Visita oculistica

La visita oculistica è la procedura medica che consente di prevenire e diagnosticare diverse patologie e problematiche riguardanti gli occhi.

Una visita oculistica prevede una serie di test per valutare la vista e verificare la presenza di eventuali patologie o disturbi oculari. L'oculista utilizzerà vari strumenti, farà brillare gli occhi e chiederà di guardare attraverso una serie di lenti. Ogni test durante la visita oculistica valuta un aspetto diverso della vista o della salute degli occhi. Talvolta può essere necessaria anche una  visita specialistica oculistica di secondo livello, che si rende necessaria per il trattamento della precisa patologia rilevata o ipotizzata.

Come ogni elemento altamente complesso, l’occhio umano è dotato di una struttura sofisticata, il cui equilibrio è facilmente alterabile. Esso è costantemente irrorato dall’umor acqueo, una sostanza liquida trasparente che nutre cornea e cristallino, permette all’occhio stesso di mettere a fuoco nel modo corretto e defluisce regolarmente attraverso il trabecolato (il sistema apposito nell’angolo irido-corneale).
Il bulbo oculare è costituito da tre componenti:
 
  • Tonaca interna, ossia la retina. Questo sottile tessuto, composto da dieci strati di cellule nervose, riveste quasi tutta la parte interna dell’occhio. Le cellule che ne fanno parte sono i coni, che consentono la visione a colori, e i bastoncelli, responsabili della visione d’insieme e di quella crepuscolare. Al centro della retina è localizzata la macula, che a sua volta contiene la fovea, un piccolo avvallamento di forma circolare dove sono presenti soltanto i coni: si tratta del punto di massima acutezza visiva.
  • Tonaca media o uvea, divisa in: coroide, la lamina ricca di vasi sanguigni, che fornisce alla retina il nutrimento necessario; corpo ciliare, che produce l’umor acqueo; iride, la membrana al centro della quale è presente l’apertura della pupilla, attraverso cui penetrano i raggi di luce e passa l’umor acqueo in uscita; cristallino, la lente biconvessa e trasparente che, grazie a un’azione di adattamento continuo, consente ai raggi di luce provenienti dagli oggetti di essere correttamente messi a fuoco sulla retina.
  • Tonaca esterna, in cui si trovano sclera (il “bianco” dell’occhio) e cornea, la membrana trasparente e convessa nella sua parte anteriore.

La dinamica della visione si attua grazie al percorso retino-corticale: la luce dell’ambiente viene assimilata attraverso camera anteriore e pupilla, per poi passare attraverso il cristallino; come una vera e propria pellicola sensibile, la retina che riceve la luce e gli stimoli cromatici invia al cervello tutte le informazioni attraverso il nervo ottico (composto da quasi un milione di fibre nervose). È così che il cervello elabora al suo interno i dati per tradurli in una immagine.

A cosa serve la visita oculistica

Una rigorosa visita agli occhi ha il fine di tenere sotto controllo la salute dell’apparato visivo e individuare problemi della vista al loro primo stadio, quando sono più curabili. Esami oculistici regolari consentono al allo specialista di aiutare il paziente a correggere o ad adattarsi ai cambiamenti della vista e di fornire consigli sulla cura degli occhi.
 

Quando sottoporsi a una visita oculistica


Diversi fattori possono determinare la frequenza della visita oculistica, tra cui l'età, lo stato di salute e il rischio di sviluppare problemi agli occhi. Le linee guida generali sono le seguenti:
 

Bambini di 3 anni o meno


Il pediatra probabilmente controllerà gli occhi del bambino per verificarne lo sviluppo sano e per cercare i problemi oculari più comuni nell'infanzia: occhio pigro, occhio strabico o occhi disallineati. Un esame oculistico più completo, effettuato tra i 3 e i 5 anni di età, consente di individuare eventuali problemi di visione e di allineamento degli occhi.
 

Bambini e adolescenti in età scolare - entro i 6 anni e a 12


Un’altra fase importante per il controllo della vista di proprio figlio prima dell’inizio della scuola. Il medico del bambino può consigliare la frequenza delle visite oculistiche successive.
 

Adulti


Una visita oculistica di controllo è consigliabile almeno:
 
  • ogni 5 anni fino a 39 anni d’età (soprattutto se in famiglia sono presenti patologie degli occhi)
  • ogni 2 dai 40 anni d’età (che è anche la fase in cui iniziano a emergere i primi segni di presbiopia),
  • ogni anno dai 60 in su (soprattutto per prevenire lo sviluppo di un glaucoma). Può quindi essere effettuata come forma di prevenzione, a maggior ragione per i pazienti caratterizzati da difetti di rifrazione (miopia, astigmatismo, ipermetropia).
  • In alcuni casi, è il medico a prescriverla quando il paziente lamenta uno o più dei seguenti sintomi: abbassamento dell’acuità visiva; vista annebbiata; rilevamento di macchie, aloni, puntini nel campo visivo; oscuramento di una parte del campo visivo; lesione oculare.

