Protesi ginocchio

La protesi al ginocchio è la soluzione ottimale per molte situazioni di degenerazione articolare, soprattutto data dalla gonartrosi.

 

Le protesi di ginocchio: tipologie e intervento

La protesi al ginocchio è infatti la soluzione al dolore e alla limitazione dei movimenti provocati dalla  gonartrosi, patologia degenerativa che interessa le articolazioni del ginocchio, purtroppo piuttosto comune. La chirurgia ha fatto notevoli passi avanti in questo campo, un’aspettativa di vita più lunga richiede infatti risposte più specifiche alle trasformazioni dell’organismo e alle problematiche che ne derivano. Ma come mai si interviene con l’applicazione di protesi alle ginocchia?

Prima di tutto è necessario ricordare che il ginocchio, situato a metà della gamba, è un’articolazione. Natura e posizione lo rendono assolutamente essenziale in azioni che sembrano scontate: è infatti grazie al ginocchio che le gambe possono piegarsi, distendersi e ruotare, consentendoci di camminare, correre, saltare. La sua intera struttura è composta di 3 comparti: mediale, laterale o femoro-rotuleo.

Questi gli elementi che la costituiscono:
  • 4 ossa, femore, tibia, perone e rotula. Quest’ultimo, di forma rotonda, protegge l’articolazione.
  • 2 menischi, mediano e laterale, posti proprio tra femore e tibia per evitarne l’usura durante lo scivolamento l’uno sull’altra. Questi strati di cartilagine fibrosa, dalla caratteristica forma semilunare, consentono ai movimenti la caratteristica fluidità.
  • 4 legamenti, fatti di tessuti connettivi fibrosi, il cui ruolo è rendere stabile l’articolazione. Questi legamenti sono crociato anteriore, crociato posteriore, collaterale mediale e collaterale laterale.
  • 2 muscoli, che supportano i legamenti nell’assicurare stabilità all’articolazione. Anteriormente vi è il quadricipite, mentre nella parte posteriore del ginocchio è presente il bicipite femorale.
L’articolazione, o capsula articolare, è avvolta dalla membrana sinoviale: il fluido che produce, il liquido sinoviale, ha il compito di ridurre ulteriormente l’attrito tra femore e tibia.

Perché può rendersi necessaria la protesi al ginocchio

Anche il ginocchio può essere soggetto a diverse patologie, a maggior ragione vista l’usura a cui è sottoposta questa articolazione durante l’arco della vita.

Fra le patologie è particolarmente comune la gonartrosi, o artrosi del ginocchio, una degenerazione cronica dell’articolazione che, iniziando con un danno della cartilagine, può provocarne la totale scomparsa. In genere si presenta con maggiore incidenza nelle donne e in età avanzata, ma non è più così infrequente anche in soggetti più giovani, in quanto può anche essere causata da traumi violenti (anche in ambito sportivo), rottura dei legamenti o interventi chirurgici non correttamente riusciti.

La gonartrosi implica un’usura progressiva del ginocchio e in particolare della cartilagine che fa da rivestimento interno, ma compromette anche legamenti, tendini e osso subcondrale. Si danneggia così la funzionalità del ginocchio nella sua interezza. Lo strato di cartilagine è essenziale nell’attutire gli urti e l’attrito provocati dal movimento: la sua assenza causa quindi l’instabilità del ginocchio. Proprio per questa meccanica di sviluppo della patologia, è da considerare un fattore di rischio, oltre alla familiarità: l’obesità. La gonartrosi si manifesta con sintomi come dolore, gonfiore, rigidità e difficoltà nel movimento, nonché, nei casi più gravi, con deformazioni molto evidenti o perfino con la perdita completa della funzionalità articolare.

Possono esservi anche altre cause all’origine di un intervento: l’artrite reumatoide, l’osteonecrosi del ginocchio o deformità congenite.

Se i sintomi risultano non invalidanti e la degenerazione non si trova ancora in uno stato avanzato, è possibile ricorrere come prima soluzione a terapie conservative, come ad esempio somministrazione di farmaci antinfiammatori, cure termali, fisioterapia, iniezioni di acido ialuronico per lubrificare l’articolazione. Trattamento conservativo di ultimissima generazione è la medicina rigenerativa, che stimola la rigenerazione della cartilagine. Se però tali terapie non riscuotono il successo sperato, si rende necessario l’impianto di una protesi per risolvere il problema.

Vi sono due tipi di protesi fra le quali lo specialista può riconoscere la soluzione più opportuna per il paziente, previa rigorosa valutazione della situazione. Come si è visto, la stessa scelta di intervenire chirurgicamente per impiantare una protesi al ginocchio non è necessariamente la prima opzione. Inoltre, la gonartrosi può coinvolgere un unico comparto dell’articolazione, così come due o perfino tutti e tre. In genere, il più vulnerabile alla patologia è quello mediale.


