Miopia

La miopia è un difetto di rifrazione dell’occhio, che causa una visione sfocata degli oggetti più lontani. Può convivere con presbiopia o astigmatismo.
Si tratta del difetto visivo in assoluto più comune, tanto che nel mondo e in Italia ne è interessato il 25% della popolazione (circa 15 milioni di persone. fonte: IAPB Italia onlus) e secondo l’OMS nel 2050 potrebbe esserne affetta quasi metà della popolazione mondiale. E per le sue caratteristiche è anche diventata sinonimo di ristrettezza di vedute.

Miopia, il cui nome deriva dal greco mýops, “occhio chiuso”: del resto, chi è caratterizzato da vista miope tende proprio a cercare di rimediare al difetto strizzando gli occhi. Trattandosi di un difetto di rifrazione oculare, questo disturbo appartiene alla famiglia delle ametropie, insieme a ipermetropia e astigmatismo.
Ma come si manifesta la miopia in funzione dell’occhio?

È importante comprendere la struttura dell’occhio umano per capire anche il meccanismo della vista e i suoi difetti. L’occhio è delimitato da tre tonache:
 
  • Tonaca esterna, ovvero sclera (il “bianco” dell’occhio) e cornea, membrana in condizioni normali trasparente e convessa.

  • Tonaca media o uvea, composta da: coroide, la parte più estesa e ricca di vasi sanguigni, che porta il giusto nutrimento alla retina; corpo ciliare, che produce l’umor acqueo e consente di mettere a fuoco le immagini con il muscolo ciliare; iride, la membrana pigmentata con funzione di diaframma; cristallino, la lente biconvessa e trasparente che, modificando la propria forma, è responsabile del potere di rifrazione.

  • Tonaca interna, dove troviamo la retina, la membrana costituita da ben dieci strati di cellule nervose. Ne fanno parte le cellule deputate alla visione crepuscolare e d’insieme, i bastoncelli, e quelle che evidenziano i colori, i coni.

I raggi luminosi provenienti dagli oggetti vengono assorbiti dall’occhio, si depositano sulla cornea e giungono infine alla retina. È qui che l’immagine, attraverso il nervo ottico, arriva al cervello per l’elaborazione. In cosa consiste quindi la miopia? L’occhio miope vede gli oggetti lontani più sfocati rispetto a quelli a breve distanza: sia che essi siano vicini, sia che risultino lontani, è dagli oggetti che i raggi di luce giungono agli occhi.

Ma nel caso della vista miope, i raggi non vengono messi a fuoco sulla retina, ma su un piano posto davanti a essa. L’immagine retinica che viene così ottenuta è poco limpida. In genere, la persona miope riesce a vedere molto bene, addirittura talvolta in modo perfetto, da vicino. Questo almeno fino ai 40 anni circa, ovvero il momento in cui è probabile che alla miopia inizi ad associarsi la presbiopia.

Quali sono le cause nella miopia?

Soltanto in rarissimi casi la miopia è congenita: si tratta solitamente di un difetto acquisito.
Ma bisogna anche sottolineare che avere un genitore miope predispone un bambino alla stessa condizione, rischio che raddoppia nel caso entrambi i genitori siano interessati dal difetto.

Diverse possono essere le cause della miopia:
 
  • Struttura del bulbo oculare più lunga e grande del normale: in questo caso si parla di miopia assiale. Tale alterazione fa sì che la retina e il cristallino siano più distanti.
  • Curvatura della cornea o del cristallino maggiore del normale (miopia refrattiva).
  • Maggiore potere di rifrazione del cristallino, soprattutto in caso di cataratta.

In alcuni casi, il paziente può sperimentare una forma di miopia che pare “non fermarsi”.
Il peggioramento della miopia può avere cause soprattutto legate alle azioni quotidiane, in particolare all’impegno prolungato della vista da vicino: scrittura, lettura, utilizzo di dispositivi come smartphone e computer, uniti a una sempre maggiore tendenza alla sedentarietà e al minore tempo passato all’aria aperta.

La miopia si misura in diottrie, l’unità con cui si identifica la potenza di una lente.
Questo nome è legato a una struttura, il diottro oculare, quel sistema ottico costituito da cristallino e cornea che consente all’occhio di assorbire la luce e inviarla correttamente alla retina. Il potere di rifrazione del diottro oculare risulta in questo caso eccessivo: ecco perché la miopia comporta una vista offuscata da lontano e un’ottima vista da vicino. La diottria va così a indicare anche la potenza della lente di cui la persona miope avrà bisogno per compensare.

