Il microbiota, conosciuto come flora batterica e più correttamente da intendersi come l’insieme dei microrganismi presente nel tratto gastrointestinale, può essere considerato il nostro secondo codice genetico e differisce da persona a persona in base all’alimentazione, allo stile di vita e ai farmaci che assumiamo. Ogni individuo ospita una comunità batterica unica per numero e specie proprio come un’impronta digitale individuale, un po’ come avviene per i gruppi sanguigni.
“Ogni individuo ha un proprio microbiota - afferma il dottore - composto da un nucleo di specie batteriche comuni a tutti e da un nucleo di batteri unici e irripetibili per ciascun individuo: il “fingerprint batterico” (impronta digitale batterica). Ad esempio, anche due gemelli omozigoti che hanno il 100% di DNA in comune, condividono solo il 40-45% del microbiota intestinale.
La specificità individuale della sua composizione inizia dalla nascita e si stabilizza intorno ai tre anni d’età ma può ancora subire dei cambiamenti condizionati da fattori ambientali e dal modo di vivere. Questi ultimi elementi hanno la capacità di modificarlo notevolmente in qualsiasi momento della vita e sono quelli su cui possiamo intervenire attivamente.
“Lo studio del microbiota è importante non solo per individuare le diverse popolazioni batteriche e le loro interazioni, ma anche per conoscere come influenza lo stato di salute generale condizionando l’insorgere delle seguenti patologie:
- affezioni infiammatorie intestinali: coliti, diverticoliti, stipsi, colon irritabile, morbo di Crohn
- disordini metabolici: obesità, diabete di tipo 2, allergie
- infezioni urinarie come: cistiti, vaginiti, candidosi recidive
- disturbi del sistema nervoso: depressione, ansia , malattie neurodegenerative
- stato di infiammazione cronica a basso grado che accelera l’invecchiamento (Inflammaging)
“E’ un esame qualitativo e quantitativo di tutte le famiglie batteriche, ovvero indica quali famiglie sono presenti nel campione in esame e, di ciascuna, la sua abbondanza relativa. Il tutto si paragona a un insieme di campioni di microbiota sano, analoghi per etnia ed età a quello in esame, per capire quanto sia simile o dissimile e in definitiva, in equilibrio o meno.
“Oltre ai batteri, nell’ecosistema intestinale, sono presenti anche virus e funghi. Ad oggi noi siamo in grado, con delle tecniche di assoluta rilevanza scientifica, di studiare la parte batterica, siamo a buon punto anche per lo studio relativo a quella riguardante i funghi, invece per i virus siamo ancora abbastanza lontani, anche loro sono una componente fondamentale di questo mondo che solo da qualche anno abbiamo cominciato ad avere i mezzi per studiare. Con il microbiota intestinale l’uomo contrae un rapporto di simbiosi, di reciproco vantaggio nella convivenza, un po’ come dei vicini di casa che se vanno d’accordo traggono vantaggi reciproci. Quando questo equilibrio (eubiosi) viene meno, si altera il rapporto tra noi e il nostro microbiota determinando l’insorgenza della disbiosi”.
Questi microrganismi che colonizzano il nostro intestino intervengono in numerosi e indispensabili processi per il nostro benessere. Andiamo ad elencare alcuni di questi ruoli fondamentali che svolgono all’interno del nostro corpo: stimolano il sistema immunitario, mantengono la regolare funzionalità intestinale, agiscono da barriera contro le infezioni, attivano diverse funzioni metaboliche utili per la salute, assorbono nutrienti e minerali e mantengono la giusta comunicazione tra intestino e cervello.
“Conoscere la composizione del microbiota - spiega il dottor Castaldini - è fondamentale perché fornisce dati e profili individuali. Queste informazioni personalizzate rappresentano un’opportunità senza precedenti per migliorare il trattamento medico, che sarà sempre più mirato, e per sviluppare strategie di prevenzione specifiche per ogni individuo.”
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