L’isterectomia è una procedura chirurgica per la rimozione dell’utero e in alcuni casi degli annessi, tube e ovaie. Si tratta di un intervento invasivo, sia da punto di vista fisico che psicologico, e si prende quindi in considerazione in assenza di alternative praticabili.
Particolare richiamo – spiega il
prof. Renato Seracchioli, specialista in
Ginecologia presso
Clinica Privata Villalba di
Bologna – merita l'
approccio vaginale e cioè l'assenza completa di incisioni visibili. Questa tecnica consente di rimuovere l'utero malato, o anche solo parte di esso, attraverso la vagina senza alcun taglio addominale. Proprio perché meno invasiva, provoca meno dolore e comporta meno rischi rispetto alla via addominale, ed è quindi preferibile dai pazienti. Inoltre, permette una ripresa post-operatoria più rapida e quindi un minor tempo di ricovero.
Le condizioni che possono richiedere un’isterectomia sono numerose, tra le più comuni ricordiamo:
- Fibroma uterino, tumore benigno che cresce nella parete dell’utero
- Prolasso uterino, quando l’utero scivola più in basso, verso la vagina, rispetto alla sua posizione naturale
- Endometriosi e adenomiosi, condizioni che si verificano quando il tessuto che normalmente riveste l’utero cresce anche all’esterno, su ovaie e altri organi
- Malattia infiammatoria pelvica, una grave infezione del sistema riproduttivo femminile che, se diagnosticata con ritardo, può causare complicazioni importanti
- Tumori e lesioni precancerose di utero, ovaie, cervice.
Durante le operazioni di isterectomia vaginale, il ginecologo asporta utero e cervice uterina, attraverso un'incisione eseguita a livello della superficie superiore del canale vaginale. Alla rimozione degli organi seguono, ovviamente, la cucitura della ferita chirurgica, attraverso l'applicazione di appositi punti di sutura e una sorta di bendaggio interno.
Tale tecnica, eleminando il trauma chirurgico connesso all'apertura della parete addominale, è attuabile anche in pazienti ad alto rischio chirurgico ed anestesiologico, come quelle in età avanzata, affette da malattie sistemiche debilitanti come
diabete e patologie cardiovascolari, nonché pazienti affette da
obesità severa. La revisione postoperatoria con il chirurgo viene normalmente eseguita da 7 a 10 giorni dopo la chirurgia. Durante la procedura, lo specialista effettuerà la visita ginecologica per determinare che sia la sutura vaginale che le incisioni addominali siano guarite bene e che i punti possano essere rimossi. La successiva revisione, normalmente quella definitiva – purché non sia dovuta a un
processo maligno – avviene un mese dopo la chirurgia.
A seguito dell’asportazione delle ovaie, la donna – se non ancora in
menopausa – andrà incontro a menopausa precoce iatrogena, ma con la giusta terapia ormonale sostitutiva può ritrovare un pieno benessere e ridurre alcuni ulteriori rischi per la salute. L’isterectomia non influenza invece le sensazioni sessuali, i rapporti possono essere ripresi entro alcune settimane aspettandosi lo stesso piacere di sempre. Alcune donne possono andare incontro a sofferenza psicologica e/o
depressione per la perdita della fertilità e il cambiamento percepito, non si deve aver paura di parlare con il medico in caso di disagio, compresi eventuali sentimenti di tristezza, perdita di interesse e diminuzione di energia.