Tumore all’ovaio: cosa fare

Tumore all’ovaio: cosa fare
Il tumore all’ovaio è una patologia che si manifesta più frequentemente nelle donne tra i 50 e i 70 anni, con il calo dell’attività ormonale e riproduttiva. Secondo l’Associazione Italiana Registri Tumori e l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2021 sono stati diagnosticati più di 5000 nuovi casi di tumore dell’ovaio. Il dott. Giuseppe Sorrenti, responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, fa il punto della situazione.
 
Chi è più incline a sviluppare la patologia?
Il tumore all’ovaio è più frequente nelle donne che non hanno avuto figli, o che hanno avuto il menarca in età precoce o una menopausa tardiva. L’obesità è un fattore di rischio ulteriore. Tuttavia, l’elemento più significativo è la familiarità: il 40% delle diagnosi riguarda donne che hanno avuto in famiglia altri casi di tumore dell’ovaio, per via dei geni Brca1 Brca2, gli stessi che facilitano la comparsa del tumore della mammella.

Esistono programmi di screening?
A differenza del tumore del seno e del tumore del collo dell’utero o del colon-retto, ad oggi non esistono programmi di screening per il tumore dell’ovaio, che peraltro nelle sue fasi iniziali ha sintomi aspecifici come il gonfiore addominale o disturbi intestinali, causati in realtà dall’aumento della massa tumorale. Questo rende difficile arrivare ad una diagnosi precoce e questo riduce le probabilità di sopravvivenza a 5 anni, che oggi si attestano attorno al 40%.
 
Come si diagnostica?
La prima fase è quella della visita ginecologica, che permette allo specialista di individuare il problema. La diagnosi si conferma con un’ecografia transvaginale (o transaddominale) e con gli esami del sangue per rilevare i marcatori specifici CA125 e HE4. Questi marcatori vengono controllati anche durante e dopo la terapia, in fase di follow-up.
 
In che cosa consiste il trattamento?
La terapia è principalmente chirurgica, con l’asportazione del tumore e molto spesso dell’ovaio e degli organi circostanti (intestino, apparato urinario, linfonodi ecc.), anche se può dare metastasi anche a danno di organi non limitrofi come i polmoni e il fegato. Infatti, molto spesso la diagnosi arriva quando la patologia è già in uno stadio avanzato. Dopo l’intervento si esegue la chemioterapia per eliminare dall’organismo tutte le cellule tumorali. Sempre di più sta prendendo piede l’uso di farmaci biologici e dell’immunoterapia che agiscono in modo mirato sulle cellule tumorali.
 
Si può prevenire?
L’unico fattore di rischio su cui si può intervenire è l’obesità: mantenere un peso corporeo normale è quindi molto importante. Per il resto, si può ricorrere alla chirurgia preventiva nelle donne con familiarità per la patologia. Dopo il parere del genetista, le donne geneticamente predisposte a sviluppare il tumore dell’ovaio possono rimuovere le tube di Falloppio, riducendo il rischio. Questo intervento si chiama salpingectomia profilattica. Diversa la questione per le donne in menopausa o che hanno già ricevuto in passato una diagnosi per il tumore al seno: a loro si propone una chirurgia preventiva che prevede l’asportazione chirurgica dell’ovaio (ovariectomia).
 
 
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Revisione medica a cura di: Dott. Giuseppe Sorrenti

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