Esami del sangue

Le analisi del sangue sono fondamentali a qualsiasi età e in qualsiasi condizione: sono il primo passo per misurare lo stato di salute dell’organismo.

Uno dei principali metodi di valutazione del nostro stato di salute generale è l’analisi del sangue, che fa parte non solo di controlli specifici, ma anche di accertamenti di routine. Gli esami del sangue consentono di capire quali elementi circolano all’interno dell’organismo e se tutti gli organi funzionano nel modo opportuno. In caso di alterazioni evidenti dei valori, il medico può scegliere di procedere con ulteriori indagini e verificare la presenza di patologie. In un’ottica di prevenzione attiva, a sua volta fondamentale per eventuali diagnosi precoci, gli esami del sangue di routine sono uno strumento particolarmente prezioso ed efficace. .

Quali sono gli esami del sangue completi

Gli esami del sangue di routine prevedono l’analisi dei valori di:
  • Emocromo
  • Ves (velocità di eritrosedimentazione): viene calcolato il tempo in cui i globuli rossi si depositano sul fondo della provetta
  • Fibrinogeno, elemento fondamentale prodotto dal fegato per una corretta coagulazione del sangue
  • Glicemia, che indica la quantità di glucosio presente nel sangue. Questo tipo di zucchero è il prodotto di sintesi dell’organismo in seguito all’assunzione di carboidrati
  • Aspartato transaminasi (ast) e alanina transaminasi (alt), due enzimi particolarmente rilevanti per la sintesi del glucosio e il metabolismo degli aminoacidi
  • Fosfatasi alcalina (alp), enzima presente nel fegato e nelle ossa
  • Creatinina, che si misura sia attraverso gli esami del sangue che con quelle delle urine. Presente in particolare nel cuore e nel muscolo scheletrico, la creatinina fornisce loro energia. Attraverso i reni, l’organismo la filtra e la elimina insieme alle urine
  • Acido urico, scoria prodotta dal metabolismo delle cellule che, come la creatinina, viene espulsa attraverso l’azione dei reni
  • Bilirubina, che per l’85% deriva dall’ordinaria distruzione dei globuli rossi e per la restante percentuale proviene da fegato o midollo osseo. La prima tipologia di bilirubina viene solitamente eliminata con una dinamica semplice, in cui degrado e produzione si bilanciano
  • Colesterolo totale, colesterolo HDL (“buono”) e colesterolo LDL (“cattivo”): contrariamente a quanto si è abituati a pensare, il colesterolo non è necessariamente negativo. Senza colesterolo, di cui una buona parte viene prodotta dal fegato, il corpo non avrebbe l’energia che gli è necessaria
  • Trigliceridi, i grassi che sono in buona parte sintetizzati dall’organismo in base alla dieta
  • Albumina, proteina prodotta dal fegato e presente nel plasma;
  • Ferritina, la proteina di deposito che indica su quante riserve di ferro può contare l’organismo e che riveste un ruolo essenziale nella produzione di emoglobina
  • Sodio, potassio, calcio, magnesio (elettroliti): questi minerali contribuiscono a mantenere equilibrato l’assorbimento delle sostanze e la depurazione dell’organismo, a conservare i livelli di acidità del sangue e a stabilizzare la pressione ematica.

