Per diagnosticare con certezza il disturbo dell’alluce valgo, si ricorre prima di tutto a una
visita specialistica ortopedica, durante il quale il paziente viene osservato fermo in posizione eretta e in seguito mentre cammina: il medico può quindi analizzare le condizioni di appoggio di avampiede e retropiede. Viene poi effettuata una
radiografia ai piedi, durante la quale al paziente si richiede di restare in posizione eretta. Eventualmente, per ottenere informazioni ancora più specifiche, il medico potrebbe approfondire la situazione con
ecografia,
Risonanza Magnetica o
TC.
Una volta identificato l’alluce valgo, cosa si può fare? Se si tratta di alluce valgo lieve, la prima scelta è in genere la
terapia conservativa. Quando la fastidiosa cipolla ai piedi è un problema estetico che non dà però sintomi particolarmente impegnativi, si può ricorrere a dispositivi come
tutori e plantari. Per un alluce valgo iniziale i rimedi possono includere pediluvi e oli essenziali per dare sollievo, così come massaggi ed esercizi specifici. Quando l’alluce valgo è infiammato, i rimedi possono includere l’assunzione di
farmaci antidolorifici.
Ma se queste procedure non ottengono i risultati sperati, la
correzione dell’alluce valgo tramite operazione chirurgica può essere l’unica opzione possibile. Si è infatti di fronte a una deformazione legata alla struttura scheletrica: i metodi precedentemente descritti non sono quindi risolutivi. Per intervenire sull’alluce valgo si possono utilizzare anche
nuove tecniche mininvasive, a seconda della gravità del disturbo e delle caratteristiche del singolo paziente.
Alluce valgo: l’operazione
Il
solo trattamento efficace, nei casi in le misure conservative non bastino, è un
intervento chirurgico all’alluce valgo. Le tecniche chirurgiche vanno valutate con cura a seconda della situazione del paziente, è infatti possibile che in alcuni casi sia necessario operare non soltanto l’alluce valgo, ma intervenire anche sulle altre dita del piede, sui tendini e sul metatarso. È possibile intervenire anche utilizzando
metodiche miste, quindi in parte con tecnica percutanea e in parte con piccole incisioni.
Intervento all’alluce valgo con elementi in ferro
Il chirurgo può anche ricorrere alla tradizionale metodica a cielo aperto, utilizzata sempre più raramente, che consente la visualizzazione diretta dell’articolazione interessata. Operare l’alluce valgo in questo modo pone di fronte a pro e contro da valutare con attenzione: certamente la visualizzazione diretta della struttura ossea e dell’articolazione è un vantaggio perché porta a una significativa precisione nell’intervento, ma l’incisione è di grandi dimensioni. Questo conduce a maggiori rischi di sanguinamento e a tempi di recupero più lunghi.
Nel caso di chirurgia a cielo aperto, si ricorre a un’osteotomia dell’alluce valgo: il fine di questa tecnica è il riallineamento delle ossa dell’alluce, così da ricreare l’equilibrio precedente la deformità. Si incide a livello della zona ossea coinvolta, si rimuove la parte gonfia dell’osso e si procede con il riallineamento. Le ossa vengono poi fissate con mezzi di sintesi come viti o fili in metallo: questi ultimi, che emergono dalla pelle, vengono rimossi a circa un mese dall’intervento. Se questa tipologia di tecnica è preferibile quando si interviene su pazienti in età più avanzata e che presentano degenerazioni articolari, è però possibile anche ricorrere a un’osteotomia mininvasiva sui pazienti più giovani, soprattutto se l’alluce valgo è ancora a uno stadio iniziale.
Alluce valgo e intervento mininvasivo
Il PBS per l’alluce valgo è una metodica chirurgica mininvasiva, che permette la correzione della deformazione. La sigla con cui è nota indica la sua peculiare procedura e il nome del suo inventore: Percutaneous Bianchi System. Questa tecnica percutanea per correggere l’alluce valgo comprende l’utilizzo di frese chirurgiche, derivate dall’ambito odontoiatrico, che vengono inserite all’interno del piede attraverso piccole incisioni sulla cute (2-3 millimetri). Il chirurgo visualizza la struttura delle ossa e le frese stesse grazie a uno strumento radiologico, che gli permette quindi di guidare le frese correttamente. Ancora più innovativa è l’assenza nella procedura dell’utilizzo di mezzi di sintesi, come viti, fili o chiodi. Tale trattamento, che dura circa 20 minuti, può quindi essere eseguito con anestesia locale e in regime di day hospital.
I vantaggi della tecnica PBS per l’alluce valgo sono decisamente rilevanti. Il paziente può riprendere a camminare nel momento immediatamente successivo all’operazione, grazie a una fasciatura studiata dall’équipe medica per il singolo paziente e all’apposita calzatura post-operatoria, e senza l’ausilio di stampelle. Dopo 20 giorni circa dall’intervento, durante il primo controllo si riduce l’ingombro del bendaggio e si applica il calzino PBS, grazie al quale il paziente può di nuovo indossare scarpe comode (anche con taglie più grandi di quella solitamente utilizzata). Dopo eventuali visite ulteriori di controllo, a seconda dello stadio di sviluppo dell’alluce valgo, si controlla il carico ortostatico con radiografia.
In sintesi, si riducono trauma chirurgico, sanguinamento e tempo di degenza: i tempi di recupero si fanno molto più rapidi, a beneficio del benessere psico-fisico della persona.