Fibroadenoma

Il fibroadenoma è il più diffuso tumore benigno del seno. A seconda della tipologia, può regredire spontaneamente o richiedere un intervento chirurgico.
 
Il seno è per molte pazienti un punto d’osservazione piuttosto spinoso: si tratta di una parte del corpo esposta, percepita come vulnerabile e psicologicamente connessa ad ambiti essenziali della vita femminile. Proprio per questo, deve essere oggetto di attenzioni costanti, anche per quanto riguarda la prevenzione. Le mammelle possono essere infatti colpite da diversi disturbi e patologie, come ad esempio il fibroadenoma.
 

Fibroadenoma: cos'è e dove si forma

Il fibroadenoma è il tumore benigno del seno più diffuso e colpisce circa il 25% delle donne. Si tratta di una massa cellulare proliferante, ma molto lenta, non infiltrativa e non metastatizzante: ciò significa che non coinvolge altri tessuti adiacenti, né si diffonde in altri organi del corpo, al contrario di quanto fa un carcinoma. Si forma all’interno della ghiandola mammellare (o più semplicemente mammella), la quale è dotata di una struttura anatomica specifica per le sue funzioni. Anche se l’aspetto esteriore del seno può essere molto variabile da soggetto a soggetto, a causa della costituzione fisica e dei cambiamenti a cui è soggetto nel corso della vita (durante le mestruazioni, in gravidanza, in menopausa, a causa di diete, terapie, ecc.), esso mantiene alcune caratteristiche distintive peculiari.

Poggiata sul muscolo grande pettorale sopra le coste della parete toracica, ciascuna mammella è costituita da due macroaree: corpo circolare (quella più ampia e pronunciata) e coda ascellare (che raggiunge la fossa ascellare dal bordo laterale del pettorale). Il punto apicale della mammella è il capezzolo, circondato dall’areola mammaria. All’interno, è composta da ghiandole mammarie (che producono il latte materno grazie alla regolazione della prolattina), circondate a loro volta da uno stroma fibroso di tessuto connettivo e da tessuto adiposo, in quantità variabile da donna a donna. Ogni ghiandola mammaria è suddivisa in gruppi di 15-20 ghiandole indipendenti, dette lobi mammari. Questi sono connessi ai lobuli secretori, che vengono drenati dai canali che portano il latte verso l’esterno: i dotti galattofori.

Il fibroadenoma si sviluppa proprio presso i lobuli.

Non sono note cause precise per la formazione di un fibroadenoma mammario, sebbene siano state fatte alcune ipotesi su un legame con il livello di estrogeni, che sarebbe troppo alto. Se così fosse, potrebbe essere meglio comprensibile l’incidenza più elevata fra le donne in età fertile e in particolare fra i 15 e i 40 anni d’età (con un picco fra 20 e 30), così come l’incidenza ridotta fra le pazienti in menopausa e post-menopausa (quando i livelli di estrogeno calano). È stato inoltre ipotizzato che fattori di rischio per lo sviluppo di un fibroadenoma al seno siano una predisposizione genetica e la familiarità, ossia che una parente prossima sia stata interessata a sua volta dalla stessa problematica o da altre tipologie di tumore al seno.

Il fibroadenoma può presentarsi in due tipologie:
 
  • Semplice, che non rappresenta alcun pericolo. Le sue dimensioni restano stabili nel corso del tempo o in alcuni casi diminuiscono.
  • Complesso, che, seppur resti una forma tumorale benigna, va tenuto sotto controllo. Sebbene infatti non sia ancora stato provato un nesso definito, alcune ricerche mediche hanno posto in relazione il suo sviluppo con la possibile futura formazione di un tumore al seno maligno nelle vicinanze. Il fibroadenoma complesso ha caratteristiche peculiari al suo interno, che lo distinguono da quello semplice: contiene infatti cisti piene di liquido e piccoli depositi di sali di calcio. Inoltre, le sue dimensioni presentano un aumento costante. Dal momento che il fibroadenoma complesso non provoca sintomi diversi da quello semplice, l’unico modo per conoscerne la tipologia è sottoporsi a una visita specialistica e agli esami strumentali necessari.

Di solito, un fibroadenoma nel seno non provoca sintomi particolari. È riconoscibile grazie all’autopalpazione, pratica che ogni donna dovrebbe regolarmente mettere in atto. Al tatto si manifesta come una piccola massa, un nodulo liscio con contorni precisi che può presentarsi alternativamente morbido, elastico o rigido. È mobile, ossia è possibile mobilizzarlo prendendolo fra due dita, e la pelle in corrispondenza non presenta irregolarità.