Protesi totale al ginocchio


La protesi completa al ginocchio si rende necessaria quando la struttura del ginocchio è ormai seriamente compromessa dall’artrosi in ognuno dei suoi comparti: il paziente lo percepisce chiaramente ogni giorno, in quanto non solo fatica a camminare, ma sperimenta un dolore costante anche in condizione di riposo. Ecco perché in questi casi le terapie non chirurgiche non riescono più a dare risultati.

Talvolta, se l’artrosi al ginocchio si presenta in una forma particolarmente grave o se il ginocchio stesso ha subito dei traumi violenti, è possibile procedere con l’intervento anche su pazienti fra i 30 e i 40 anni: situazione in verità meno frequente di quella classica, che vede questa operazione maggiormente diffusa nei pazienti fra i 45 e i 90 anni.

Come ogni metodica di intervento chirurgico, anche la protesi totale del ginocchio è stata protagonista di una lunga storia evolutiva: se le primissime protesi sono state utilizzate nel 1968, da allora si è costantemente cercato di ottimizzare tempi di intervento e ricovero, in modo tale da assicurare al paziente un recupero più rapido e il maggior benessere possibile.

Da questa esigenza sono nate le nuove tecniche mininvasive. Applicare alla maniera tradizionale una protesi di ginocchio totale può infatti comportare l’asportazione del legamento crociato anteriore o perfino di entrambi i legamenti crociati, le nuove tecniche consentono di conservare intatti questi ultimi, a tutto vantaggio della qualità di vita del paziente. Si parla in modo più specifico di protesi di ginocchio bicompartimentale quando non si opera su tutti e tre i comparti del ginocchio, ma si sostituiscono 2 componenti.


Protesi ginocchio monocompartimentale


La protesi monocompartimentale di ginocchio, o protesi parziale di ginocchio, è particolarmente indicata per pazienti con le seguenti caratteristiche:
  • un unico comparto del ginocchio presenta gonartrosi;
  • legamenti e cartilagine di altri comparti non danneggiati
  • assenza di rigidità articolari serie.
Non è invece consigliata nei grandi obesi, nei giovani che praticano sport a livello agonistico, nei soggetti con più di 60 anni e lesione del crociato, nei pazienti con artrite reumatoide attiva, con artropatia cristallina o condrocalcinosi gravi, oppure con deformità e rigidità del ginocchio ormai critiche. Trattandosi di una tecnica mininvasiva e per di più parziale, i benefici di una protesi monocompartimentale al ginocchio sono numerosi:
  • Primo fra tutti, si preservano entrambi i legamenti crociati, dando così stabilità al ginocchio durante tutti i suoi movimenti;
  • Il comparto sano non viene intaccato in alcuno dei suoi componenti muscolari, ossei e cartilaginei;
  • La durata dell’intervento è minore rispetto a quello tradizionale e gli elementi impiantati sono più piccoli;
  • L’incisione eseguita sulla pelle è molto ridotta e comporta quindi una cicatrice meno evidente;
  • Altrettanto ridotto è il rischio d’infezione;
  • Diminuiscono la perdita di sangue durante l’intervento e i dolori post-operatori;
  • I tempi di recupero si accorciano, dando al paziente la possibilità di tornare quasi immediatamente a sostenere carichi ed eventuali esercizi.
Impiantare una protesi di ginocchio parziale rappresenta un’ottima risposta anche in presenza di osteonecrosi del condilo femorale.

Un intervento di protesi di ginocchio ha naturalmente una procedura da seguire. Fondamentale è la collaborazione fra il chirurgo specializzato, l’anestesista e il team di consulenti: proprio per questo, l’operazione di protesi di ginocchio dev’essere eseguita presso strutture che assicurino un approccio multidisciplinare.

Si esegue in genere in anestesia generale o almeno con anestesia epidurale, il cui effetto è potenziato dalla somministrazione di sedativi. Se si tratta di impiantare una protesi di ginocchio totale, il chirurgo realizza un’incisione dov’è localizzata la rotula. Procede poi a spostare la rotola su un lato, rimuovere le estremità di tibia e femore che risultano usurate e a sostituirle con placche in metallo. Un ulteriore elemento in plastica, posizionato fra le placche, fungerà da cartilagine artificiale. Se anche la rotula risulta consumata, vi si impianta un’ulteriore placca metallica.