La misurazione del difetto in diottrie restituisce valori negativi, dunque il numero corrispondente di diottrie è preceduto dal segno “meno”.  Grazie a questo strumento di misurazione, è possibile classificare il difetto in base alla sua entità:
 
  • Miopia lieve: fino a 3 diottrie.
  • Miopia moderata: da 3 a 6 diottrie
  • Miopia grave o elevata: superiore alle 6 diottrie

In genere, la miopia lieve e quella moderata compaiono in età scolare e tendono a bloccarsi al completamento dello sviluppo fisico, o ad aumentare soltanto di poco se non sono presenti patologie specifiche.
In questi casi, l’occhio è caratterizzato da una struttura sana in ogni sua parte e da dimensioni regolari (fra i 22 e i 24 mm).

La miopia elevata è progressiva praticamente in ogni fase della vita e con un andamento non regolare. Inoltre, l’occhio risulta alterato nella struttura e nelle dimensioni, la cui lunghezza può addirittura raggiungere i 36 mm. Una nota a parte merita la miopia degenerativa, che è una patologia rara e potenzialmente pericolosa per la vista.

Questa particolare forma di miopia grave può perfino raggiungere valori di 30 diottrie, in quanto il bulbo oculare continua ad allungarsi per tutta la vita del paziente: ciò determina lo sviluppo di una maculopatia miopica progressiva, ovvero il deterioramento della parte centrale della retina, e in alcuni casi il distacco della retina stessa. Un’ulteriore complicazione di questo difetto può essere la maculopatia miopica essudativa, fonte di un notevole peggioramento della qualità della vista.

Il più tipico e riconoscibile fra i sintomi di miopia è naturalmente la difficoltà nell’osservare gli oggetti più lontani. Come nel caso dell’ipermetropia (ma per motivi esattamente opposti), la persona cerca di rimediare socchiudendo le palpebre: queste fungono da diaframma, escludendo i raggi di luce che non potrebbero giungere alla retina a causa dell’angolazione.
Ma si tratta di un sollievo temporaneo a un deficit che l’occhio cerca di compensare costantemente, mettendo sotto pressione il muscolo ciliare: si parla quindi di stress accomodativo.

Ecco che la miopia può provocare sintomi come:
 
  • Affaticamento degli occhi durante la lettura, la scrittura o l’utilizzo di computer
  • Difficoltà ancora più spiccata nella visione crepuscolare e notturna
  • Bruciore oculare
  • Visione doppia
  • Cefalea

È assai diffusa la compresenza di miopia e astigmatismo, caratterizzato dalla curvatura irregolare della cornea. Questa risulta infatti di forma ovoidale: un particolare che modifica la dinamica della rifrazione, il che genera immagini non nitide sia da lontano che da vicino.
In tal modo, la vista da lontano di una persona miope è ulteriormente peggiorata, poiché i due difetti finiscono per sommarsi l’uno all’altro. La maggior parte delle persone presenta astigmatismo fin dalla nascita, ma naturalmente molto del suo potere sulla vista dipende dal grado del difetto.

Non solo astigmatismo insieme alla miopia.
Del resto, la presbiopia può interessare chiunque con l’avanzare dell’età, in quanto non è un’ametropia, ma una semplice condizione fisiologica. Con il passare del tempo, infatti, il cristallino si irrigidisce la capacità accomodativa si riduce. Il paziente miope, probabilmente già uso all’utilizzo di lenti per la correzione di questo difetto, non riesce più a vedere nitidamente nemmeno da vicino.
È da sottolineare però che in una prima fase i due difetti sembrano compensarsi a vicenda, dando al paziente l’illusoria e transitoria sensazione di vedere meglio. È quindi bene chiarire con i dovuti accertamenti la situazione. In ogni caso, la presbiopia tende a presentarsi più avanti nel tempo nelle persone miopi.

Per identificare la miopia, è fondamentale la visita oculistica.
Oltre ai sintomi presentati dal paziente, il medico ricorre a uno o più dei seguenti esami diagnostici:
 
  • Test di acuità visiva con lettura della tabella optometrica

  • Autorefrattometria, con cui è possibile analizzare la rifrazione oculare e giungere così alla migliore correzione ottica possibile. Il medico instilla nell’occhio del paziente delle gocce cicloplegiche: la pupilla si dilata e si inibisce l’azione compensatoria del cristallino. È così possibile ricorrere di nuovo al test di acuità visiva.