È più diffusa la formazione di un fibroadenoma presso una sola delle ghiandole mammarie, ma in alcuni casi questi noduli sono presenti in entrambe e possono formarsene anche diversi contemporaneamente. Le dimensioni variano da un diametro di 1 centimetro fino a un diametro di 6 (dai 3 centimetri in su si definisce fibroadenoma gigante), e possono ridursi in menopausa o aumentare provvisoriamente in gravidanza. A minori dimensioni corrisponde solitamente un fibroadenoma semplice, mentre con dimensioni ragguardevoli potrebbe trattarsi dell’una o dell’altra tipologia.

In genere il fibroadenoma non è doloroso, a meno che le sue dimensioni non siano invadenti a tal punto da determinare una compressione dei tessuti circostanti. Può inoltre manifestarsi una lieve sensazione di dolore durante le mestruazioni.

Per ottenere una diagnosi certa, è necessario sottoporsi a una visita specialistica, durante la quale il medico si informa sullo stato di salute della paziente, su gravidanze o menopausa, sulla sua storia clinica e familiare, e su eventuali sintomi. Altre informazioni fondamentali per comprendere la situazione sono i dati sul ciclo mestruale e sulla sua regolarità.

Subito dopo, il medico procede all’esame obiettivo: esamina le mammelle insieme e singolarmente, valuta la presenza di eventuali secrezioni dal capezzolo o segni di infiammazione, così come il nodulo, in modo da registrarne forma e dimensioni.

In seguito sono necessari esami strumentali. Per individuare un fibroadenoma l’ecografia del seno è fondamentale, soprattutto perché particolarmente indicata per le donne sotto i 30 anni. Durante l’esame si sfrutta la tecnologia a ultrasuoni per visualizzare il nodulo ed eventuali accumuli di liquido al suo interno (cosa che lo farebbe identificare come fibroadenoma complesso).

Altro esame che può rivelarsi prezioso è la mammografia, che però comporta un punto d’attenzione: dal momento che utilizza radiazioni ionizzanti, la radiografia della mammella è consigliabile in donne giovani solo nel caso di sospetto di fibroadenoma complesso - dubbio. In generale, è buona pratica di prevenzione dai 40 anni sottoporsi a mammografia ogni 3 o 4 anni, o comunque sempre seguendo le raccomandazioni del proprio medico. Ai raggi X, il fibroadenoma è riconoscibile in quanto massa liscia, rotonda, ben definita rispetto ai tessuti circostanti.

Nel caso siano state identificate le cisti caratteristiche di un fibroadenoma complesso, si inserisce al suo interno un ago sottile e se ne aspira parte del liquido interno per farlo analizzare in laboratorio.

Altro esame con cui è possibile determinare la natura del nodulo è la biopsia, ossia l’asportazione di una minima parte di tessuto sospetto per l’osservazione al microscopio: la differenza evidente fra tessuti tumorali benigni e maligni rende la biopsia l’esame ideale per accertare la diagnosi in modo definitivo.

Un fibroadenoma nel seno non può diventare maligno. In ogni caso, si raccomanda di rivolgersi a uno specialista al momento della sua comparsa oppure se le sue dimensioni aumentano in modo evidente: è infatti importante capire di quale tipologia si tratta e tenerlo monitorato nel tempo se è di tipo complesso.

È davvero una rara circostanza, anche se possibile, che un carcinoma possa formarsi all’interno di un fibroadenoma, ma non perché quest’ultimo implichi una predisposizione, quanto perché il tumore maligno potrebbe svilupparsi in quella come in tutte le altre parti della ghiandola mammaria.

Una volta identificato il fibroadenoma, quando è necessario toglierlo? In genere, si opta per la sua asportazione quando le sue dimensioni aumentano molto velocemente oppure superano un certo diametro (soprattutto dai 3 centimetri in su), specialmente se la paziente ha più di 35 anni e lamenta una sensazione dolorosa.

È comunque bene non allarmarsi troppo di fronte ad alcune specifiche manifestazioni, come ad esempio lo sviluppo di più fibroadenomi (multipli): tale evenienza non comporta rischi, né presuppone condizioni particolari, così come la rara formazione di un fibroadenoma in menopausa non necessariamente è collegabile a tumori maligni.

In una buonissima parte dei casi, è più che sufficiente continuare a tenere monitorato il fibroadenoma mammario con visite accurate ed esami strumentali. Sebbene si tratti di un tumore benigno, è infatti bene mantenere la situazione sotto controllo in modo da evitare complicazioni. Secondo alcuni studi, è inoltre possibile agire sulle dimensioni della lesione con una terapia anticoncezionale, anche se il suo utilizzo è ancora dibattuto nella comunità scientifica.

