologie gravi o per prevenire gli sviluppi più severi di patologie infiammatorie come la colite ulcerosa.
 

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