Fuoco di Sant’Antonio (Herpes zoster)

Il fuoco di Sant’Antonio è il risultato della riattivazione del virus Varicella-Zoster e si manifesta solo in chi ha contratto la varicella.
Alcune patologie si distinguono per una denominazione particolarmente antica ed evocativa. È questo il caso del fuoco di Sant’Antonio, che scientificamente è noto come Herpes Zoster.

Si racconta infatti che, durante il suo eremitaggio nel deserto, Sant’Antonio Abate dovette combattere contro il Diavolo in persona, il quale si presentava a lui in forma di serpente: non a caso, il termine “herpes” ha origine dal greco herpetón, ossia proprio “serpente”. Il santo riuscì a vincere, ma sul suo corpo restarono lesioni dolorose, a testimonianza di una strenua lotta. Un riferimento piuttosto poetico alla sintomatologia tipica della patologia.

Ma cos’è il fuoco di Sant’Antonio e perché si manifesta?

Che cos’è il fuoco di Sant’Antonio

L’Herpes Zoster è il risultato della riattivazione tardiva del virus Varicella-Zoster, presente all’interno dell’organismo fin da quando il paziente ha contratto la varicella, per la quale avrà sviluppato un’immunità permanente. Si stima che, su un 90% circa di popolazione che contrae la varicella, tale “risveglio” avvenga in una media di 10-20% circa di casi.

Varicella e fuoco di Sant’Antonio sono dunque due patologie distinte ma determinate dall’azione del medesimo virus. Esso può restare dormiente per diversi anni dentro il corpo, per la precisione in una posizione particolare: le cellule dei gangli nelle radici nervose spinali, a cui le particelle del virus sono passate dopo aver lasciato il flusso sanguigno. I gangli sono localizzati in prossimità di cervello e midollo spinale e il loro ruolo è quello di inviare all’encefalo dati sensoriali (freddo, caldo, dolore, ecc.). La riattivazione del virus fa sì che esso decorra lungo le fibre nervose fino a raggiungere la cute.

È necessario sottolineare ancora una volta la condizione indispensabile: può svilupparsi il fuoco di Sant’Antonio laddove la varicella ha colpito. Ciò significa che soltanto coloro che sono stati affetti da varicella possono veder comparire, anche a distanza di molto tempo, i tipici sintomi.

Ma attenzione a una variabile fondamentale: l’Herpes Zoster è contagioso anche per le persone che non hanno mai avuto la varicella, sebbene il passaggio del virus da una persona all’altra non sia semplice. Ciò significa che quella persona contrarrà la varicella stessa e non mostrerà segni di Herpes Zoster.

La domanda che quindi ci si pone è: come si prende il fuoco di Sant’Antonio? Il manifestarsi dell’Herpes Zoster non ha cause determinabili con certezza. Ma si è osservato che in genere il risveglio del virus coincide con una vulnerabilità del sistema immunitario. Questo mette a rischio soggetti:
 
  • In età avanzata
  • Debilitati dal punto di vista fisico o in condizioni di forte stress psicologico, fino a chi soffre di depressione
  • Affetti da diabete o risultano immunocompromessi, soprattutto chi soffre di infezioni da HIV, tumori o altre patologie che colpiscono il sistema immunitario, oppure si sottopone a chemio e radioterapia
  • Si sottopongono molto spesso a terapie farmacologiche, che in alcuni casi possono abbassare le naturali difese dell’organismo (ciò vale ad esempio per chi è stato sottoposto a un trapianto di organi)

Una menzione a parte meritano le donne in gravidanza, specialmente coloro che prima della gestazione non hanno mai avuto contatti di alcun tipo con il virus Varicella-Zoster.

Non è da sottovalutare il particolare periodo che stiamo vivendo dall’inizio della pandemia da COVID-19: sono infatti stati osservati numeri più alti di manifestazioni cutanee da virus, connesse al costante e quotidiano stato di difficoltà psico-fisica e talvolta anche a patologie sottovalutate.

Per quanto riguarda nello specifico il passaggio da un soggetto all’altro, in caso di Herpes Zoster il contagio avviene tramite il contatto diretto con la persona che ne è affetta e in particolare con la lesione infetta.

Come si manifesta il fuoco di Sant’Antonio? L’Herpes Zoster causa sintomi piuttosto caratteristici, in particolare la comparsa di un rash cutaneo, formato da un gruppo di macchie rosse che si evolvono in vescicole piene di liquido, in una zona ben delimitata e di forma allungata. Le vescicole continuano poi a formarsi per alcuni giorni (dai 3 ai 5): a questo punto, si rompono e si formano alcune croste.

