Miocardite

La miocardite è un'infiammazione del miocardio, la componente muscolare del cuore. Può avere diverse cause e un decorso estremamente variabile.
La miocardite è un'infiammazione del muscolo del cuore, appunto il miocardio, e può causare la riduzione della capacità dell’organo di pompare il sangue. Può causare male al petto, respiro corto, e battito rapido o irregolare (aritmia).
Per comprendere meglio cos’è la miocardite è utile ricordare com’è fatto il cuore, la pompa che fa sì che il nostro organismo riceva costantemente il giusto apporto di nutrimento di cui ha bisogno.

Il cuore è protetto da una sottile membrana, il pericardio, ed è composto da tre strati:
 
  • Epicardio (esterno)
  • Miocardio (medio)
  • Endocardio (interno)

La funzionalità del cuore nel suo ruolo di pompa è legata alla natura del miocardio. Questo muscolo striato rappresenta una parte significativa della massa cardiaca e ha una caratteristica distintiva rispetto agli altri muscoli dello stesso tipo: il suo movimento è involontario.

La sua composizione è suddivisa tra fibre muscolari e miocardiociti, ossia le cellule che generano gli impulsi nervosi alla base del battito cardiaco. Fra vena cava superiore e atrio destro è presente il nodo seno-atriale, presso cui le cellule pacemaker mandano regolarmente segnali elettrici al miocardio.

Il ritmo così generato determina la seguente dinamica: in fase di rilassamento (diastole), le cavità cardiache si riempiono di sangue, per poi svuotarsi durante la contrazione (sistole).
Per sapere di più su come funziona, vai alla pagina dedicata al cuore.

Miocardite: cause e tipologie

Tale patologia infiammatoria può interessare solo una parte del cuore oppure la sua intera struttura e può presentarsi come miocardite lieve o grave.

L’origine più frequente è un’infezione al miocardio, le cui cause sono identificabili con l’azione di alcuni virus. Vi sono però anche casi in cui la miocardite ha cause non infettive, come patologie autoimmuni o infiammatorie: artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sarcoidosi, sclerodermia, ecc.

Altre cause possono essere assunzione di farmaci antibiotici, chemioterapici e antipsicotici (che possono far attivare il sistema immunitario in presenza di allergie) o esposizione a sostanze tossiche (fumo, alcol, sostanze stupefacenti, monossido di carbonio, metalli pesanti, alcuni veleni).
 

Miocardite virale


La miocardite infettiva è spesso legata a virus come Adenovirus, Citomegalovirus, Coxsackievirus, Herpes virus, HIV, Parvovirus, virus dell’epatite C. In questi casi i virus all’origine della miocardite agiscono sulle cellule miocardiche in modo diretto, ma anche indiretto: i danni cellulari sono infatti dovuti anche all’attivazione del sistema immunitario. Non è raro che con miocardite virale la guarigione sia spontanea, ma la variabilità dei casi è rilevante.
 

Miocardite batterica e cronica


Talvolta, l’infezione del miocardio può essere di natura batterica o parassitaria. Alcuni tipi di funghi e perfino protozoi trasmessi da punture di insetto possono scatenare l’insorgere della patologia. In seguito al primo episodio di infezione, il paziente può sviluppare una miocardite cronica, che, con il trascorrere del tempo può costituire causa di graduale insufficienza cardiaca.
 

Miocardite acuta


Non solo cronica: può svilupparsi anche una forma di miocardite acuta, con diverse modalità di manifestazione. Il quadro clinico può ricordare quello dell’infarto e può comportare aritmie e scompenso cardiaco.
 

Miocardite fulminante


Questa particolare e rara tipologia rappresenta una gravissima infiammazione del miocardio, con conseguenze serie: disfunzione sistolica ventricolare, shock cardiogeno (che comporta l’inabilità del cuore a pompare il sangue necessario) e scompenso multiorgano. Tutto questo può tradursi nel 10% circa dei pazienti con miocardite in un’insufficienza cardiaca acuta. Si tratta in ogni caso di una forma trattabile con buoni risultati, specialmente se riconosciuta in tempi rapidi.
 

Miocardite asintomatica


In diversi casi, la miocardite risulta asintomatica: ciò implica il riconoscimento talvolta solo a distanza di anni dei danni al miocardio (come dilatazione e disfunzionalità cardiaca). Proprio per questa ragione, circa il 20% delle morti improvvise sono state identificate nei pazienti adulti giovani e in alcuni atleti, a seguito di miocarditi non diagnosticate.

