Mammografia

La Mammografia è il test radiologico di riferimento nei programmi di screening mammografico che consente di rilevare precocemente alterazioni o modificazioni nei tessuti che compongono il seno.

Se eseguito ad intervalli regolari, in alcune circostanze il test può evidenziare discrepanze per le quali occorre implementare l’indagine diagnostica: nella stragrande maggioranza dei casi sottoposti ad ulteriore verifica, i controlli effettuati escludono la presenza di tumori maligni

Che cos'è

Non tutte le lesioni neoplastiche vengono però evidenziate tramite la mammografia bilaterale di screening: specie se mascherate dalla maggior densità della mammella, condizione che si ritrova spesso in donne giovani e in donne in età fertile. Con l’invecchiamento dell’organismo e l’avvento della menopausa, i cambiamenti fisiologici del tessuto ghiandolare consentono l’individuazione di possibili carcinomi mammari, anche molto piccoli, attraverso la decodifica delle immagini acquisite. 

L’esame mammografico è dunque il metodo più affidabile, oggi disponibile, per tracciare un tumore prima di essere rilevato alla semplice palpazione, cioé inferiore ad 1 cm. Per raggiungere questa caratteristica morfologica, una lesione impiega dai 5 ai 10 anni ed i carcinomi affrontati nelle tipologie al di sotto del cm di diametro risultano guaribili nel 90% dei pazienti. Da qui l’importanza della diagnosi precoce che si conferma fondamentale nel trattamento chirurgico conservativo dei seni colpiti da neoplasia.

A cosa serve e come si svolge

Come si fa la Mammografia? L’indagine viene effettuata mediante l’utilizzo di tecnologie - i mammografi - che, sfruttando basse dosi di raggi x, “leggono” la mammella fornendo al medico specialista (senologo) due radiografie per seno nell’arco di soli 15 minuti. 

Ma come si esegue precisamente una mammografia? Per completare l’esame è necessario stringere la mammella tra due lastre e ciò favorisce la definizione dell’immagine radiografica con l’obiettivo di ottenere informazioni dettagliate, fin nei minimi particolari, circa lo stato di salute dei seni. La compressione del seno è graduale e facilita la tollerabilità dell’esecuzione.

La metodica non provoca danni ai tessuti e se ci si chiede se la mammografia è dolorosa la risposta è no, anche se alcune donne la trovano fastidiosa. Il disagio è però limitato alla durata dell’esame.

Quando farla

Molte donne si chiedono quando fare la mammografia: è preferibile sottoporsi a mammografia entro i primi 7/10 giorni del ciclo. Da evitare invece in fase premestruale in ragione della maggior tensione mammaria che può rendere il test fastidioso. Al pari di qualsiasi altro esame radiografico, per le donne in gravidanza è consigliata solo se strettamente necessaria e dietro specifica prescrizione del medico curante: non vi sono invece controindicazioni durante il periodo dell’allattamento. 

Mammografia ogni quanto farla e a che età? Gli specialisti rispondono anche a questi due interroga-tivi, rifacendosi alle indicazioni diagnostiche standard: un esame ogni 24 mesi tra i 50 ed i 69 anni, mentre nelle donne di età compresa tra i 40 ed i 49 anni, la Mammografia andrebbe eseguita rispettando un intervallo minimo di 12 mesi ed uno massimo di 18.

L’esperienza insegna che l’appuntamento per l’esame mammografico è bene non corrisponda al periodo in cui la sensibilità dei seni risulta più marcata: no, dunque, alla settimana prima del ciclo me-struale e ai giorni del ciclo.

Per l’igiene personale è sconsigliato l’utilizzo, il giorno della mammografia bilaterale, di deodoranti, creme, profumi o polvere di talco. Le micro-particelle contenute nei prodotti di bellezza possono alterare la qualità dell’immagine radiografica.

L’abbigliamento suggerito è quello di maggior comodità anche ai fini dell’esecuzione dell’esame: preferibili camicie e pantaloni/gonne piuttosto che vestiti a pezzo unico. Se preoccupa il fatto di non ricordare tutte le domande da rivolgere al medico radiologo e al medico senologo, conviene appuntarsi i vari sintomi lamentati, i cambiamenti e le modificazioni riscontrati sul seno così da riportare chiaramente la situazione agli specialisti alcuni minuti prima dell’indagine strumentale.

Non trascurare nessun aspetto e nessuna notizia su precedenti di tumore in famiglia, terapie in atto, interventi chirurgici del passato. Infine, conservare con cura gli esiti delle mammografie in modo che il medico specialista possa confrontare, rapidamente, i vari referti e verificare eventuali anomalie tra un esame e l’altro.