Il fuoco di Sant’Antonio dà anche sintomi iniziali non immediatamente identificabili: 3-5 giorni prima della comparsa dell’eritema, il paziente può provare una sensazione di insensibilità, quasi di “anestesia”, in corrispondenza dell’area cutanea su cui si verificherà l’eruzione. La sensazione si evolverà, dando stimoli simili al prurito o a una puntura. Ma il primo sintomo più tipico e fastidioso di Herpes Zoster è il dolore bruciante nella zona interessata, che, come il prurito e l’insensibilità, in alcuni specifici casi può insorgere perfino alcune settimane prima della manifestazione vera e propria.

Ma il fuoco di Sant’Antonio non si ferma al prurito o all’eruzione di dolorose vescicole: le sue manifestazioni sono anche neurologiche, le quali sono inoltre le più problematiche. Questo è dovuto al fatto che, al momento della riattivazione, il virus si espande e si sposta lungo il nervo interessato, provocando un effetto di disturbo e una conseguente neuropatia.

Altri sintomi del fuoco di Sant’Antonio sono:

  • febbre
  • stanchezza generale e affaticamento
  • più raramente mal di stomaco e fotofobia, ovvero il fastidio talvolta doloroso causato da una luce forte.
 

Ma dove può venire il fuoco di Sant’Antonio?


In genere, si manifesta su un solo lato del corpo, lungo il tronco nervoso. Sono più rare (ma non improbabili) alcune forme in zone più periferiche, come ad esempio il fuoco di Sant’Antonio su collo, mani, ginocchio, gambe.
 

Fuoco di Sant'Antonio sulla schiena e sul torace


La prima sede tipica è un lato del tronco, soprattutto a livello della vita. È quindi possibile individuare un Herpes Zoster sulla schiena, in particolare sulle coste. Oppure in alternativa può anche manifestarsi il fuoco di Sant’Antonio sulla pancia, sempre su di un unico lato.


Fuoco di Sant'Antonio sul viso


L’Herpes Zoster sul viso corrisponde alla seconda localizzazione più frequente. Vengono coinvolti in modo particolare il nervo trigemino e le sue tre ramificazioni: in base a quella interessata e al relativo lato del volto, è possibile identificare la patologia su un occhio, un orecchio, il naso o la mandibola. Sfortunatamente, il fuoco di Sant’Antonio in faccia è una delle manifestazioni più dolorose, nonché fonte di disagio per il paziente.
 

Fuoco di San'Antonio in testa

Sempre dipendente dalla ramificazione corrispondente del trigemino, il fuoco di Sant’Antonio alla testa provoca i sintomi tipici sul cuoio capelluto.

È più frequente di quanto si possa pensare una forma di fuoco di Sant’Antonio lieve senza alcuna manifestazione sulla cute (sine herpete), che coinvolge solo il nervo interessato.
Si definisce quindi Fuoco di Sant’Antonio interno, i cui sintomi iniziali comprendono formicolio e sensazione di insensibilità.

In seguito, l’Herpes Zoster interno dà sintomi come malessere generale, mal di testa, fotofobia e più raramente febbre. Una nota a parte merita la sensazione dolorosa: il fuoco di Sant’Antonio può causare dolore interno che può essere scambiato per sintomo di appendicite, pleurite, sciatalgia o perfino infarto, a seconda della localizzazione. Più comunemente, può svilupparsi questa forma di fuoco di Sant’Antonio in bocca.

In genere, al dermatologo specialista basta vedere lo stato dell’eruzione cutanea in un’unica metà del corpo per capire di cosa si tratta. In ogni caso, per diagnosticare con certezza il fuoco di Sant’Antonio esistono analisi del sangue specifiche, che ricercano gli anticorpi IgM connessi alla presenza del virus Varicella Zoster.

Bisogna tenere conto di un fatto: il fuoco di Sant’Antonio ha tempi di incubazione variabili fra 7 e 14 giorni, dopo i quali si presentano dolore e formicolio. Inoltre, una volta diagnosticata la patologia, è necessario considerare un’ulteriore tematica: per chi vi entra in contatto, il fuoco di Sant’Antonio può generare contagio. L’incubazione può variare da 10 a 21 giorni e portare all’insorgere della varicella.

Per combattere il fuoco di Sant’Antonio la terapia consiste nel somministrare farmaci antivirali, entro 72 ore dall’insorgere dei primi sintomi evidenti.

