Protesi dell'anca: quando è risolutiva per artrosi, artrite e osteonecrosi della testa femorale

Protesi dell'anca: quando è risolutiva per artrosi, artrite e osteonecrosi della testa femorale
Gli interventi di chirurgia protesica dell’anca, in Italia, negli ultimi 20 anni, sono in aumento di circa il 56,3%, con una percentuale maggiore di donne, quasi il 60%, rispetto agli uomini e con picchi di incidenza tra i 68 e i 74 anni per entrambi i sessi (dati RIAP - Registro Italiano Artroprotesi, Istituto Superiore di Sanità).

Generalmente si ricorre alla protesi d’anca nei pazienti con patologie degenerative provocate da normali processi di invecchiamento come artrosi degenerativa (o coxartrosi), osteonecrosi della testa del femore e artrite o per risolvere fratture che derivano da eventi traumatici.

Spieghiamo con il dottor Federico D’amario specialista in Ortopedia e Traumatologia a ICLAS - Istituto Clinico Ligure di Alta Specialità - accreditato SSN di Rapallo (Genova) le caratteristiche delle patologie degenerative correlate al progressivo invecchiamento della popolazione e quali sono le possibili modalità di intervento.

In quali casi è indicata la chirurgia protesica dell’anca

Si ricorre all’impianto di una protesi nei casi in cui l’articolazione è severamente danneggiata, con alterazione della funzionalità fisiologica, e ogni trattamento conservativo (terapia farmacologica, infiltrativa, fisioterapia, riabilitazione) ha dato esito negativo. L’obiettivo di un intervento all’anca è proprio quello di far diminuire la sintomatologia dolorosa, agevolare la mobilità dell’articolazione per migliorare la qualità della  vita del paziente.
Le cause principali che rendono necessario l’intervento di protesi d’anca sono le fratture, in particolare del collo del femore e le patologie degenerative:
  • artrosi o coxartrosi, causata dall’usura della cartilagine articolare, tessuto elastico che riveste le estremità delle ossa e che ha il compito di ammortizzare e resistere alle sollecitazioni dello scheletro. Il contatto osso-osso, all’interno dell’articolazione, provoca dolore, rigidità, sensazione di cedimento, zoppia e difficoltà nell’eseguire anche le più semplici attività quotidiane;
  • osteonecrosi, degenerazione della testa del femore per scarso apporto di flusso sanguigno, se non trattata tempestivamente modifica la forma stessa della testa del femore. Il sintomo principale è un dolore inguinale molto acuto e si diagnostica con radiografia e Risonanza Magnetica;
  • artrite, patologia infiammatoria che può essere di origine infettiva, causata da un’infezione batterica oppure cronica, e non infettiva, scatenata da una reazione anomala del sistema immunitario. In entrambi i casi la cartilagine si assottiglia progressivamente provocando l’artrosi.

Procedura chirurgica mininvasiva per via anteriore e bikini incision

Nell’intervento di protesi all’anca, con accesso mininvasivo anteriore (AMIS – Anterior Minimally Invasive Surgery), la protesi viene inserita attraverso un accesso chirurgico di circa 6-8 cm, anteriormente alla coscia, sfruttando un intervallo naturale esistente tra le masse muscolari.

Non è necessario distaccare tendini e muscoli per cui è possibile conservare la via anatomica internervosa e intermuscolare, e raggiungere l’articolazione senza agire sui tessuti molli (muscoli e tendini).

I vantaggi per il paziente sono molteplici:
  • ripresa più rapida delle attività quotidiane
  • minor dolore postoperatorio
  • ridotta degenza
  • sensibile riduzione delle perdite ematiche durante l'intervento
  • riduzione del rischio di lussazione per il minor impatto a livello anatomico
  • minima invasività
  • riabilitazione in tempi brevi con carico immediato, il giorno dopo, con l’ausilio di stampelle.

Quando si parla di tecnica bikini incision

La bikini incision è una tecnica chirurgica che permette di impiantare la protesi d’anca per via anteriore praticando un’incisione obliqua, in corrispondenza della piega dell’inguine invece del classico taglio longitudinale. La piccola cicatrice, pertanto, può essere nascosta dal costume o dalla biancheria intima, unendo così i vantaggi chirurgici a quelli estetici.

Procedura chirurgica per via posteriore

Si utilizza la procedura chirurgica con accesso posteriore o postero-laterale nel caso in cui il paziente non sia idoneo a quella con accesso anteriore.
L’approccio con accesso posteriore è quello tradizionale: il paziente viene posizionato su un fianco, la protesi viene inserita passando attraverso il grande gluteo, vengono distaccati i muscoli extrarotatori, pertanto non è possibile eseguire una tipologia di intervento a risparmio tissutale (Tissue Sparing). L’intervento, con questa metodica, può essere effettuato su un’anca alla volta.

I tipi di protesi e le diverse modalità di intervento vengono valutate dal chirurgo in relazione all’età, alla compromissione dell’arto, ai diversi possibili stati di salute soggettivi, e alla presenza di comorbidità. Queste caratteristiche individuali influiscono, anche, sui tempi di ripresa del paziente.
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Revisione medica a cura di: Dott. Federico D'Amario

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