Astigmatismo

L’astigmatismo è un difetto di rifrazione dell’occhio, che causa una visione offuscata o sdoppiata. Può associarsi ad altri difetti come miopia e ipermetropia.
Circa il 25% delle persone in Europa è astigmatico e senza limiti particolari di età. Nonostante questi dati, l’astigmatismo è il disturbo dell’occhio a cui si presta minore attenzione. Ma da cosa sono caratterizzati gli occhi astigmatici?

Più di dieci milioni di informazioni al secondo: questa è la straordinaria capacità elaborativa dell’occhio umano, dotato di una struttura delicata.

La parete del bulbo oculare è composta da:
  • Retina, i cui dieci strati sono formati da cellule nervose. Fra queste vi sono bastoncelli, responsabili della visione crepuscolare (in bianco e nero), e i coni, che coordinano invece la visione a colori. Questa parte dell’occhio è anche detta tonaca interna;
  • Tonaca media o uvea. Essa è costituita da diversi elementi: coroide, che fornisce ossigeno e sostanze nutritive alla retina, corpo ciliare subito dietro l’iride, la membrana dal colore variabile, e cristallino. Quest’ultimo è essenziale, poiché è la lente biconvessa che riesce ad adattare la propria forma alla messa a fuoco dei raggi di luce sulla retina;
  • Tonaca esterna, ovvero sclera (noto soprattutto come la parte bianca dell’occhio) e cornea. In condizioni normali, questa cupola, che funge da scudo esterno per il bulbo oculare, è trasparente.

Il percorso retino-corticale consente il processo di visione standard: camera anteriore e pupilla assorbono dall’esterno la luce, che si deposita poi sulla cornea e giunge infine alla retina, dove coni e bastoncelli provvedono a distinguere colori, contrasti, luminosità e buio. La prima immagine che si crea giunge infine attraverso il nervo ottico al cervello per l’elaborazione.

Dunque, l’astigmatismo cos’è?
La persona astigmatica è caratterizzata proprio da un’irregolarità nella curvatura della cornea (astigmatismo corneale), oppure, più raramente, da un difetto del cristallino (astigmatismo interno o lenticolare). Invece che essere sferica, la cornea risulta di forma ovoidale: la rifrazione della luce si traduce in multipli punti focali, causando una mancata messa a fuoco nel medesimo punto. Ecco perché le immagini che arrivano al cervello sembrano meno nitide.

Tale dinamica fa dell’astigmatismo un’ametropia, ovvero una delle anomalie di rifrazione dell’occhio. Del resto, il termine “astigmatismo” ha un significato che deriva dal greco: “stigmé” si può tradurre con la parola “punto”, mentre la “a” iniziale ha funzione privativa.

Questo disturbo rappresenta quindi l’incapacità dell’occhio di restituire da un punto un’immagine puntiforme. Dunque, l’astigmatismo, da lontano o da vicino, comporta sempre e comunque una visione deformata. Ed è inoltre da sottolineare che questo disturbo non tende mai a migliorare: al contrario, può peggiorare, anche se in alcuni casi solo leggermente.

La vista astigmatica e i meridiani di riferimento

Se è vero che la cornea è una piccola cupola di forma sferica, è possibile immaginarla attraversata da vari meridiani, misurabili sulla base di una scala che va da 0° a 180°. Uno di questi meridiani è caratterizzato da una curvatura più stretta rispetto agli altri, andando così a determinare la tipologia di astigmatismo:
  • Astigmatismo secondo regola, la più comune. In questa forma del disturbo, quello con maggiore curvatura è uno dei meridiani verticali (fra 60° e 120°);
  • Astigmatismo contro regola, caratterizzato da un meridiano orizzontale più curvo (fra 0°-30° e 150°-180°);
  • Astigmatismo obliquo, in cui un meridiano obliquo è quello più curvo degli altri (fra 60°-30° e 120°-150°).

Come si misura l’entità dell’astigmatismo

A seconda della gravità del disturbo, si classifica l’astigmatismo per gradi, espressi in diottrie: questa unità di misura definisce la potenza di convergenza del sistema ottico e di conseguenza anche l’eventuale compensazione necessaria.

Una minima variazione della curvatura corneale è assolutamente normale. Si parla quindi in questo caso di astigmatismo fisiologico, in cui la differenza fra i meridiani è di circa 0,50-0,75 diottrie: un difetto che si può anche scegliere di non correggere.

Con l’avanzare dell’età, la cornea tende a modificare la propria struttura, così che soggetti non astigmatici possono diventare tali quando sono anziani (astigmatismo senile).

Si è invece di fronte ad astigmatismo refrattivo totale quando il difetto di curvatura coinvolge superficie anteriore e posteriore della cornea, cristallino e corpo vitreo. Si identifica l’astigmatismo con la seguente gradazione.
 