In concomitanza, nei primi 10 giorni il trattamento per Herpes Zoster prevede anche l’assunzione di farmaci antinfiammatori. Tale combinazione si rende necessaria per ridurre l’infiammazione del nervo da una parte e fermare la replicazione del virus dall’altra. Se infatti l’eruzione cutanea può anche scomparire in autonomia, senza l’intervento terapeutico, diversa è la questione per il nervo.

In ogni caso, la terapia per Herpes Zoster può prevedere anche l’applicazione di crema o gel antinfiammatorie sulle vescicole, in modo da alleviare il prurito.
 

Per quanto riguarda il fuoco di Sant’Antonio, il decorso dipende in gran parte dalla rapidità di diagnosi e di risposta. Ecco alcune delle domande che più frequentemente si pongono i pazienti:
  • Quanto dura il fuoco di Sant’Antonio? In genere, si può considerare un periodo che va da 2 a 4 settimane, durante il quale le vescicole essiccate cadono, in un tempo compreso fra 10 e 15 giorni.
  • Quanto dura il contagio? Fino al momento in cui le vescicole non lasciano il posto alle croste. A quel punto, l’Herpes Zoster non è più contagioso.
  • Quanto dura il dolore? Può perdurare alcune settimane, ma purtroppo anche diversi mesi o anni. Non dimentichiamo che lo sviluppo di Herpes Zoster ha a che fare con i nervi. Se il trattamento non è tempestivo, è anche possibile che si sviluppi una nevralgia post-erpetica, con dolore costante nella zona coinvolta. Ciò implica che il paziente debba sottoporsi a terapia del dolore cronico ed è una condizione che può protrarsi anche per tutta la vita.
  • Si guarisce dal fuoco di Sant’Antonio? Dato che il virus resta nell’organismo, il paziente può anche avere delle recidive nel corso della sua vita, che in genere si manifestano nella medesima zona: al momento della riattivazione, il Varicella-Zoster decorre lungo il nervo esattamente nello stesso punto. Si può quindi affermare che il soggetto non potrà mai guarire del tutto dall’infezione.

La più frequente è la polmonite, ma non è l’unica.
Se non si interviene tempestivamente, possono insorgere complicanze dalla durata variabile:
  • Infezione delle lesioni e formazione di cicatrici
  • Disseminazione cutanea, ossia l’ulteriore manifestazione di lesioni in varie zone del corpo
  • Problematiche agli occhi, ad esempio la cheratite neurotrofica
  • Esofagite
  • Ulcera gastrica
  • Miocardite
  • Pancreatite
  • Angioite granulomatosa, ossia l’infiammazione dei vasi sanguigni
Da non sottovalutare minimamente è l’impatto che può avere il fuoco di Sant’Antonio sulle donne in gravidanza e sulla nascita del bambino: anche se il feto beneficia della protezione data dagli anticorpi materni, cosa che rende più difficile l’eventuale contagio, vi sono anche casi in cui l’infezione si trova vicino al canale vaginale e il parto avviene proprio nel momento in cui le vescicole sono presenti sul corpo della madre.

Se il virus Varicella-Zoster agisce sul bambino possono presentarsi condizioni molto serie, come malformazioni, cicatrici, blocco nello sviluppo degli arti inferiori, cataratta, cecità dovuta all’atrofia del nervo ottico, presenza di vescicole con infezione grave.
Ecco perché è assolutamente indispensabile intervenire il prima possibile sulla base di una diagnosi certa.

Come si è detto, l’infezione da virus Varicella-Zoster è una condizione che accompagna il soggetto per tutta la vita. Ciò non significa che non si possa fare nulla per evitarne la riattivazione. Abbiamo a disposizione un alleato impagabile in questo frangente: la vaccinazione.

È infatti disponibile da molti anni un vaccino studiato per agire contro l’Herpes Zoster, decisamente consigliato per le persone dai 65 anni d’età in poi che hanno contratto la varicella in passato, ma anche pazienti in altre fasce d’età che possono considerarsi a rischio per una fra le diverse ragioni elencate. 

Questo vale ad esempio anche per una persona molto giovane che è però affetta da determinate patologie oppure è immunodepressa. Allo stesso tempo, è possibile scegliere di vaccinarsi per non rischiare di contrarre la varicella in età adulta, una condizione particolarmente ostica da affrontare e anche maggiormente foriera di possibili complicanze. Ecco perché è importantissimo vaccinarsi contro la varicella in età infantile, come previsto dal piano di vaccinazioni obbligatorie per i bambini.

La prevenzione è sempre il miglior strumento per tutelare la salute. Si invita a verificare con il proprio medico curante l'eventuale presenza di campagne attive e grautite a livello regionale per la vaccinazione.
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