Come funziona il
post-operatorio dopo l’impianto di una protesi anca? Subito dopo l’intervento, si applica al paziente un
distanziatore fra gli arti inferiori e un bendaggio, per mantenere ben diritta l’articolazione e prevenire il formarsi di ematomi. In genere,
la degenza in ospedale ha una durata di 2-3 giorni. Nei casi più eccezionali, si può arrivare anche a 15.
In ogni caso,
è importante che il paziente riprenda a muoversi il prima possibile con l’ausilio delle stampelle: ciò può avvenire già durante il giorno stesso dell’operazione, oppure il giorno seguente. Il decorso post-operatorio con protesi anca prosegue con la riduzione dei farmaci antidolorifici, in base alle esigenze della persona, e con la medicazione.
Con il fisioterapista, il paziente con protesi anca può pianificare la
riabilitazione, i cui tempi sono variabili a seconda della condizione di partenza, dalla tecnica chirurgica utilizzata e dalle caratteristiche del paziente stesso. Il percorso inizia già durante la degenza e dovrà proseguire dopo il ritorno a casa, con esercizi che facilitano il recupero della mobilità dopo l’impianto della protesi d’anca.
Fra i primi esercizi che il paziente può eseguire, sempre assistito da un esperto e con prudenza, vi sono l’estensione e la flessione di ginocchio e caviglia. In seguito, il fisioterapista potrà assistere il paziente durante esercizi per recuperare l’escursione articolare (ovvero la mobilità), rafforzare l’anca e respirare correttamente. In caso di
intervento mininvasivo, i
tempi di recupero sono decisamente più brevi rispetto agli interventi standard: di conseguenza, la tradizionale riabilitazione per protesi anca si rende meno necessaria, tanto che alcuni pazienti possono già guidare la propria auto dopo 4-5 giorni al massimo.
Naturalmente, molto dipende dalla singola situazione: non è detto che dopo un impianto di protesi anca i tempi di recupero siano altrettanto rapidi per un paziente anziano o per chi si è sottoposto a un intervento bilaterale di protesi alle anche. Fattore comune di successo per ogni intervento è
l’impegno costante e rigoroso del paziente, che deve sempre confrontarsi con il medico e il fisioterapista.
Il fai da te è in assoluto l’approccio più pericoloso, che può portare anche alla complicazione più temuta: la lussazione.
A un mese circa dall’operazione, avviene il primo controllo, per verificare il livello di tono muscolare e la mobilità articolare. La visita è completata dalla radiografia dell’anca, con cui si può valutare posizionamento e stabilità della protesi. Dopo un anno, avviene il secondo controllo, mentre quelli seguenti si tengono ogni 5 anni. Infatti, una protesi anca ha in genere una
durata media di 15-20 anni: per questo è importante indagarne l’usura nel tempo.
I movimenti da evitare
Il controllo del tono muscolare non è casuale: la protesi anca, che diventa a tutti gli effetti una nuova articolazione, non è totalmente protetta finché i muscoli della gamba non avranno ripreso la propria tonicità. A prescindere dalla tecnica utilizzata durante l’intervento, almeno
per un periodo di circa 3-6 settimane dall’intervento di protesi anca i
movimenti da evitare sono:
- Flessione della gamba oltre i 90 gradi;
- Rotazione della gamba verso l’interno;
- Incrocio delle gambe;
- Posizione eretta protratta;
- Posizione distesa sul lato operato.
Ecco perché può essere utile ad esempio:
- Non chinarsi per raccogliere carichi;
- Non usare sedie basse;
- Eliminare oggetti come zerbini o tappeti;
- Non fare il bagno in vasca sedendosi sul fondo;
- Dormire con un cuscino divaricatore fra le gambe.
Oltre ai gesti più semplici della vita quotidiana, con una protesi anca vi sono anche
esercizi da evitare, come l’elevazione a gamba tesa. Queste buone pratiche, unite a uno stile di vita sano e a una dieta equilibrata, faciliteranno il recupero. In seguito, per limitare al massimo l’usura della protesi anca i movimenti da evitare per sempre saranno il mantenere posizioni molto prolungate, in piedi o seduti, e il camminare molto a lungo su terreni sconnessi.