La Neurochirurgia è la branca della medicina che si occupa del trattamento delle patologie del sistema nervoso, con un approccio chirurgico.
La gamma di patologie che può essere affrontata con questo approccio è piuttosto ampia, come spiega il prof. Franco Servadei, neurochirurgo e medico del
Primus Forlì Medical Center.
Quali sono le patologie che possono essere trattate con la neurochirurgia?
Ci sono diverse classi di patologie del sistema nervoso centrale e periferico che richiedono un trattamento chirurgico:
disturbi vascolari (inclusi ad esempio gli
aneurismi),
forme tumorali, nevralgie. Tra le nevralgie spicca la
nevralgia del trigemino, particolarmente dolorosa e invalidante sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico.
Anche alcune problematiche legate a traumi possono essere corrette con un approccio neurochirurgico, soprattutto le sequele del trauma come la ricostruzione cranica. Inoltre è di competenza del neurochirurgo anche la patologia degenerativa spinale, come le ernie lombari e cervicali, deformità della colonna, spondilolistesi, cervico- e lombo- algie
Come si diagnosticano queste patologie?
Per una diagnosi sicura occorrono degli esami strumentali per immagini, come radiografie, RM, TAC, Angio-TC
Per le patologie del sistema nervoso è molto utile effettuare anche:
- l’elettromiografia, che consente di studiare l’impulso elettrico dal SNC ai muscoli;
- l’esame dei potenziali evocati, per valutare la trasmissione del segnale dal Sistema Nervoso Periferico al Sistema Nervoso Centrale, a seguito di stimolazioni acustiche;
- la visita oculistica con test del campo visivo.
Il neurochirurgo valuta gli esiti degli esami nel corso della visita neurochirurgica, per confermare la diagnosi e proporre un piano di trattamento su misura.
In che cosa consiste una visita neurochirurgica?
La visita con il neurochirurgo inizia con una prima fase che è l’anamnesi, durante la quale i
l medico raccoglie quante più informazioni possibili sui sintomi del paziente, ma anche sul suo quadro clinico in generale, sullo stile di vita, sulla familiarità con alcune patologie ecc.
La seconda fase è l’
analisi dei referti diagnostici a cui abbiamo già accennato.
La terza, è la visita vera e propria, con esame obiettivo da parte del neurochirurgo.
In base agli esiti di queste fasi, il neurochirurgo suggerisce al paziente il piano terapeutico. Il tipo di intervento viene sempre stabilito in base al problema e al quadro clinico del paziente.
Quando bisogna recarsi dal neurochirurgo?
I casi in cui il paziente si reca dal neurochirurgo in genere sono i seguenti:
- riceve questa indicazione dal medico di base o da un’altro specialista;
- ha effettuato gli esami strumentali (che abbiamo indicato) e sono state riscontrate delle problematiche di tipo neurologico.
- mostra sintomi specifici, che possono essere a livello del cranio o del rachide.
- necessita di una “seconda opinione” rispetto ad un parere neurochirurgico/ortopedico già ricevuto.
Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?
I sintomi che indicano un problema neurologico a livello del cranio sono vari e includono:
- perdita di forza o di mobilità degli arti inferiori e superiori;
- parestesie e formicolii;
- difficoltà cognitive;
- difficoltà ad articolare la parola;
- sguardo fisso;
- nevralgie.
Le patologie neurologiche del rachide invece si manifestano con dolori, indolenzimenti e infiammazioni dei nervi: cervicalgia, lombalgia, sciatalgia, cruralgia, cervicobrachialgia sono i più diffusi e sono spesso invalidanti per i pazienti.
Ci sono poi le patologie a danno del midollo spinale, che includono paralisi e mielopatie che hanno un impatto estremamente negativo sull’autonomia del paziente.
Quando si ricorre alla neurochirurgia?
Per le patologie del rachide che provocano dolore e sono invalidanti, si ricorre alla chirurgia quando la terapia farmacologica /fisioterapica/antalgica non è efficace.
Per le patologie del cranio, si ricorre alla chirurgia quando c’è il rischio di perdere definitivamente delle funzionalità cruciali come quelle motorie, o la vista ecc; oppure quando si presenta un rischio per la vita stessa del paziente.
Si può intervenire con approcci mininvasivi?
La scelta dell’approccio tradizionale o mininvasivo dipende sempre dal quadro clinico del paziente, dall’età, dalla patologia riscontrata ecc. Il neurochirurgo valuta attentamente tutti gli aspetti per ottenere il miglior bilanciamento tra rischi e benefici.
Quindi, quando è possibile utilizzarli, esistono degli approcci mininvasivi. Per la patologie del cranio esistono specifiche tecniche come per es. la microchirurgia intracranica, le tecniche endoscopiche con accesso dalle cavità nasali per raggiungere le ipofisi cerebrali ecc.
Anche sul rachide si può intervenire con approcci mininvasivi, con microdiscectomie o tecniche percutanee.
In alcuni casi, tuttavia, è ancora preferibile intervenire con tecniche di chirurgia tradizionale. Come già detto, la valutazione spetta al neurochirurgo e alla sua équipe, ed è stabilita di volta in volta per rispondere ai bisogni specifici del singolo paziente.