Ospedale Santa Maria - Bari / 11 novembre 2019

Infertilità maschile: come intervenire?

Infertilità maschile: come intervenire?
L'infertilità maschile corrisponde a una ridotta capacità riproduttiva dell'uomo, per una insufficiente produzione di spermatozoi o per anomalie nella qualità degli spermatozoi prodotti.
Si parla di infertilità primaria quando l'uomo non ha mai indotto una gravidanza, di infertilità secondaria quando l'uomo ha già indotto una gravidanza precedentemente. 
L'infertilità maschile interessa il 6-7% degli uomini e sempre di più interessa i giovani. È una causa diffusa dell'infertilità di coppia in quanto, rispetto al passato, oggi si ritiene che nel 50% dei casi la difficoltà ad ottenere una gravidanza dipenda da problemi riproduttivi maschili. Ne abbiamo parlato con il dottor Pasquale Totaro, responsabile del centro di Procreazione medicalmente assistita di Ospedale Santa Maria.
 
Dottor Totaro, l’infertilità maschile è genetica o dipende da altri fattori?
“L'infertilità maschile può avere molteplici cause e la ricerca sta ancora indagando su alcune ancora ignote, come quelle genetiche: quando si presenta una ridotta produzione degli spermatozoi generalmente la causa è da attribuire ad uno sviluppo anomalo dei testicoli che si presenta già nel feto per una predisposizione genetica associata all'esposizione a fattori ambientali nocivi. Abbiamo poi il criptorchidismo, cioè la mancata discesa dei testicoli nella loro sede entro il primo anno di vita, i processi flogistici del tratto genitale, le malattie sessualmente trasmesse, le radiazioni, i farmaci chemioterapici, i traumi e le torsioni testicolari, i trattamenti chirurgici dell'apparato genito-urinario, il varicocele, la disfunzione erettile.
Attualmente sono considerati importanti fattori di rischio lo stile di vita non corretto (fumo di tabacco o cannabis, obesità, cattiva alimentazione, assunzione di alcolici e droghe) ed i rischi ambientali (pesticidi, solventi e radiazioni elettromagnetiche).
 
Come si arriva ad una diagnosi precisa?
“Generalmente le condizioni che portano all'infertilità maschile non hanno sintomi specifici. Fanno eccezione il varicocele che può dare una sensazione di peso a livello dello scroto e gli stati infiammatori che spesso provocano bruciore urinario o eiaculatorio. Tra gli esami da effettuare ci sono infatti l’ecocolordoppler scrotale, l’ecografia prostato-vescicolare e la spermiocoltura, mentre tra le analisi genetiche ​il cariotipo consente di individuare eventuali anomalie cromosomiche dell'individuo. Lo spermiogramma rimane comunque l’esame principale per la valutazione degli spermatozoi in quanto consente di conoscere la concentrazione, la morfologia e la motilità. Deve essere effettuato dopo 3-4 gg di astensione dai rapporti sessuali, preferibilmente in centri qualificati”.
 
Quali sono oggi le possibilità terapeutiche per gli uomini che soffrono di questa condizione?
“In circa il 30% dei casi di infertilità maschile non è possibile individuarne la causa e quindi non è possibile adoperare una terapia specifica. Le terapie mediche sono efficaci nelle infezioni dell’apparato riproduttivo e si basano sull’assunzione di antibiotici e antiinfiammatori. Anche l’uso di antiossidanti si è dimostrato capace di migliorare alcune condizioni di infertilità meno gravi. In presenza di varicocele la correzione chirurgica consente un aumento dei concepimenti naturali solo nel 25-30% delle coppie, in base anche all’età femminile.
In caso di modesta alterazione della qualità dello sperma (una concentrazione di spermatozoi sotto la media o con poca motilità) si può procedere alla IUI (inseminazione intrauterina, tecnica di I livello) che consiste nell’inserimento degli spermatozoi debitamente preparati direttamente nella cavità uterina”.
 
Quando si ricorre alla PMA?
“Nelle situazioni più gravi si può ricorrere alle tecniche di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) di II livello, come la FIVET (fecondazione in vitro / embryo transfer), dove ovociti e spermatozoi vengono messi a contatto in laboratorio e la fecondazione avviene spontaneamente, o la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) che consente di introdurre un singolo spermatozoo nel citoplasma dell'ovocita. Gli embrioni così ottenuti vengono inseriti direttamente in utero. L’assenza di spermatozoi nel liquido seminale non significa necessariamente che essi non siano prodotti affatto. Quando gli spermatozoi non sono presenti nel liquido seminale si può fare ricorso a tecniche di prelievo degli spermatozoi in altri punti dell'apparto riproduttivo - testicolo o epididimo - e anche se in numero esiguo possono essere prelevati aspirandoli chirurgicamente o con un ago attraverso la cute. Un'assenza totale (azoospermia) o drasticamente insufficiente (cripto-azoospermia) di spermatozoi nel liquido seminale può portare alla sterilità”. 
 
A chi è importante rivolgersi?
“La visita da un andrologo è il modo migliore per controllare lo stato di salute dei nostri organi genitali. Si registra infatti un preoccupante aumento delle patologie della sfera riproduttiva e sessuale maschile, in buona parte legate a comportamenti scorretti o dannosi acquisiti già in età giovanile. Sottoponendo quindi i propri figli ad una visita in età scolare oppure facendo un controllo andrologico in età adulta si potrebbero prevenire o almeno intervenire in tempo su molte patologie, evitando quindi conseguenze future negative”.
 
 
Per maggiori informazioni contatta la struttura allo 080 5040111 oppure scrivici tramite form.
 
Revisione medica a cura di: Dott. Pasquale Totaro

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