Per affrontare l'ipertrofia prostatica benigna la terapia adottabile dipende dalla gravità dei sintomi e dalla risposta individuale del paziente. È bene fare ancora una volta un cenno alla benignità di questa condizione, accompagnata da un altro elemento molto rilevante.
L'ipertrofia prostatica
può regredire? S
ì, se diagnosticata e trattata con efficacia. Inoltre, non sono state riscontrate connessioni fra l’ingrossamento della prostata e il tumore della ghiandola stessa, sebbene le due patologie possano manifestarsi nello stesso paziente.
La terapia per ipertrofia prostatica benigna può inizialmente includere l’assunzione di
farmaci alfa-bloccanti, che agiscono rilassando i muscoli intorno alla prostata e nel collo della vescica, migliorando così il flusso urinario. I
farmaci antiandrogeni, che riducono i livelli di ormoni maschili, possono essere prescritti per ridurre le dimensioni della prostata. Va però detto che alcuni trattamenti farmacologici possono causare effetti collaterali nella sfera sessuale, in particolare un calo del desiderio, eiaculazione retrograda (lo sperma viene introdotto in vescica invece che espulso all’esterno) o
disfunzione erettile. Altro effetto indesiderato può essere l’ipotensione ortostatica, ovvero una pressione arteriosa troppo bassa.
Per i casi più gravi di ostruzione urinaria o di resistenza al trattamento farmacologico, è possibile valutare l’opportunità di un
intervento chirurgico. Diverse procedure chirurgiche, molto meno invasive rispetto a quella tradizionale a cielo aperto, sono oggi disponibili.
Resezione transuretrale della prostata (TURP)
Si esegue con anestesia generale oppure spinale. Il paziente si posiziona disteso supino sul lettino operatorio e gli viene somministrata la tipologia di anestesia ritenuta opportuna. Il chirurgo introduce nella prostata per via trans-uretrale il resettoscopio e asporta la parte più interna della ghiandola, causa dell’ostruzione urinaria.
Trattamento con laser
La sua applicazione in questo particolare campo medico è ormai diffusa, grazie alla sua mininvasività. Sono state messe a punto tre tecniche con l’utilizzo del laser:
enucleazione (asportazione completa)
, vaporizzazione e vapoenucleazione (una combinazione delle prime due).
Per
l’enucleazione di adenomi prostatici è possibile utilizzare il
laser a olmio, il cui uso è già largamente sperimentato. Dopo che al paziente è stata somministrata l’anestesia spinale, si fa risalire dall’uretra fino alla prostata uno strumento dotato di fibra ottica e fibra laser a olmio. Avviene dunque la morcellazione, ossia la riduzione in frammenti dell’adenoma.
Per livelli ancora più alti di efficacia, è possibile eseguire l’intervento con il
laser al tullio ad alta potenza (fino a 200 watt), che assicura un’elevatissima precisione nell’incisione e una coagulazione rapida del tessuto. Questa tecnica può essere utilizzata nel trattamento non solo dell’ipertrofia prostatica benigna, ma anche di
sclerosi del collo vescicale, condilomatosi genito-urinaria, lesioni pre-cancerose e tumori superficiali del pene.
Con il laser al tullio, è possibile eseguire una vaporizzazione con un’elevata quantità di energia mirata sul tessuto prostatico ostruente, con cui però la fibra laser non entra in contatto diretto: ciò consente una più
efficace coagulazione e favorisce quindi i tempi e i modi di ripresa del paziente.
Le tecniche presentano tutta una serie di benefici:
- È possibile intervenire anche su una prostata di volume significativo
- Rende possibile rimuovere il catetere vescicale dopo 24 ore
- I tempi di cateterizzazione e di ospedalizzazione si riducono circa della metà
- Si riduce di molto il sanguinamento post-intervento è molto ridotto (anche nei pazienti cardiopatici che assumono anticoagulanti),
- I rischi di infezione sono notevolmente minori
- È possibile eseguire in seguito l'esame istologico dei tessuti asportati, in modo da diagnosticare tempestivamente eventuali formazioni tumorali.
Il miglioramento della minzione è praticamente istantaneo e gli altri sintomi impiegano circa quattro settimane per scomparire. La scelta del trattamento giusto viene effettuata dallo specialista in base a diversi fattori, tra cui l'età del paziente, la gravità dei sintomi e la presenza di eventuali complicazioni.
È quindi fondamentale discutere apertamente con il proprio medico della problematica e di tutte le opzioni disponibili.