Naturalmente, è fondamentale rivolgersi al proprio medico per comprendere appieno i risultati delle analisi del sangue e come questi si inseriscono all’interno del quadro clinico. È infatti il medico l’unico in grado di integrare correttamente tutti i valori negli esami del sangue. Per citare un esempio specifico, un valore alto di VES non deve necessariamente essere motivo di preoccupazione se gli altri risultano regolari. In generale, è possibile seguire queste linee guida per leggere i valori ematici:
  • Un livello di VES notevolmente superiore allo standard potrebbe indicare uno stato infiammatorio, eventualmente connesso a tumori, patologie infettive, patologie autoimmuni
  • Il fibrinogeno è legato alla coagulazione e quindi alla guarigione delle ferite. Valori alterati potrebbero legarsi a un’anomalia nella coagulazione, in difetto o in eccesso
  • La presenza di glucosio nel sangue deve essere equilibrata, né troppo alta (iperglicemia), né troppo bassa (ipoglicemia). Nel primo caso, è possibile che il pancreas non produca insulina a sufficienza per attivare correttamente il metabolismo glucidico: ciò significa che gli zuccheri circolano liberamente nel sangue e possono nuocere alla salute. Ecco perché si tratta di un valore essenziale per la diagnosi di diabete o prediabete. Nel secondo caso, quindi con valori inferiori alla norma, la carenza di zuccheri potrebbe essere segno di una dieta sregolata
  • I livelli di AST e ALT vengono valutati in correlazione alla funzionalità del fegato, ma anche alla condizione di cuore, muscoli e ossa. Nello specifico, solitamente se i valori di ALT superano quelli di AST, è necessario indagare più a fondo sulla salute epatica
  • La concentrazione di ALP viene misurata per identificare patologie epatobiliari o delle ossa, così come per valutare il progredire di determinati trattamenti
  • Un livello eccessivo di creatinina è legato a una scarsa efficienza dei reni, che non riescono a filtrarla dal sangue e a portarla nelle urine
  • Se circola nel sangue una concentrazione eccessiva di bilirubina (riconoscibile anche dall’esterno attraverso la tipica colorazione gialla della pelle), è possibile che alla base vi siano insufficienza epatica, anemia o talassemia. Se i suoi valori sono inferiori alla norma, possono rilevare anemia, disfunzioni renali o forme tumorali
  • Troppo colesterolo LDL potrebbe portare a patologie cardiovascolari, mentre il colesterolo HDL concorre a purificare l’organismo da quello “cattivo”: deve quindi stabilirsi fra i due valori un rapporto equilibrato e proporzionato
  • In caso di percentuale troppo alta di trigliceridi, aumenta il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, pancreatite e malattie degenerative come l’aterosclerosi;
  • Il livello di albumina fornisce informazioni sulla nutrizione del paziente e sulla funzionalità epatica e renale. Se in gravidanza è normale individuare valori di ferritina inferiori allo standard, nei restanti casi possono evidenziare anemie, disordini nutrizionali (compresa la celiachia) o artrite reumatoide;
  • Sodio, potassio, calcio, magnesio (elettroliti): se sono presenti in misura inferiore alla norma, è possibile che il paziente soffra di malnutrizione o disidratazione, anemie, tumori oppure patologie che coinvolgono la tiroide o il cuore.
Un approfondimento ulteriore merita invece l’emocromo.

Cos’è l’emocromo e come interpretare i risultati

Questa tipologia di analisi del sangue è assai frequente: attraverso l’emocromo completo con formula, noto anche come esame emocromocitometrico completo, è infatti possibile monitorare e controllare con attenzione lo stato di salute del paziente. In particolare, è possibile determinare:
  • La quantità di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine
  • L’ematocrito, ovvero il volume di sangue occupato dai globuli rossi
  • Le percentuali delle tipologie di globuli bianchi (formula leucocitaria)
  • La quantità di emoglobina
  • Gli indici corpuscolari con cui si prendono in esame forma e dimensioni di piastrine e globuli rossi.
L’esame dell’emocromo può essere prescritto quando il paziente si sente particolarmente stanco oppure se manifesta segni di infezioni, infiammazioni o lesioni. Oltre che molto utili nella valutazione di specifiche terapie farmacologiche, i valori dell’emocromo possono contribuire alla diagnosi di diverse tipologie di disturbo o patologia:
  • Carenze di sostanze nutritive (minerali, vitamine)
  • Disidratazione
  • Infezioni o infiammazioni
  • Patologie autoimmuni
  • Disordini del midollo osseo
  • Talassemia
  • Anemia
  • Leucemia
  • Forme tumorali.

Inoltre, se durante la gravidanza le analisi del sangue sono rigorosamente raccomandate, stessa considerazione si può fare per l’esame emocromocitometrico completo.

Per distinguere un emocromo con valori normali è bene sapere che i parametri cambiano a seconda del genere sessuale, dell’età, dello stile di vita, del patrimonio genetico. Nel caso particolare dell’analisi dei globuli rossi (eritrociti), responsabili grazie all’emoglobina del trasporto di ossigeno e anidride carbonica, spesso nel linguaggio comune si confondono ematocrito ed emocromo. Si dà così luogo a espressioni che fanno in verità riferimento a un’interpretazione dei valori dell’ematocrito:
 

  • Emocromo basso, che può essere causata da una riduzione dei globuli rossi collegata a patologie renali, leucemie o anemie da carenza di ferro, vitamina B12 o acido folico. Si ha un valore di ematocrito basso anche quando la componente liquida del sangue risulta in eccesso: una condizione che accomuna atleti e donne in gravidanza
  • Emocromo alto, al contrario, può rivelare un aumento dei globuli rossi, come in presenza di policitemia vera o a causa di un abuso di eritropoietina, così come di un difetto della parte liquida, che potrebbe essere dovuta a disidratazione.
 

