Di cosa parliamo quando definiamo la
cataratta? Di fatto per cataratta si intende la perdita di trasparenza del cristallino. Per capire come questa opacità influenzi la vista di una persona, il
Dott. Marco Balestrieri, oculista presso il
Primus Forlì Medical Center, utilizza una
metafora estremamente intuitiva: “L’occhio è come una macchinetta fotografica composta da una lente anteriore, la cornea, immutabile, a meno di infezioni o lesioni, e una posteriore, dietro l’iride, che si chiama cristallino, che invece con il tempo perde la sua trasparenza - spiega - Quella sua opacità, più o meno estesa o grave, si definisce cataratta”. In questa metafora, la retina corrisponde alla pellicola: affinché l’immagine sia chiara e precisa, è necessario che tutti gli elementi funzionino al meglio.
In cosa consiste l’intervento alla cataratta?
“L’intervento chirurgico, che si svolge in ambito
ambulatoriale e ha una
durata media di 10-15 minuti, di fatto elimina il fattore di opacità. La capsula del cristallino viene aperta accedendovi tramite microincisioni corneali, solitamente non superiori a due, e svuotata del suo contenuto – spiega il Dott. Balestrieri – al suo posto viene quindi inserita una lentina artificiale realizzata con materiali biocompatibili, perfettamente funzionante e trasparente”.
Qual è il percorso pre e post operatorio?
“La preparazione all’intervento è molto semplice. Una volta accertato il livello di cataratta tramite visita specialistica, il paziente dovrà seguire una terapia topica mediante gocce di collirio da instillare da uno o tre
giorni prima dell’intervento, al fine di scongiurare la formazione di edema retinico postoperatorio. Non è necessario alcun ricovero,
il recupero visivo è pressoché immediato e il paziente può essere quindi dimesso subito dopo l’intervento con l’indicazione di una terapia antibiotico corticosteroidea per un periodo che va da una a, massimo, tre settimane”.
Con quale frequenza vengono effettuati i controlli post operatori?
“Di solito si effettua
un controllo il giorno dopo l’operazione e uno alla fine della terapia post operatoria; è infatti quest’ultimo il momento in cui si valuta realmente l’esito dell’operazione.
Raccomandiamo comunque la necessità di sottoporsi sempre a controlli annuali per prevenire ed eventualmente identificare per tempo non solo la cataratta ma anche altre patologie inerenti la vista”.
La cataratta è una patologia puramente senile?
“Nella maggioranza dei casi, e parliamo di circa il 90-95% dei casi si, è un'affezione dovuta sostanzialmente al passare del tempo, che colpisce per lo più pazienti over 65. Può però presentarsi anche più precocemente: esistono, infatti, anche casi di cataratta pediatrica e giovanile. Oltre a forme associate a patologie sistemiche come il diabete, le patologie reumatiche oppure forme conseguenti all’uso cronico e prolungato di terapie cortisoniche”.
Cosa significa che l’intervento alla cataratta può essere anche di natura refrattiva?
“Contestualmente al ripristino della trasparenza, mediante l’intervento di cataratta è possibile oggi correggere anche i difetti della vista (
miopia,
ipermetropia,
astigmatismo e
presbiopia), semplicemente variando il potere della lentina che viene inserita. Anche per questo l’intervento è così diffuso, e permette di correggere difetti visivi che il paziente porta con sé anche da tutta la vita”.