Numerose donne, giustamente, si pongono una serie di domande prima di affrontare l’appuntamento con il tecnico radiologo che le seguirà nel corso dell’esame mammografico. Quesiti inerenti la propria fisicità, l’assunzione di farmaci, i comportamenti da adottare, il perché mammografia e ciclo mestruale confliggono, perché mammografia e gravidanza non sono sempre compatibili, il timore di una mammografia dolorosa, il chiedersi se la mammografia è pericolosa per la loro salute, se mammografia e allattamento si escludono a vicenda. 

Qualche esempio? Chi ha un seno piccolo può pensare di essere immune dalla possibilità di sviluppare, negli anni, la malattia oncologica: questa riflessione non corrisponde  a verità e alla realtà statistica, poiché la ghiandola mammaria, a prescindere dalla taglia del seno, è comunque presente. 

E, ancora: chi osserva prescrizioni farmacologiche per patologie concomitanti - compresa la chemioterapia - non deve sospenderle; chi ha una protesi mammaria può ugualmente sottoporsi a mammografia seppur integrata da ecografia o altri esami; chi fa uso di contraccettivi orali è bene rispetti i consigli del ginecologo e lo consulti qualora abbia dubbi su mammografia e concepimento; chi sta assumendo terapia ormonale sostitutiva in menopausa, non ne decida l’interruzione in autonomia e senza aver consultato il proprio senologo. 

Stesso discorso per chi ha subito un intervento di angioplastica coronarica o la sostituzione di valvole cardiache con protesi biologica/meccanica: nessuna limitazione, la mammografia non è dannosa. Nelle portatrici di pacemaker/defibrillatore esterno al muscolo cardiaco, l’unica avvertenza è quella d’informare i tecnici radiologi sul corretto posizionamento del device in modo da non pregiudicare la completa visualizzazione della ghiandola mammaria e dover ripetere l’esame in un secondo momento. 

Anche per chi soffre di problemi alla tiroide - le disfunzioni della ghiandola endocrina sono piuttosto frequenti nella popolazione femminile in età fertile - non sussiste particolare controindicazione all’esame mammografico. Un po’ di cautela non guasta; meglio non far coincidere la Mammografia con altre indagini strumentali che prevedono l’iniezione endovenosa di mezzo di contrasto.

Un’annotazione di premessa va spesa sulla validità percentuale dei programmi di screening mammo-grafico che puntano a come prevenire il cancro al seno: la riduzione delle morti per tumore della mammella è oggi pari a 35 punti su 100. Un risultato che fa ben sperare per il futuro della salute di milioni di donne che vivono e lavorano nel nostro Paese; e che in parte lottano, ogni giorno, contro una malattia sempre più debellabile: grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce e alla costante ricerca medico-scientifica.

Quanti tipi di mammografia esistono? La più comune “arma” di difesa nella prevenzione del tumore al seno è quella analogica: l’immagine della ghiandola mammaria viene impressa su lastre come nelle normali radiografie scheletriche. Questa immagine, una volta catturata dal mammografo, non è più modificabile in senso assoluto. 

Con la mammografia digitale, la prevenzione del carcinoma mammario sfrutta i dettagli della mam-mella evidenziati attraverso un sistema che li visualizza direttamente al computer. I vantaggi della tecnologia digitale sono: minor dose radiogena, maggiore sensibilità, migliore risoluzione del contrasto, compensazione degli errori di esposizione, riduzione del numero dei radiogrammi da eseguire, tempistica dell’indagine abbreviata, trasmissione a distanza dei dati, archiviazione informatica, diagnosi più sicure per carcinomi localizzati in aree periferiche. 

L’ulteriore avanguardia in campo diagnostico nella prevenzione del cancro al seno è rappresentata ora dalla tomosintesi: la differenza sta nella tridimensionalità e nella più alta definizione. La mammella viene infatti scomposta in tanti strati che poi, sovrapposti, ne ricostruiscono la figura nella sua interezza: un indubbio vantaggio per i seni difficili da leggere – i seni densi – analizzati più nello specifico svelando così tumori altrimenti mascherati. Il risultato di fondo è l’accuratezza dimostrata per neoplasie invisibili al test tradizionale.

Se la mammografia risulta normale, il medico radiologo non farà altro che invitare la paziente all’appuntamento successivo assicurandosi il rispetto della data del controllo in genere 2 anni dopo. 

Se l'esame, al contrario, evidenzia anomalie o alterazioni (quali opacità nodulari, addensamenti, distorsioni del disegno mammario, microcalcificazioni) lo specialista, considerati gli elementi in suo possesso e definito lo status clinico del soggetto, può optare per indagini strumentali aggiuntive, ad esempio: 
  • Mammografia di approfondimento allo scopo di acquisire ulteriori immagini del seno, in proiezioni differenti e con ingrandimenti dell’area sospetta. La mammografia con mezzo di contrasto (CESM) aiuta a riconoscere la vascolarizzazione dei noduli maligni
  • Visita senologica/chirurgica indirizzata alla valutazione - prima con la donna seduta e poi sdraiata sulla schiena - di entrambe le mammelle dal punto di vista della forma, della simmetria, aspetto della cute, dimensioni complessive; 
  • Risonanza Magnetica.