In caso di intervento di protesi parziale al ginocchio, si rimuove e sostituisce soltanto una porzione ossea. L’obiettivo finale è il medesimo: ridurre il dolore e migliorare la mobilità, con conseguenze positive sulla qualità della vita. La durata di un intervento di protesi di ginocchio dipende dalla soluzione scelta: circa 60 minuti per la protesi completa del ginocchio e circa 40 per quella parziale.

Importante quanto la presenza di un team altamente competente, è il sostegno delle più avanzate tecnologie. Fra queste, certamente il sistema robotico NAVIO, che si utilizza sia in caso di protesi totale sia per protesi monocompartimentale di ginocchio. NAVIO rappresenta un supporto all’avanguardia per l’expertise del chirurgo, grazie alla possibilità di pianificare l’intervento con grande precisione e di impostarlo in base al movimento e all’anatomia del singolo ginocchio.

Un livello altissimo di personalizzazione, raggiunto grazie all’utilizzo di sensori posizionati su tibia e femore del paziente che restituiscono l’immagine tridimensionale delle superfici. È così possibile determinare misura e ubicazione corrette per la protesi, con tantissimi vantaggi per il paziente: non solo potrà beneficiare di un recupero ancora più rapido, ma non percepirà una tipica sensazione, ovvero quella di avvertire la presenza di un oggetto estraneo. 

Dopo l’impianto di una protesi al ginocchio i tempi di recupero dipendono da numerosi elementi, non soltanto direttamente inerenti all’intervento materiale: oltre quindi alla tipologia di protesi di ginocchio, sono da tenere in considerazione l’età e lo stato di salute del paziente, così come eventuali operazioni chirurgiche precedentemente eseguite.

Se un tempo la modalità di recupero più diffusa era l’allettamento, oggi i medici seguono la via totalmente opposta: se possibile, il paziente deve tornare a muoversi immediatamente, naturalmente con il sostegno di appositi strumenti come deambulatore o stampelle. Tali strumenti saranno poi utilizzati in autonomia dal paziente durante la riabilitazione dopo la protesi di ginocchio, in genere per un periodo medio di 3-6 settimane, necessario alla guarigione della ferita, dei muscoli e dei legamenti nell’area interessata.

Una domanda sorge spesso nella persona che si deve sottoporre a questo intervento: quando si tratta di protesi al ginocchio, qual è la sua durata nel tempo? Si stima che più del 90-95% dei pazienti possa conservare la propria protesi parziale del ginocchio per oltre 10 anni, arrivando con protesi di ginocchio totale perfino ai 20. In seguito, è possibile sostituirla attraverso il medesimo procedimento.

Con una protesi al ginocchio, la riabilitazione può iniziare già durante il ricovero dal giorno seguente l’intervento, con un percorso di esercizi da eseguire con la guida del fisioterapista. Lo stesso fisioterapista saprà consigliare gli esercizi giusti da eseguire anche dopo il ritorno a casa. Con una protesi monocompartimentale di ginocchio, il recupero è in genere più rapido.

In ogni caso, dopo l’applicazione di una protesi di ginocchio, la riabilitazione richiede tempi specifici anche in relazione alla cura e alla tempestività con cui il paziente prende confidenza nei movimenti. Ad esempio, per tornare alla guida è consigliabile attendere fra le 4 e le 6 settimane dopo l’intervento, o quantomeno aspettare di poter flettere liberamente il ginocchio. E per entrare o uscire dal veicolo, è bene muoversi a piè pari.

Per quanto riguarda i lavori domestici, quelli più leggeri, è possibile già dopo poco tempo svolgere quelli meno impegnativi, ma è necessario aspettare 2 o 3 mesi prima di sollecitare il ginocchio con sforzi particolari.

Lo stesso ritorno alla professione è influenzato prima di tutto dal tipo di lavoro: nel caso si trattasse di un’attività sedentaria, è possibile riprenderla in un tempo minore. L’attenzione al movimento non si deve limitare all’utilizzo dell’auto. Quando si scende dal letto, è meglio farlo a piè pari e dal lato della gamba operata.

Anche l’uso delle scale è un momento potenzialmente delicato, soprattutto quando ancora ci si aiuta con le stampelle: è bene scenderle mettendo avanti la gamba operata, ma salirle avanzando invece l’altro arto.

Fra i gesti da evitare per non causare danni involontari alla protesi, vi sono:
  • Rotazione del ginocchio;
  • Compressione della ferita;
  • Accavallamento delle gambe;
  • Inginocchiamento;
  • Utilizzo di sedie eccessivamente basse.
È infine fondamentale sottoporsi ai controlli periodici, fin dal primo, che in genere viene fissato dopo 6-12 settimane circa. Dopo un anno da questo primo controllo post-operatorio, in assenza di particolari complicazioni, si fissa il secondo. In seguito, gli altri controlli saranno distanti 5 anni l’uno dall’altro.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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