  • Esame della rifrazione soggettiva: con la collaborazione del paziente stesso, si applicano lenti di prova e si valuta di volta in volta come migliora la vista.

  • Topografia corneale o tomografia corneale per ottenere una vera e propria mappa della cornea. Questo esame è molto prezioso in vista di un eventuale intervento per correggere la miopia.

Dal momento che tutti i pazienti hanno esigenze differenti, anche la correzione della miopia viene pianificata e stabilita a seconda della storia clinica del paziente e delle informazioni fornite dagli esami diagnostici.

Il più tradizionale e meno invasivo metodo è l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto a potere diottrico negativo.
Per capire fino a che punto intervenire nella correzione della miopia, è necessario ragionare in decimi, ovvero l’unità di misura che identifica l’acuità visiva. Se infatti le diottrie indicano se il paziente è ipermetrope o miope, nonché quale tipologia di lente è bene adottare, i decimi danno una misura della quantità di visione disponibile per il paziente. La vista ottimale equivale naturalmente a dieci decimi.

Quando la miopia si sviluppa nei bambini, in particolare già dai 3 anni, è bene intervenire tempestivamente, per agevolare lo sviluppo corretto della vista ed evitare ad esempio l’ambliopia (“occhio pigro”). Questo perché certamente la miopia non regredisce: al contrario, tende ad aumentare, anche se spesso di poco. In seguito, una volta che il difetto risulta stabile da almeno un anno ed è stata accertata l’assenza di patologie oculari più serie, è possibile valutare l’opportunità della chirurgia refrattiva.

L’operazione per correggere la miopia può essere eseguita con più tecniche, in particolare con laser a eccimeri.
I vantaggi dell’uso del laser sulla miopia e altri difetti visivi sono ormai assodati: il tessuto bersaglio viene infatti vaporizzato in modo mirato, senza provocare danni agli altri tessuti. Per correggere la miopia, il laser interviene sulla forma della cornea, asportandone alcuni strati così da modificarne la curvatura e il meccanismo di rifrazione.
Il chirurgo può optare per la tecnica PRK (Cheratectomia fotorefrattiva), con cui è possibile rimuovere gli strati superficiali della cornea, o la Lasik, con cui si agisce nello stroma corneale, ovvero la sua parte intermedia, dunque più in profondità. Entrambi i tipi di operazione per la miopia si eseguono in sala operatoria e con la somministrazione di un’anestesia locale.
Dopo gli interventi, che possono risolvere anche una miopia fino a 10 diottrie, il tempo di recupero è di circa una settimana, ma il recupero totale della vista può realizzarsi dopo un periodo che oscilla da uno a tre mesi.

Esiste infine una metodica che può correggere miopie ancora più elevate (oltre le 10 diottrie): l’inserimento permanente di una lente intraoculare (IOL): il chirurgo esegue una minima incisione nell’occhio e posiziona una piccolissima lente davanti all’iride o davanti al cristallino, in modo da permettere di nuovo la corretta messa a fuoco. In caso di compresenza di presbiopia, è necessario correggere prima la miopia.

Come abbiamo visto, c’è una forte componente genetica nello sviluppo della miopia. È quindi molto importante che i piccoli pazienti con familiari miopi o affetti da altre patologie oculari si sottopongano a regolari visite specialistiche, fin dai 4 o 5 anni d’età.

Non solo: fin da bambini è possibile agire sullo stile di vita in modo molto concreto, in particolare prediligendo il tempo trascorso all’aperto e al sole. È ormai stato dimostrato come passare molte ore in ambienti chiusi e con luce artificiale sia infatti uno dei fattori di rischio che aumentano le possibilità di sviluppare una vista miope.

Anche da adulti è possibile mettere in atto alcune buone pratiche.
Una volta superati i 40 anni, il paziente dovrebbe sottoporsi a visite specialistiche almeno ogni 2 o 3 anni superati i 40, ogni anno o al massimo 2 superati i 55, ogni anno dopo i 65 per valutare la comparsa della cataratta.

Naturalmente la prevenzione dev’essere portata avanti considerando la salute nella sua interezza: vi sono infatti patologie che possono influire sulla vista, in particolare diabete o ipertensione.
Inoltre, per proteggere gli occhi è consigliabile seguire una dieta sana, idratarsi bene, praticare attività fisica, evitare di fumare e bere alcolici e fare attenzione agli orari e alle modalità di esposizione al sole.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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