Le procedure diagnostiche invasive in Cardiologia: quali sono e cosa studiano

Le procedure diagnostiche invasive in Cardiologia: quali sono e cosa studiano
Le procedure invasive, sempre più accurate e precise, permettono di identificare le patologie cardiache e coronariche e individuare percorsi diagnostico-terapeutici sempre più personalizzati. Queste indagini emodinamiche utilizzano cateteri vascolari cioè "tubicini flessibili" che - introdotti per via percutanea attraverso i vasi sanguigni - raggiungono la regione anatomica da valutare.

Abbiamo chiesto al dottor Paolo Pantaleo Responsabile dell'Unità Operativa di Cardiologia di ICLAS di Rapallo (Genova), quali sono le più comuni procedure diagnostiche della Cardiologia interventistica, cosa permettono di accertare e come si eseguono.

Il cateterismo cardiaco

Il perfezionamento delle tecniche di imaging cardiaco ha ridotto il ricorso a esami invasivi per accertare le patologie cardiache. Nonostante l’ecocardiografia consenta di ottenere informazioni sempre più dettagliate,  il cateterismo cardiaco è un esame ancora oggi decisamente utile per completare o dirimere quadri clinici complessi, principalmente per valutare:
  • effettive pressioni presenti nelle camere atriali e ventricolari e nelle arterie polmonari durante il ciclo cardiaco
  • livelli di ossigenazione ematica ed eventuali shunt fra diverse camere cardiache
  • portata cardiaca (capacità del cuore di pompare il sangue in un minuto)
  • modalità con cui il flusso di sangue dal cuore raggiunge organi e tessuti periferici o i polmoni (resistenze sistemiche o polmonari)
  • insufficienza o grado di stenosi delle valvole cardiache.

Come si esegue

Il cateterismo cardiaco può essere sinistro o arterioso, destro o venoso in base alla sezione cardiaca da esaminare. Attraverso un piccolo foro, viene inserito un catetere di minime dimensioni nella vena (generalmente dal braccio o dall’inguine)  o nell’arteria (preferibilmente dal polso  o nuovamente dall’inguine), fino a raggiungere il cuore.

La coronarografia

E' un esame che viene eseguito in casi di sospetta alterazione, funzionale o anatomica, delle arterie coronarie. Visualizzando le coronarie con il mezzo di contrasto è possibile accertare direttamente la presenza di occlusioni, restringimenti (stenosi), placche, trombi e analizzare come il flusso sanguigno scorre all’interno dei rami coronarici e nel muscolo cardiaco.

Come si svolge l’esame

E’ un’indagine diagnostica eseguita in anestesia locale, viene inserito un piccolo catetere all’interno dell’arteria femorale (a livello dell’inguine) o radiale (polso), che viene fatto risalire, sotto guida radiografica, fino all’origine delle coronarie. Successivamente, viene iniettato nelle coronarie  un mezzo di contrasto, opaco ai raggi X, che si diffonde nelle arterie. Con la fluoroscopia, tecnica radiologica per ottenere immagini in tempo reale, è possibile seguire tutto il percorso delle coronarie. 
La coronarografia serve, inoltre, per monitorare i risultati di interventi chirurgici ad esempio di bypass coronarico, ma anche a scopo interventistico perché può essere associata a interventi di angioplastica (posizionamento di uno stent per ristabilire il normale flusso del sangue). 

Ecografia intravascolare (IVUS), tomografia ottica coerenziale (OCT) e Fractional Flow Reserve (FFR)

Per una valutazione completa della cardiopatia, il Cardiologo ha attualmente a disposizione metodiche diagnostiche innovative e sofisticate complementari alla coronarografia che permettono di individuare e analizzare con più precisione le lesioni coronariche.

La coronarografia, talvolta, può non essere sufficiente per accertare l’entità della stenosi coronarica.
Per una diagnosi più accurata e per visualizzare direttamente eventuali ostruzioni, si può ricorrere all’ecografia intravascolare (IVUS), alla tomografia ottica coerenziale (OCT) e alla Fractional Flow Reserve (FFR).

Con l’ecografia intravascolare e la tomografia ottica coerenziale è possibile visualizzare, in tempo reale, le sezioni delle arterie coronarie con sospetto di stenosi. Questi esami diagnostici permettono di valutare le dimensioni della lesione, accertare con precisione il grado di restringimento, analizzare le caratteristiche della placca che provoca l'occlusione e calcolare con esattezza le dimensioni (diametro e lunghezza) dello stent coronarico da inserire per disostruire l’arteria.

La Fractional Flow Reserve, invece, è un esame che permette di verificare se la stenosi è la causa effettiva di una significativa riduzione del flusso sanguigno e se quindi  necessita effettivamente la sua correzione.

L'angiografia delle carotidi, delle arterie renali e degli arti inferiori

L'angiografia è un esame radiologico che si esegue con la stessa tecnica utilizzata per la coronarografia, con l'iniezione di  mezzo di contrasto, che appare opaco alla radiografia. Questa sostanza raggiunge i vasi sanguigni attraverso cateteri appositamente studiati per facilitarne l'inserimento nei diversi distretti arteriosi: carotidei, renali e degli arti inferiori. L’esame consente di esaminare la morfologia dei vasi sanguigni e visualizzare stenosi, occlusioni e aneurismi (dilatazioni di un vaso).

Per gli accessi vascolari agli arti inferiori, ci sono opzioni alternative all’arteria femorale da utilizzare in casi selezionati, l'arteria poplitea, ad esempio, che si trova nella parte posteriore del ginocchio, oppure la tibiale posteriore e la pedidia, localizzate rispettivamente dietro al malleolo interno o sul dorso del piede.
L’angiografia, inoltre, può essere eseguita prima di interventi chirurgici vascolari per una valutazione preventiva che permette al chirurgo la pianificazione dell’intervento stesso.

L'angiografia dell’aorta toracica e dell’aorta addominale

Anche l’angiografia dell’aorta toracica e addominale viene eseguita con catetere e somministrazione di mezzo di contrasto. Questa indagine diagnostica permette di ottenere immagini del decorso dell’aorta nel tratto toracico e addominale, anche se informazioni più dettagliate si ottengono mediante angio TC e/o Risonanza Magnetica (RM), per  accertare o escludere la presenza di placche aterosclerotiche, trombi, restringimenti, aneurismi, dilatazioni e dissezioni aortiche. L’angiografia è frequentemente utilizzata per pazienti che devono sottoporsi a interventi correttivi per aneurismi o ulcerazioni vascolari, durante le fasi di impianto di protesi endovascolari, per asseverarne la corretta posizione e verificare la pervietà o l’esclusione di condotti vascolari adiacenti alle sedi di impianto.
Lo stesso esame può invece servire prima di interventi chirurgici per fornire informazioni ai chirurghi in caso di interventi alla valvola aortica, per poter verificare eventuali coinvolgimenti del primo tratto dell’aorta (ascendente) e stabilire la più corretta tecnica di intervento.
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Revisione medica a cura di: Dott. Paolo Pantaleo

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