Maria Cecilia Hospital / 23 marzo 2023

Cuore, il nemico è lo stress

Cuore, il nemico è lo stress
Lo stress minaccia il nostro cuore. La costante ansia da prestazione, ad esempio, è il nemico invisibile sempre presente anche in assenza di situazioni pericolose. Lo stress può generare condizioni cliniche anche molto gravi che, se non trattate per tempo e con appropriatezza, possono perfino essere letali. A spiegarne i motivi è il Prof. Giancarlo Piovaccari, responsabile della Cardiologia di Maria Cecilia Hospital

Professore, cos' è lo stress e come influisce sul nostro cuore? 

Lo stress è un meccanismo di difesa. Ci permette, infatti, di fronteggiare situazioni di emergenza e di pericolo attraverso l’ adrenalina che viene prodotta dalle ghiandole surrenali. Se viviamo continuamente condizioni che richiedono tale particolare attenzione da parte dell’organismo, tuttavia, questo porta progressivamente a una serie di eventi che determinano malattie. Quella più evidente è l’ipertensione arteriosa, condizione caratterizzata dall'elevata pressione del sangue nelle arterie, che risente certamente di una vita molto impegnata. Il sintomo cardiaco più comune legato a situazioni stressanti è il cardiopalmo. Spesso le palpitazioni derivano da un’aritmia e quella più comune è la fibrillazione atriale. Significa che il battito cardiaco è irregolare: può essere velocissimo e quindi, oltre che fastidioso, può avere delle implicazioni che portano alla dilatazione del cuore, allo scompenso cardiaco e alla dispnea. Le persone, frequentemente, non sanno di avere questa aritmia perché, spesso, è asintomatica. Tale irregolarità del battito, tuttavia, determina la dilatazione dell’atrio sinistro dove si raccolgono dei coaguli di sangue che possono causare emboli. Si tratta della complicanza più temibile della fibrillazione atriale ed è causa di circa il 30% degli ictus

Possono essere nocivi anche episodi di stress acuto?

Certamente. Quando una persona viene a conoscenza di una brutta notizia, come ad esempio un lutto, oppure è vittima di una minaccia o una violenza, il cuore può reagire in maniera drammatica ed avere un infarto. Si tratta della sindrome di Tako Tsubo , termine Giapponese che significa “crepacuore”. Indica una cardiopatia da stress acuto che è molto grave e si manifesta con dolore al petto. Il cuore si paralizza, non contrae e assume in questo frangente una morfologia del tutto simile ad un palloncino. Tale condizione porta ad uno stato gravissimo di calo di pressione, fatica a respirare e se non si interviene tempestivamente, il quadro clinico può condurre anche alla morte. Il paziente deve essere, dunque, soccorso tempestivamente e in maniera idonea poiché c’è una mortalità non trascurabile nei primi giorni. Particolare attenzione va osservata nella prima settimana dall’evento, per questo il paziente va ricoverato in terapia intensiva cardiologica. La notizia positiva è che si tratta di una cardiopatia reversibile: non c’è nessun danno permanente al cuore e le coronarie sono indenni. Entro 4-6 settimane, il cuore recupera la sua funzionalità. Anche se è meno frequente, questo tipo di attacco cardiaco può scaturire anche da un eccesso di felicità.

Chi colpisce prevalentemente?

Nel 90% dei casi colpisce le donne e rappresenta circa il 3% degli infarti registrati. È più frequente dai 70 anni in su ma è molto comune anche nelle pazienti tra i 45 e i 60 anni. Spesso osserviamo un tipo di infarto da stress dovuto ad una lacerazione delle arterie coronariche. È un evento grave e può verificarsi anche nelle ragazze più giovani durante la gravidanza o il periodo puerperale.  

Qual è il sintomo comune alle cardiopatie?

Un dolore al petto a morsa, costrittivo, con un senso di oppressione al petto. 

La pressione del sangue gioca un ruolo fondamentale: quando preoccuparsi? 

Quando i valori rientrano nella categoria normale-alta, ovvero la pressione arteriosa sistolica è tra i 130 e i 139 e la diastolica tra gli 85-89, deve scattare un campanello d’allarme. Se noi non prendiamo provvedimenti, anche per quanto riguarda lo stile di vita, piano piano la rigidità delle arterie aumenta e la pressione può passare dall’ ipertensione di primo grado fino a quella di terzo grado. I valori ottimali della pressione sono 120 e 80.

A tavola cosa possiamo fare?

I consigli sono quelli di una dieta senza sale da cucina: il sodio va sostituito con il potassio cloruro. Quest’ultimo esplica un effetto contrario al sodio e addirittura può contribuire a normalizzare la pressione. In natura è contento nelle verdure, in particolare nella lattuga.

Che ruolo gioca, invece, l’attività fisica?

È fondamentale. Il risultato che genera un’attività fisica costante equivale a prendere una terapia per abbassare la pressione. Però bisogna fare almeno i famosi 10mila passi al giorno, cinque giorni a settimana. Studi recentissimi dimostrano, tuttavia, che anche tra 6 e 9 mila passi c’è ancora un vantaggio a livello della salute. Inoltre, adesso sono stati valorizzati anche i lavori domestici: attività come tagliare l’erba nel giardino, potare le piante sono positive per avere un’azione di protezione cardiovascolare. 

Stili di vita e fattori di rischio: quali sono quelli più frequenti?

I fattori di rischio non modificabili sono solo il sesso, l’età e la familiarità. Gli altri sono obesità, fumo, colesterolo alto, ipertensione arteriosa e diabete

Dagli esami del sangue si capisce se una persona ha problemi cardiaci?

Certo. Già a 40 anni si dovrebbe conoscere il proprio profilo del colesterolo, dei trigliceridi e della glicemia: questi sono i fattori principali che saranno alla base di un’ evoluzione negativa. È poi fondamentale la misurazione della pressione arteriosa sopratutto per chi ha in famiglia storie di cardiopatia e di diabete. Non è raro trovare anche ragazzi giovani che hanno la pressione alta: esiste infatti l’ipertensione arteriosa anche prima dei 20 anni. 

Quando iniziare a sottoporsi, dunque, ai primi controlli?

Già dall’adolescenza, in particolare nelle famiglie dove c’è presenza di malattie croniche cardiovascolari, diabetiche e di ipertensione. 
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Revisione medica a cura di: Prof. Giancarlo Piovaccari

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