La frequenza con cui sottoporsi a controlli oculistici aumenta in presenza di:
 
  • occhiali o le lenti a contatto
  • storia familiare di malattie oculari o di perdita della vista
  • malattia cronica che espone a un rischio maggiore di malattie oculari, come ad esempio il diabete o assunzione di farmaci che hanno effetti collaterali sugli occhi

Ecco i disturbi che possono essere rilevati più di frequente:
 
  • Maculopatia, che interessa la macula e in particolare colpisce l’epitelio pigmentato e la coroide, i tessuti su cui poggia la retina. In genere è l’età avanzata la principale (ma non unica) causa di questa patologia, che si manifesta con la graduale perdita della visione centrale e una conseguente limitazione della vista.
  • Glaucoma, che, se non debitamente affrontato, può costituire causa di cecità. La formazione di ostruzioni nel sistema venoso può inibire il flusso dell’umor acqueo, il quale, pur essendo costantemente prodotto, non è più libero di fluire. Il suo graduale accumulo incide sulla pressione intraoculare (il rapporto fra l’umor acqueo prodotto e quello drenato), nonché sui vasi sanguigni che irrorano il nervo ottico, che finiscono per comprimersi con conseguente danno al nervo stesso. La pressione intraoculare è un elemento indispensabile per la salute dell’occhio, poiché incide sulla condizione del bulbo oculare e dei muscoli circostanti, influenzando così la capacità di rifrazione.
  • Cataratta, nei pazienti più anziani, ossia l’opacità del cristallino che inficia la visione.
  • Patologie vascolari della retina, fra cui la retinopatia diabetica. L’alterazione dei vasi sanguigni dovuta al diabete mellito può gradualmente portare a questa patologia, che se non diagnosticata può a sua volta provocare cecità.
  • Distacco del vitreo, che si manifesta con il tipico fenomeno delle “mosche volanti” (la sensazione di vedere filamenti e puntini davanti agli occhi). Si tratta di un fenomeno comune dai 45 anni in poi, ma può presentarsi anche prima in caso di miopia. Di per sé non è allarmante, ma in alcuni casi la visione di lampi di luce durante il giorno può essere associata a distacco della retina, che subisce la trazione del vitreo.
  • Distacco della retina, che comporta lo scollamento della retina dalla parete oculare e può causare la morte cellulare in 48 ore, con perdita progressiva della vista.
  • Ischemia del nervo ottico, provocata dalla mancata irrorazione sanguigna del nervo ottico, con morte delle cellule.
  • Edema della papilla ottica, ossia il rigonfiamento del disco ottico.

Prima di sottoporsi a una visita oculistica completa, il paziente deve tenere a mente alcuni punti chiave:
 
  • Nel caso portasse lenti corneali (meglio note come lenti a contatto), dovrebbe evitare di indossarle almeno per i 3 giorni precedenti l’esame
  • Deve portare con sé tutti gli eventuali referti clinici relativi agli occhi ottenuti da esami precedenti, una lista dei farmaci assunti regolarmente e gli occhiali che indossa solitamente (che siano per vedere da lontano o da vicino).
 

L’esame complessivo dell’occhio cosa comprende?


Il primo passo per l’oculista è la raccolta di tutte le informazioni riferite dal paziente, comprese storia clinica familiare e problematiche oculari emerse in precedenza. Il medico procede poi a osservare direttamente il viso, la testa e l’apparato oculare del paziente, concentrandosi sulle palpebre, su possibili anomalie legate a patologie dell’orbita o dell’apparato lacrimale, sulle caratteristiche della pupilla. In seguito, ricorre ad alcuni esami strumentali.
 

Biomicroscopia


Detta anche esame alla lampada a fessura, consente di valutare palpebre, congiuntiva, sclera, cornea, camera anteriore, iride e cristallino con un intenso ingrandimento, nonché (grazie all’aggiunta di lenti specifiche) angolo irido-corneale, corpo vitreo, retina e testa del nervo ottico. Si tratta del primo basilare elemento per sospettare o rilevare diversi tipi di patologia oculare.
 

Autorefrattometria


Consiste nell’esame computerizzato che determina in modo oggettivo il difetto refrattivo del paziente e fornisce una primissima valutazione della trasparenza di cornea e cristallino.
 

Esame dell’acuità visiva


Grazie alla lettura dell’ottotipo (il caratteristico pannello contenente lettere o simboli di dimensioni decrescenti), è possibile definire la capacità del paziente di mettere a fuoco, con e senza le lenti correttive.
 