La lettura dei parametri fatta per gli eritrociti vale anche per i valori relativi all’emoglobina, che, se troppo alti, possono essere connessi a patologie del sangue, ma anche alla ridotta quantità di ossigeno inspirato: ciò può accadere ai fumatori o semplicemente quando ci si trova ad alta quota. All’emoglobina bassa corrisponde invece l’anemia, più diffusa di quanto si pensi in tutte le fasce d’età: è la misurazione del valore MCH, ovvero il contenuto di emoglobina in ogni singolo eritrocita, a chiarire di quale tipo di anemia si tratti esattamente.

Sempre indicativo dello sviluppo di anemia può essere il parametro RDW: se è più alto del normale, significa che sono presenti nel sangue globuli rossi molto più grandi e molto più piccoli dello standard. Se invece è alto il volume corpuscolare medio (MCV) relativo alla grandezza degli eritrociti, potrebbe segnalare una forma anemica oppure una carenza di vitamina B12 o acido folico; se basso, potrebbe indicare forti carenze di ferro, talassemia, patologie croniche nei soggetti in età avanzata.

Per quanto riguarda invece i leucociti, che si attivano per contrastare le minacce all’organismo, è possibile associare un loro aumento a un’infezione o ad altro tipo di patologia: una valutazione che si può portare avanti con una certa precisione, poiché durante l’analisi emerge la specifica tipologia di globulo bianco. Se risultano bassi, i valori possono essere collegati a infezione da HIV, immunosoppressione farmacologica o tumore del sangue.

Il volume piastrinico medio (MPV) serve infine a capire quante piastrine vengono prodotte, poiché le dimensioni di quelle nuove sono maggiori di quelle nelle piastrine “vecchie”: un elemento importante per verificare la capacità di coagulazione.

È sufficiente un prelievo di sangue venoso per controllare lo stato dei suoi principali componenti. In genere si preferisce effettuare queste analisi al mattino, quando il paziente è sveglio da poco tempo ed è a digiuno. Presso gli appositi ambulatori, la persona può accomodarsi per pochi minuti e attendere mentre l’infermiere procede in questo modo: disinfetta l’area dell’avanbraccio da cui effettuerà il prelievo, comprime il flusso sanguigno tramite laccio emostatico, chiede al paziente di chiudere la mano a pugno, identifica la vena e vi inserisce l’ago.

Durante il prelievo, il sangue viene trasferito in una o più apposite provette, in base al tipo di analisi. Una volta estratto l’ago, sulla zona dov’è stato effettuato il prelievo, l’infermiere fissa con un cerotto un batuffolo di cotone che il paziente dovrà conservare per qualche minuto, in modo da fermare eventuali piccole perdite ematiche.

Si tratta di un’operazione breve e non impegnativa per il paziente, al quale si cerca di garantire l’atmosfera più rilassante possibile: non è raro infatti sentirsi a disagio poco prima degli esami dal sangue, ma il fattore emotivo è un elemento importante nella vasocostrizione e va dunque tenuto sotto controllo in sede di prelievo. Nel caso il paziente provi fastidio nell’assistere alla procedura, è sicuramente utile cercare una distrazione.

È opportuno effettuare gli esami del sangue a digiuno da almeno 8 ore, durante le quali il paziente può assumere solo quantità moderate di acqua. Sono categoricamente da evitare bevande zuccherate, caffè e alcolici, ed è vietato fumare. Attraverso questi elementi, è infatti possibile introdurre nell’organismo sostanze che potrebbero rendere imprecisi i risultati delle analisi del sangue.

Anche nei giorni precedenti il prelievo, è necessario fare attenzione alla dieta da seguire, che dovrebbe escludere variazioni importanti dell’apporto calorico. Ci si deve quindi alimentare nel modo abituale, senza ridurre o aumentare eccessivamente le calorie assunte.

Per lo stesso motivo, anche l’attività fisica non deve essere troppo intensa nelle ore che precedono il prelievo del sangue, soprattutto se alle analisi ematologiche si unisce l’esame delle urine: la clearance della creatinina potrebbe non essere esattamente valutabile. Inoltre, nell’ottica di un esame del sangue ideale, il paziente dovrebbe sospendere per il più lungo periodo possibile i trattamenti farmacologici, che interferiscono con i risultati delle analisi.

Non è infine scontato identificare la postura come fattore di variabilità, ma durante il passaggio dalla posizione supina a quella eretta sono diversi i valori che possono modificarsi. Ecco perché si raccomanda al paziente di restare seduto per almeno 15 minuti prima di sottoporsi al prelievo, in modo da limitare il più possibile eventuali variazioni.

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