Nei casi in cui lo specialista ritenga invece necessario asportarlo, si procede con la rimozione del fibroadenoma dal seno. Si tratta sempre dell’ultima opzione, in quanto ogni intervento chirurgico, anche estremamente sicuro e di lieve entità (come in questo caso), è pur sempre foriero di un minimo rischio di complicazioni. A maggior ragione nel caso del fibroadenoma, tumore benigno stabile e tendente a scomparire con l’età.

Se lo specialista decide di operare, è perché gli esami strumentali hanno fatto emergere caratteristiche atipiche (bordi irregolari, vascolarizzazione anomala, ecc.) oppure la paziente soffre di sintomi fastidiosi. In genere, l’intervento non va a impattare sulla forma del seno, in quanto questo tumore benigno è di forma netta e non è infiltrante: ciò significa che il tessuto mammario non ne risente in modo significativo, tanto più che, a seguito dell’asportazione di un fibroadenoma dal seno, la ghiandola mammaria si riprende naturalmente i propri spazi.

Sono disponibili diverse tecniche di operazione su fibroadenoma nel seno, fra cui il medico può scegliere quella più indicata per la paziente:
 
  • Crioablazione, che, come illustra il termine, sfrutta le potenzialità delle temperature fredde. Grazie a un’apposita criosonda con ago singolo, si veicola azoto liquido proprio al centro della lesione. Questo porta alla formazione di una sorta di “palla di ghiaccio” che incamera il nodulo, il cui tessuto cellulare viene necrotizzato. Nel giro di 6 mesi circa, il tessuto si riassorbe spontaneamente. Ciò implica naturalmente una conseguenza che in alcuni casi si preferisce evitare: è impossibile analizzare il tessuto dopo l’intervento. La metodica è relativamente nuova in questo ambito, per quanto già sperimentata in altri distretti corporei, ed è quella che più favorisce il ripristino della forma della mammella.
  • Terapia a ultrasuoni, efficace e poco invasiva. Grazie a un dispositivo dedicato, è possibile concentrare sulla lesione una quantità prestabilita di onde a ultrasuoni ad alta intensità, che distruggono le cellule. Anche in questo caso è dunque impossibile analizzare il nodulo.
  • Escissione semplice (quadrantectomia): si pratica un’incisione nella mammella (in genere intorno all’areola del seno), si separa il fibroadenoma dai tessuti circostanti, lo si asporta e in seguito si esegue un esame istologico. È proprio questo il principale vantaggio della tecnica, che è anche la più adatta a lesioni particolarmente grandi o sulla cui benignità permane qualche dubbio.

In tutti questi casi, l’operazione viene eseguita con anestesia locale. Un intervento per fibroadenoma del seno quanto dura? Dipende dalla tecnica prescelta. In caso di crioablazione, la durata media è di 10-15 minuti; con terapia a ultrasuoni, l’operazione può occupare dai 20 fino ai 60 minuti; con escissione dai 20 ai 30.

Se è vero che non è possibile praticare una vera e propria strategia preventiva, è però possibile ricevere una diagnosi tempestiva se ci si sottopone con regolarità a visite di controllo e si ricorre in autonomia all’autopalpazione del seno. Ciò vale in ogni caso anche per le donne in menopausa o pre-menopausa: anche se in questo periodo della vita un fibroadenoma mammario semplice può regredire spontaneamente ed è sempre meno probabile che queste lesioni si sviluppino, sempre essenziali rimangono l’autopalpazione e lo screening mammografico.
 

Il seno è certamente una delle parti del corpo maggiormente delicate nella percezione femminile: è assolutamente naturale che una paziente abbia timore di approfondire una particolare situazione o che provi un senso di allarme al momento della diagnosi. Ecco perché è così importante che il percorso di diagnosi, terapia e follow-up avvenga in un contesto sicuro e confortevole, in strutture specializzate dove non solo è possibile contare sulle competenze di specialisti altamente qualificati e sulla presenza di tecnologie all’avanguardia, ma anche su un metodo che mette al centro la persona nelle sue particolarità. Tutto questo è possibile presso le Breast Unit GVM Care & Research, dove la cultura della prevenzione si unisce ai più elevati livelli di trattamento.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

Articoli correlati a Fibroadenoma

19 dicembre 2023 - GVM

Fibroadenoma: l'asportazione e la convalescenza

Con quali tecniche si rimuove il fibroadenoma e come si svolge la convalescenza
Non trovi la patologia che stai cercando?
Clicca qui

Prenotazioni e appuntamenti nel palmo della tua mano

La nuova app MyGVM ti permette di trovare il tuo medico preferito, prenotare visite, controllare l’esito degli esami direttamente dal tuo telefonino! Scaricala ora:
anni