Se non trattato prontamente, il neuroma di Morton
può influenzare significativamente la vita quotidiana del paziente e rendere gli eventuali trattamenti conservativi meno efficaci: dare il via a questi ultimi dopo oltre un anno dalla comparsa dei sintomi aumenta la probabilità di insuccesso. Allo stesso modo, diventa sempre più difficile recuperare la sensibilità corretta di terzo e quarto dito.
In relazione al neuroma di Morton, come alleviare il dolore, quando presente, diventa per il paziente l’interrogativo più pressante. È possibile in alcuni casi
applicare ghiaccio per 15-20 minuti alcune volte al giorno per trovare sollievo e ridurre l’infiammazione, così come assumere (sempre su consiglio medico)
farmaci antinfiammatori.
Come sfiammare efficacemente il neuroma di Morton?
La maggior parte della letteratura scientifica suggerisce di
iniziare con un trattamento conservativo, con l’obiettivo di
ridurre la pressione plantare e alleviare l'irritazione del nervo, il che porta a un sollievo dal dolore. Per questo, si raccomanda
l’uso di calzature a calzata larga oppure, nelle situazioni più serie, scarpe ortopediche di scarico dell’avampiede,
unito a cicli di infiltrazioni di cortisonici e anestetici locali.
Quando effettuate con la guida ecografica, le infiltrazioni conducono a una percentuale di successo dell’82% rispetto ai vari casi. Secondo gli studi, ulteriore rafforzamento di questo trattamento del neuroma di Morton può essere
l’assunzione di complesso delle vitamine B, palmitoiletanolamide (PEA) e/o l'Acetil-carnitina. Una volta che i sintomi sono stati ridotti dalle infiltrazioni, è possibile gestire il morbo di Morton con rimedi come i
plantari, inseriti nelle calzature, che non risultano invece particolarmente efficaci nella fase acuta.
Per i casi di neuroma di Morton in cui la terapia conservativa non risulta efficace, molti studi hanno dimostrato il successo dell’
alcolizzazione ecoguidata del neuroma. Questo trattamento consiste nell’infiltrazione di una soluzione a base di alcol diluito grazie alla guida dell’ecografia, circa ogni 15 giorni fino a quando il dolore non scompare (di solito, dalle 2 alle 7 iniezioni). È un’opzione valida, in quanto l’alcol riesce ad agire molto bene sul tessuto fibroso.
Una soluzione simile può essere l’
ablazione a radiofrequenza: si espone la zona interessata a una fonte di calore, ottenuto con un dispositivo a corrente alternata.
Un altro aiuto può provenire dalla fisioterapia, con
esercizi di stretching per ottimizzare la mobilità di piede e caviglia.
Se il trattamento conservativo fallisce, è possibile optare per
un intervento chirurgico sul neuroma di Morton, soprattutto se il neuroma risulta più grande di 4-5 mm.
La
neurectomia, eseguita con anestesia periferica, prevede la sezione del legamento intermetatarsale e la rimozione del neuroma (neurectomia), per via dorsale o plantare (tecnica ormai meno comune). La via dorsale, che implica un’incisione longitudinale di lunghezza minore a 2 cm, consente al paziente di
caricare fin da subito sul piede e camminare (con apposita scarpa ortopedica) e comporta una percentuale minore di complicazioni durante la guarigione della ferita.
Questa operazione sul neuroma di Morton avviene solitamente in regime di Day Hospital. Dopo un periodo
di 4-6 settimane di deambulazione con scarpa ortopedica, il paziente può in genere indossare le solite calzature.
Alternative a questa tecnica possono essere:
- Decompressione chirurgica: il chirurgo fa sì che intorno al nervo infiammato si crei uno spazio più ampio.
- Neuroablazione criogenica: in questo caso, sono temperature molto basse, comprese fra -50 e -70° C, a eliminare le fibre del nervo che trasmettono il dolore.
In ogni caso, la neurectomia è solitamente risolutiva, sebbene possano presentarsi alcune complicanze, come
infezione della ferita,
recidive (la formazione di altro tessuto fibroso),
intorpidimento permanente nella zona,
cheratosi plantare (la formazione di una zona callosa).