Astigmatismo lieve

L’astigmatismo si definisce lieve quando non supera il livello di 1,00 diottrie. Questa forma può anche non essere notata dal paziente in modo cosciente.
 

Astigmatismo medio

L’astigmatismo è medio quando va da 1,00 a 2,00 diottrie. In genere, è da questa gradazione che il paziente inizia a percepire alcuni sintomi, uno su tutti la visione distorta delle immagini.
 

Astigmatismo grave

L’astigmatismo grave o elevato è in genere di tipo congenito e con il passare del tempo si caratterizza per deboli variazioni. Si definisce tale quando supera le 2,00 diottrie, andando nei casi più seri a raggiungere le 4,00 o addirittura le 6,00 nelle situazioni estreme. Spesso, l’astigmatismo più elevato è legato a trapianti di cornea, in seguito ai quali il lembo trapiantato non risulta esattamente allineato.

I gradi di astigmatismo sono fra gli elementi determinanti per il futuro trattamento del disturbo. 

Esistono due principali tipi di astigmatismo: quello regolare e quello irregolare.

La prima tipologia è in assoluto la più comune: si può perfino affermare che costituisca la quasi totalità. In questa forma, la misura della curvatura è la stessa lungo tutto il meridiano principale, mentre il meridiano più curvo e quello più piatto compongono un angolo di 90°.

L’astigmatismo regolare si suddivide in alcune sottocategorie, che si distinguono per la compresenza di ulteriori difetti.
 

Astigmatismo miopico

Un paziente può essere miope e astigmatico? Assolutamente sì. Miopia e astigmatismo insieme vanno a generare una visione poco nitida o sdoppiata, ma soprattutto per ciò che è lontano dall’osservatore: ad esempio, mentre si guida, si guarda la televisione, si osserva una lavagna, ecc.

A sua volta, questa forma di astigmatismo regolare può essere distinta in:
  • Astigmatismo miopico semplice: il primo meridiano si focalizza davanti alla retina, il secondo sopra di essa;
  • Astigmatismo miopico composto, in cui i due meridiani si focalizzano davanti alla retina;


Astigmatismo ipermetropico

L’astigmatismo può anche presentarsi con ipermetropia, ovvero il difetto che ostacola la vista da vicino. La persona astigmatica ipermetrope ha difficoltà a leggere libri e riviste, oppure a utilizzare dispositivi come computer o smartphone.

Ipermetropia e astigmatismo possono presentarsi in età pediatrica o anche adulta, specialmente dopo i 50 anni: nel primo caso, è diffuso soprattutto nella forma secondo regola, mentre con l’avanzare dell’età può comparire nella forma contro regola.

Anche in questo contesto, il paziente ipermetrope e astigmatico può soffrire di:
  • Astigmatismo ipermetropico semplice, in cui un meridiano si focalizza sulla retina, il secondo oltre essa;
  • Astigmatismo ipermetropico composto, in cui entrambi i fuochi cadono oltre la retina.


Astigmatismo misto

L’astigmatismo misto implica che una delle linee focali sia caratterizzata da miopia e l’altra da ipermetropia.

L’astigmatismo irregolare è molto raro rispetto a quello regolare. È caratterizzato dal significativo cambiamento di curvatura lungo il medesimo meridiano e dalla posizione del meridiano più curvo e quello più piatto, che non risultano ortogonali fra loro. La potenza di convergenza è quindi diversa lungo i diversi meridiani.

L’astigmatismo è genetico? A volte sì, tanto che risulta presente fin dal momento della nascita. Oltre a quella congenita, che in genere è una forma ereditaria e di notevole gravità, le cause più frequenti di astigmatismo sono:
  • Stile di vita e postura della persona;
  • Utilizzo smodato di lenti a contatto semi-rigide;
  • Abitudine a strizzare spesso gli occhi, cosa che aumenta la pressione sulla cornea;
  • Lesioni e infezioni;
  • Interventi chirurgici;
  • Cheratocono, deformazione tipica dell’età più giovane, che determina una forma a cono della cornea;
  • Cataratta, che comporta l’alterazione della curvatura del cristallino;
  • Sindrome da occhio secco.
Nello specifico, l’astigmatismo irregolare ha cause che non riguardano la predisposizione familiare. Si sviluppa invece attraverso eventi ben definiti: il cheratocono è la causa tipica, seguita da traumi, operazioni chirurgiche, cheratiti, sindrome da occhio secco. In caso di cheratocono particolarmente grave, non sono nemmeno identificabili i meridiani principali: la cornea dà quindi origine a linee focali irregolari e informi.