Come riconoscere una miocardite? Sintomi e segni risultano estremamente variabili in base al soggetto. È altresì difficile parlare di miocardite e sintomi iniziali, che possono nella prima fase anche essere assenti.

Il più comune: la mancanza di respiro durante lo sforzo fisico, sportivo e non.

Ancora, il dolore al petto e la miocardite hanno un legame piuttosto frequente: si presenta infatti come una sensazione dolorosa al torace, molto simile a quella che si prova durante un infarto.

È stata spesso notata una relazione anche tra febbre e miocardite, o, per la precisione, sintomi di miocardite dai 7 ai 14 giorni dopo una sindrome influenzale. Se infatti la patologia virale si è presentata con febbre alta, raffreddamento, mancanza di respiro durante il riposo notturno, dolori articolari ed è rimasta tale per diversi giorni, il paziente può continuare a sperimentare tali sintomi anche per alcune settimane.

Alcune miocarditi danno sintomi ulteriori, come:
 
  • Palpitazioni
  • Affaticamento
  • Riduzione dell’urina prodotta
  • Battito cardiaco irregolare
  • Gonfiore degli arti inferiori
  • Segni tipici di un’infezione (febbre, dolori, mal di testa, diarrea…)
  • in alcuni casi, perdita improvvisa di coscienza

È necessario prestare particolare attenzione alla compresenza di miocardite e pressione bassa, poiché quest’ultima, insieme alla mancanza di fiato e all’inappetenza, possono far sospettare uno scompenso cardiaco.

Anche i pazienti più piccoli possono presentare i sintomi della miocardite, che però risultano ancora più indeterminati: dolore all’addome, difficoltà o accelerazione nella respirazione, febbre, mancanza di appetito, malessere, pelle di colore bluastro. Sempre nei bambini possono associarsi miocardite e tosse cronica.

Per affrontare al meglio la miocardite, la diagnosi corretta e soprattutto tempestiva è essenziale. Come si è accennato, non è scontato che la patologia si manifesti con segni facilmente identificabili. Ecco perché è importante procedere con esami diagnostici specifici.

Per identificare una miocardite gli esami del sangue sono il primo passo: devono essere infatti rilevati i dosaggi di troponina, marcatore di danni al miocardio, e peptide natriuretico di tipo B (BNP), che risulta più alto in caso di scompenso cardiaco. Inoltre, i dati forniti da emocromo e dosaggio PCR-VES permettono di individuare il manifestarsi di infezioni o infiammazioni.

Una radiografia toracica può rendere evidenti indizi di scompenso cardiaco oppure problematiche legate ai polmoni (polmonite, versamento pleurico).

Altro esame diagnostico molto utile nella diagnosi di miocardite è l’ECG: con elettrocardiogramma è infatti possibile registrare possibili alterazioni del ritmo cardiaco ed evidenziare un probabile scompenso cardiaco.
Per far sì che le informazioni ottenute siano il più precise possibile, è talvolta necessario eseguire una prova da sforzo, per analizzare il comportamento del cuore durante il movimento fisico, o un Holter cardiaco, per registrare eventuali aritmie in un arco di tempo prestabilito.

Per accertare una diagnosi di miocardite l’ecocardiogramma è un altro test prezioso, anche per le sue caratteristiche distintive: l’utilizzo di ultrasuoni lo rende infatti perfettamente sicuro e non invasivo. Le immagini che fornisce permettono di valutare dimensioni e funzionalità del cuore e delle valvole cardiache, nonché lo stato del pericardio.

Altri esami per miocardite possono essere:
 
  • Risonanza magnetica nucleare che non solo fornisce immagini più dettagliate rispetto all’ecocardiogramma, ma permette anche di studiare con ancora più attenzione l’evoluzione della miocardite
  • Coronarografia, in caso di scompenso cardiaco: l’esame, che analizza le coronarie, serve a escludere che l’insufficienza cardiaca sia causata da un’ischemia
  • Cateterismo cardiaco, una procedura invasiva e di conseguenza utilizzata ormai in rari casi. Dal braccio o dall’inguine, si inserisce nei vasi sanguigni un piccolo catetere, fino a raggiungere il cuore. I dati ottenuti illustreranno lo stato della pressione all’interno del cuore e dei vasi sanguigni
  • Biopsia endomiocardica, altrettanto raramente scelta: il prelievo di una piccola porzione di tessuto miocardico è infatti invasivo e comporta alcuni rischi. Si tratta quindi di un’opzione riservata ai casi più preoccupanti

Il paziente viene solitamente ricoverato in ospedale, con l’obiettivo di monitorare con attenzione l’evolversi della situazione e in seguito somministrare i farmaci per la miocardite. La terapia prevede nei soggetti in condizioni standard la somministrazione dei farmaci indicati per l’insufficienza cardiaca.

