L’osteonecrosi è una patologia che vede la necrosi, ovvero la morte, delle cellule ossee a causa di una mancata irrorazione sanguigna di quel distretto. Nel 75% circa dei casi
l’osteonecrosi colpisce la testa del femore nel punto in cui si innesta nel bacino; in percentuali minori riguarda anca e ginocchia, ed è spesso bilaterale.
G.B. Mangioni Hospital di Lecco - struttura polispecialistica accreditata SSN - si candida a divenire
centro di riferimento nazionale per il trattamento dell’osteonecrosi e capofila nell’utilizzo di un metodo innovativo ideato dal
prof. Rinaldo Giancola, Direttore dell'
Ortopedia dell’ospedale lecchese, che consente di rivascolarizzare, stabilizzare e innescare un processo di rigenerazione dell’osso colpito. La
metodica BIOSS ha, infatti, l’obiettivo di ritardare quanto più possibile la necessità di un intervento di protesi, prevenendo la progressione della patologia, facendo regredire i sintomi e migliorando la funzionalità dell’articolazione.
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L’osteonecrosi è una patologia subdola che, se non individuata tempestivamente, può portare alla necessità di protesi – spiega il prof. Giancola. G.B. Mangioni Hospital è un punto di riferimento per il trattamento di questa patologia e stiamo strutturando
un percorso completo, che va dalla diagnosi, possibile solo grazie alla Risonanza Magnetica,
fino all’intervento con questa tecnica, che ci consente, nella quasi totalità dei casi, di
far camminare il paziente in sole 24 ore riducendo o
eliminando immediatamente il dolore nell’ 80% dei casi. Sostituire è semplice ma rigenerare è più difficile: con questa tecnica cerchiamo di rinforzare l’osso sia meccanicamente sia mediante l’utilizzo di sostanze che coadiuvano la rigenerazione dell’osso dall’interno, dando così la possibilità all’organismo di reagire. La metodica verrà presto esportata anche in Spagna, Portogallo, Germania, un’eccellenza italiana applicata in tutta Europa”.
L’osteonecrosi rappresenta
una delle maggiori sfide della chirurgia ortopedica: ad oggi non esiste un trattamento universalmente riconosciuto come il più sicuro ed efficace. Questo è dovuto anche alle molteplici
cause della patologia, che possono essere legate ad
eventi traumatici, oppure associate all’
ischemia (per ipercoagulabilità legata ad una vasta gamma di patologie o terapie prolungate con corticosteroidi, emoglobinopatie, malattie infiammatorie, abuso di alcol) o anche
di carattere idiopatico.
Il progresso della ricerca e l’innovazione tecnologica hanno portato alla finalizzazione del nuovo metodo, un
intervento estremamente mininvasivo che si articola in tre fasi: stabilità, riempimento e rigenerazione dell’osso. Si tratta di una
strategia conservativa, che combina la tecnica di
Core-decompression (trattamento che crea un canale al fine di diminuire la pressione all’interno dell’osso stesso agevolando l'irrorazione sanguigna, con efficacia fino all’80-90% nei casi lievi/intermedi e fino al 40% nei casi gravi) e di
trattamento biologico (applicazione di fattori di crescita, cellule mesenchimali ) che molti studi dimostrano influenzare positivamente la prognosi.
Il metodo BIOSS consiste nell’inserimento di un mezzo di sintesi, ovvero una
vite che presenta dei fori sull’asse longitudinale. Questa viene fissata all’articolazione per stabilizzarla, rimuovendo il tessuto necrotico e riattivando il circolo sanguigno nell’osso;
la conformazione della vite permette l’introduzione al suo interno, e quindi dentro l’osso stesso, di sostanze osteoinduttive o osteoconduttive che stimolano l’osteogenesi e la rigenerazione dell’osso dall’interno. La vite diventa una sorta di “porta” nell’osso attraverso cui è possibile re-iniettare all’occorrenza altre sostanze anche a distanza di tempo. Seppur considerata una novità, la metodica può vantare una casistica di 400 pazienti trattati in fase sperimentale.
Lo scorso 4 maggio in G. B. Mangioni Hospital sono stati eseguiti i primi quattro interventi con questa metodica innovativa, per osteonecrosi all’anca e al femore, tutti riusciti con esito positivo.
Le prospettive future dell’utilizzo della vite del metodo BIOSS prevedono anche una potenziale applicazione nel trattamento delle patologie del tessuto osseo (ad es. nei casi di grave osteoporosi, tumori ossei).