Tutte opzioni definite a zero invasività, oppure in associazione a:
  • Agoaspirato per analisi citologica  
  • Biopsia o microbiopsia per analisi istologica
  • Galattografia (o Duttografia).
 

Agoaspirato, Biopsia e Microbiopsia, Galattografia-Duttografia: cosa sono e in cosa si differenziano


L’Agoaspirato consiste nel prelevare campioni di cellule per l’analisi citologica: si esegue in ambulatorio. Un risultato negativo riduce il ricorso alla successiva biopsia mammaria. Prevede più modalità d’effettuazione in base al tipo di lesione. In caso di lesioni non palpabili è richiesta la guida ecografica o radiologica. In condizioni di lesioni palpabili l’agoaspirato può essere completato a mano libera. La procedura è di pochi secondi e non provoca dolore eccessivo e complicanze: tuttavia non è da escludere la formazione di micro-ematomi nell’area di prelievo.

Il referto dell’agoaspirato può essere:
  • NEGATIVO, non vengono evidenziate cellule anormali
  • DUBBIO, alcune cellule non hanno caratteristiche normali
  • SOSPETTO, vengono riconosciute cellule “spia” di una probabile neoplasia
  • POSITIVO, presenza di cellule tumorali
  • INADEGUATO, il campione ottenuto non permette la diagnosi per lo scarso numero di cellule contenute. Il tecnico di laboratorio decide se ripetere il prelievo o scegliere un esame alternativo.


Biopsia o Microbiopsia?

La Biopsia e la Microbiopsia della mammella trovano indicazione nelle pazienti in cui gli accertamenti fatti in precedenza non abbiano fornito notizie complete e definitive in merito al tessuto mammario in corrispondenza della lesione tumorale.

In condizioni di lesioni palpabili, per prelevare alcuni frammenti di tessuto mammario vengono impiegati aghi leggermente più grandi rispetto a quelli dedicati all’analisi citologica. Per le lesioni piccole - difficilmente palpabili - si possono adottare strumentazioni di avanzato livello tecnologico che sotto guida radiografica-ecografica, consentono di  “asportare” minuscole porzioni tissutali utili all’analisi istologica. Il prelievo è eseguito in ambulatorio, in anestesia locale e in modo incruento.

Rare le complicanze: può insorgere un indolenzimento nella sede del prelievo e persistere per qualche ora; può formarsi un piccolo ematoma (ristagno di sangue) che non necessita di alcuna terapia farmacologica.
 

Galattografia o Duttografia?

Il dotto galattoforo corrisponde ad un piccolo canale escretore entro il quale scorre il latte materno nel periodo dell’alimentazione al seno del neonato. Questo test radiologico permette di visualizzare il lume dei dotti dell’intera ghiandola mammaria. La Galattografia o Duttografia è consigliata alle pazienti nel momento in cui dai pori del capezzolo si verificano abbondanti fuoriuscite di tipo sierosoematico. 

L’indagine è rivolta a ricercare alcune anomalie quali conseguenze di tumori, solitamente a decorso benigno, chiamati papillomi. L’esame si effettua iniettando, tramite aghi cavi, un mezzo di contrasto radiopaco nel poro colpito da sanguinamento per poi ottenere una serie di radiografie. La Duttografia non provoca dolore, non richiede il ricovero in strutture ospedaliere, né il ricorso all’anestesia.
 

Approfondimenti diagnostici: il dopo

Nella pressoché totale maggioranza dei casi, l’iter di approfondimento della diagnosi termina con un risultato rassicurante per le donne. Tuttavia, potranno essere necessari test ravvicinati (programma di follow-up) per un periodo limitato prima di rientrare nei normali percorsi di screening mammografico, con l’invito ad eseguire una Mammografia ogni 24 mesi specialmente se soggetti femminili compresi nella fascia d’età più “delicata”: tra i 50 ed i 69 anni.

Mammografia o Ecografia Mammaria? La differenza tra ecografia mammaria e Mammografia sta nel modello d’indagine: mentre l’Ecografia mammaria sfrutta le onde sonore (gli ultrasuoni) per l’elaborazione delle immagini diagnostiche, la Mammografia impiega i raggi x.

Meglio la mammografia o l’ecografia? Il primo esame è ritenuto più efficace nell’individuazione di lesioni tumorali anche millimetriche e che l’ecografia spesso non riesce a “mettere a fuoco”. Inoltre, se la mammografia trova indicazione prevalente nelle donne di mezza età che presentano seni con percentuali maggiori di tessuto adiposo (grasso), di contro l’Ecografia è più utilizzata nei soggetti femminili giovani la cui densità ghiandolare delle mammelle è preponderante. Entrambe sono metodiche indolore.

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