Se il paziente è affetto da una forma complicata di miocardite, lo specialista può decidere di farlo ricoverare in terapia intensiva: nel reparto sono infatti presenti tutte le tecnologie necessarie a supportare il sistema cardiocircolatorio o affrontare tempestivamente eventuali aritmie. Il trattamento cambia naturalmente in base all’origine della patologia.

Se sono state rilevate cause precise, si tratta la miocardite con una terapia mirata (ad esempio antibiotici per la miocardite batterica) e in alcuni casi con farmaci immunosoppressori: questi possono far diminuire l’attività di difesa del sistema immunitario in caso di patologie autoimmuni.

Se si tratta di miocardite lieve, il cardiologo può prescrivere la terapia farmacologica unita al riposo a letto, senza ricovero ospedaliero. Nei casi più gravi, ovvero nei pazienti che non sembrano rispondere positivamente al trattamento standard, il trapianto di cuore può essere considerato come un’opzione concreta.

Dalla miocardite si guarisce? E si può morire di miocardite? Una miocardite quanto dura? Queste sono certamente le domande più frequenti sul tema.
Purtroppo non c’è una risposta univoca: la medesima patologia può infatti evolversi in modi profondamente diversi da persona a persona. In generale, una guarigione completa può essere raggiunta in circa 4-6 settimane.

In alcuni casi, soprattutto quando l’infezione è virale, la miocardite guarisce da sola, ma postumi di varia natura sono altrettanto possibili, a seguito di una funzionalità cardiaca compromessa. Di fronte a una miocardite virale, i tempi di guarigione variano in base alla rapidità della diagnosi: più è stata tempestiva, maggiori sono le possibilità di un recupero veloce e senza postumi.

Se non riconosciuta e adeguatamente trattata, la miocardite può provocare conseguenze come:
 
  • Aritmie, in alcuni casi potenzialmente fatali
  • Pericardite, infiammazione del pericardio che implica un aumento di liquido fra i tessuti (versamento pericardico) e la conseguente incapacità del cuore di dilatarsi e contrarsi. Essa può avere origine da diverse cause, fra cui l’estensione dell’infiammazione dal miocardio al pericardio
  • Scompenso cardiaco, o insufficienza cardiaca: il cuore si trova a non poter pompare quantità di sangue sufficienti ad alimentare tessuti e organi. I sintomi di tale condizione si presentano dapprima subito dopo lo sforzo, ma in seguito compaiono anche in momenti di riposo
  • Ictus, che si sviluppa in modo improvviso. Se il miocardio risulta lesionato e dunque il sangue non può essere correttamente pompato, è più alto il rischio della formazione di coaguli. Essi finiscono per ostruire i vasi sanguigni
  • Infarto, dovuto proprio a un apporto troppo scarso di sangue ai tessuti, che vanno incontro alla necrosi

Talvolta, la miocardite porta alla morte improvvisa: si tratta fortunatamente di un rischio non comune, ma fondamentale è il ruolo di una diagnosi tempestiva e della pianificazione di un trattamento adeguato, anche in soggetti del tutto sani. Si stima che la miocardite presenti una mortalità equivalente al 10% dei casi.

In seguito al trattamento, è importante che il paziente non pratichi attività fisica per almeno 3 mesi, in alcuni casi fino a 6 mesi. È sempre lo specialista a individuare il giusto periodo di adattamento dell’organismo: nel momento in cui dalle analisi del sangue e dagli altri accertamenti emerge una situazione normalizzata e stabile, il paziente può avere il via libera per dedicarsi allo sport.

Anche la dieta ha una parte importante: è bene consumare cibi a basso contenuto di sale. Il paziente dovrebbe inoltre evitare il fumo e le bevande alcoliche.

Non è possibile prevenire lo sviluppo della miocardite, ma certamente mantenere uno stile di vita equilibrato e sano è sempre il modo migliore per contribuire attivamente al benessere del proprio organismo.

Oltre a un’alimentazione rigorosa, è consigliabile portare avanti pratiche di igiene personale molto attente, in modo da evitare il più possibile il rischio di infezioni virali: ad esempio lavare spesso le mani con acqua e sapone. Infine, è indispensabile sottoporsi a regolari visite cardiologiche ed esami di controllo presso strutture specializzate
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