Tonometria


L’obiettivo di questo esame è misurare la pressione intraoculare, che risulta regolare quando compresa tra 10 e 21 mmHg (millimetri di mercurio). Se troppo elevata, potrebbe essere indice o fattore di rischio di glaucoma.

Possono essere utilizzate tre tecniche, durante le quali il paziente, seduto con mento e fronte appoggiati al tonometro, deve mantenere gli occhi aperti e puntare lo sguardo su un punto illuminato:
 
  • Con la tonometria a soffio, viene prodotto un getto d’aria che fa forza sulla cornea
  • Con il tonometro a rimbalzo si poggia una sottilissima sonda su diversi punti dell’occhio per valutarne la resistenza
  • La tonometria di Goldmann viene eseguita con anestesia, in quanto lo strumento va a diretto contatto con la cornea per imprimere forza su di essa.
 

Fundus oculi


L’esame del fondo oculare (fundus oculi in latino) ha l’obiettivo di analizzare le strutture oculari localizzate dietro iride e cristallino, ossia: corpo vitreo, retina centrale (in particolare dov’è contenuta la macula), retina periferica, papilla ottica (la zona intraoculare del nervo ottico).

Questa particolare fase dell’esame è quella che richiede la dilatazione della pupilla, attraverso la somministrazione di poche gocce di collirio midriatico, preparato con principi attivi ad azione anticolinergica. Una volta applicato il collirio, il paziente deve attendere circa 15-20 minuti, ossia il tempo necessario alla pupilla per dilatarsi.

Trascorse queste tempistiche, il paziente si siede davanti all’oculista, con fronte e monte poggiati all’apposito dispositivo. Per l’osservazione, il medico avvicina una lente a entrambi gli occhi del paziente oppure la pone a contatto diretto con l’occhio stesso.

Una volta terminata la visita oculistica e raccolte tutte le informazioni possibili, tre sono le principali strade:
 
  • Se lo specialista sospetta una patologia ma non possiede dati sufficienti per una diagnosi certa, raccomanda esami diagnostici di approfondimento;
  • Se ha già rilevato un disturbo definito, può prescrivere il trattamento più opportuno;
  • Se non ha identificato problematiche particolari, può semplicemente indicare i tempi necessari a un nuovo controllo oculistico.

In genere, la durata totale di una visita spazia dai 15 ai 30 minuti. Queste tempistiche potrebbero dilatarsi in caso di situazioni complesse. In particolare, l’esame del fundus oculi può durare pochissimi minuti oppure prendere più tempo, a seconda della patologia eventualmente emersa oppure della modalità di analisi del fondo oculare, che può variare in base alle esigenze del paziente.

Dopo l’applicazione del collirio midriatico, la pupilla resta dilatata nel modo più efficace per almeno 60 minuti.

Ma, in totale, quanto dura l’effetto delle gocce applicate dall’oculista? In genere almeno 2 ore, che possono protrarsi fino a 4, durante le quali il paziente sperimenta una tipica sensazione di abbagliamento a contatto con la luce e un offuscamento visivo che rende difficile la lettura.

Ecco perché scatta la conseguente domanda: con le gocce applicate dall’oculista dopo quanto si può guidare? È bene attendere che passino le 2 ore successive alla visita, in modo da gestire la guida con tutte le facoltà visive ottimali. Ancora meglio sarebbe poter beneficiare della presenza di un accompagnatore, a maggior ragione se il paziente è in età avanzata o soffre di un difetto visivo particolarmente complesso. Sono stati infatti registrati alcuni casi (fortunatamente rari) in cui l’offuscamento della vista si è protratto fino a 24-48 ore. Una volta esaurito l’effetto del collirio, il paziente può regolarmente tornare alle proprie attività quotidiane.

In base ai risultati ottenuti durante la visita oculistica, il medico può decidere di prescrivere esami diagnostici di approfondimento, in particolare per analizzare nel modo migliore lo stato di cornea, cristallino e retina. Si tratta di esami privi di contatto con l’occhio:
 

Fondamentale per la qualità della vita, l’apparato visivo deve essere oggetto delle più attente cure. Ecco perché è essenziale sottoporsi a una visita oculistica, convenzionata o privata, nelle strutture specializzate più all’avanguardia in termini di approccio e tecnologia a disposizione.

Gli ospedali GVM Care & Research offrono la possibilità di un percorso a 360 gradi, che dalla diagnosi possa sfociare nella pianificazione del trattamento ottimale. Il paziente può contare non solo sull’esperienza e sulla competenza di un team multidisciplinare, ma anche su una visione che mette sempre al centro il comfort e il benessere psicofisico in tutte le possibili sfumature.

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