Bisogna sottolineare che in alcuni casi gli astigmatici non sono soggetti a sintomi particolari. Ma in altre situazioni, l’astigmatismo implica sintomi legati al tentativo costante dell’occhio di mettere a fuoco, esattamente come farebbe una macchina fotografica che non riesce a identificare il posizionamento ottimale.

Fra quelli più frequenti vi sono:
  • Visione offuscata o poco limpida;
  • Dolore ai bulbi oculari e all’arcata ciliare;
  • Affaticamento degli occhi, soprattutto se si lavora spesso al computer;
  • Bruciore oculare;
  • Lacrimazione.
Spesso, possono associarsi anche mal di testa e astigmatismo, uniti a vertigini: il tutto è sempre dovuto allo sforzo visivo che serve a compensare la mancata messa a fuoco.

Inoltre, come si è visto, è possibile distinguere l’astigmatismo con ipermetropia da quello miopico grazie ai sintomi legati alla visione: l’astigmatico ipermetrope avrà maggiori difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti più vicini, mentre il soggetto astigmatico e miope vedrà meno nitidi gli oggetti lontani.

In assenza di particolari sintomi, il soggetto astigmatico non di rado si rende conto di essere tale solo durante una visita oculistica. Ecco perché la prevenzione, attraverso controlli costanti, è molto importante.

Altrettanto importante è tenere conto della componente genetica: se in famiglia ricorre l’astigmatismo, è bene che un bambino si sottoponga a controlli fin dalla tenera età, anche prima dei 4 anni.

Durante la visita oculistica, si possono eseguire questi esami:
  • Lettura della tabella optometrica per determinare la qualità della vista;
  • Cheratometria (oftalmometria) per valutare difetti di rifrazione dell’occhio;
  • Topografia corneale o tomografia corneale per analizzare le caratteristiche e la curvatura della cornea;
  • Autorefrattometria, che utilizza un dispositivo computerizzato per misurare in modo oggettivo il difetto della vista;
  • Esame della rifrazione, un test soggettivo che prevede l’applicazione di lenti di prova sul paziente: se con la migliore correzione possibile la capacità visiva non si normalizza, significa che altre caratteristiche inficiano la situazione.
Infine, con la retinoscopia si può individuare il grado di astigmatismo: durante questo esame, si espone l’occhio alla luce e si valutano le sue reazioni all’inserimento di diverse lenti fra luce e occhio stesso.

La correzione dell’astigmatismo ha il fine di bilanciare il difetto di curvatura all’origine della messa a fuoco alterata. Se quindi è possibile valutare un’operazione per l’astigmatismo, altre soluzioni sono altrettanto pianificabili.
Sta allo specialista determinare quale tipo di trattamento sia il più indicato per il paziente.


La lente per la persona astigmatica

Dette anche lenti toriche, le lenti per astigmatismo si possono indossare sia in forma di occhiale che di lente a contatto: quella morbida è indicata soprattutto per l’astigmatismo regolare lieve o medio.
Le caratteristiche dell’astigmatismo irregolare lo rendono particolarmente difficile da correggere, soprattutto tramite l’occhiale. Può essere necessario l’uso di lenti a contatto semirigide, soprattutto in presenza di cheratocono.

Le lenti toriche, ovvero a forma di toroide, riescono a compensare la differenza di curvatura fra i due meridiani di riferimento: la visione da astigmatica si fa nuovamente nitida. È lo specialista a identificare la lente più adatta al singolo paziente, anche sulla base di eventuali altri difetti presenti.


Il laser per astigmatismo

La chirurgia refrattiva prevede invece di intervenire sull’astigmatismo con il laser: l’obiettivo è rimodellare lo spessore della cornea, vaporizzandone il tessuto in modo mirato.

Con la tecnica PRK (Cheratectomia fotorefrattiva) è possibile intervenire sulla parte superficiale della cornea: una scelta ottimale per i pazienti astigmatici lievi. La tecnica Lasik va invece a lavorare più in profondità ed è molto adatta a un astigmatismo più significativo. Per entrambe queste metodiche, si somministra un’anestesia locale al paziente, che non sente alcun dolore. I tempi di recupero constano in genere di una settimana circa.

Si può optare per un’ulteriore tecnica, che implica una minima incisione nell’occhio e il posizionamento di una lente intraoculare (IOL): una soluzione utile quando all’astigmatismo si associano miopia e ipermetropia di seria entità.

L’intervento con laser sull’astigmatismo non è però indicato per tutti: il difetto dev’essere stabile da almeno un anno e l’occhio non deve essere caratterizzato da particolari problematiche alla retina, deterioramento della cornea o altri disturbi. Inoltre, non è scontato che dopo l’operazione non si debba continuare a indossare un occhiale correttivo. È dunque un’opzione da valutare con attenzione insieme al proprio specialista.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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