La terapia dipende da quale legamento crociato è coinvolto, dall’entità stessa della lesione e dalle caratteristiche del paziente. Se il soggetto è uno
sportivo di giovane età, è altamente probabile che si renda necessario un
intervento chirurgico per farlo tornare alle sue attività. Se invece il paziente è
anziano o comunque fisicamente meno attivo, a meno che non si verifichino continui episodi distorsivi del ginocchio, possono essere sufficienti
trattamenti conservativi, anche per evitare uno stress psicofisico non imprescindibile.
In ogni caso, subito dopo il trauma, i primissimi passi sono comuni in tutte le situazioni:
- Riposo: ciò significa evitare la pratica sportiva e limitarsi, per quanto possibile, alle normali attività quotidiane.
- Applicazione di ghiaccio sull’articolazione.
- Applicazione di un bendaggio compressivo intorno al ginocchio.
- Elevazione di piede e ginocchio: in posizione sdraiata, il paziente tiene entrambi sollevati in modo da agevolare il flusso circolatorio e ridurre l’infiammazione.
A poche ore dal trauma, è possibile che si renda necessaria
un’artrocentesi, ossia una puntura nella cavità articolare per svuotarla da eventuale sangue (emartro), prima di immobilizzare nuovamente il ginocchio.
I trattamenti conservativi di una lesione del crociato si adattano a quelle situazioni in cui la stabilità complessiva dell’articolazione è ancora presente ed è possibile ripristinarne la mobilità quasi del tutto. È quindi possibile ricorrere a:
- Applicazione di un tutore sul ginocchio, insieme all’uso di stampelle per camminare: tali accorgimenti hanno l’obiettivo di evitare un eccessivo carico di peso sull’articolazione, specialmente in caso di lesione al crociato posteriore.
- Fisioterapia per rafforzare i muscoli del ginocchio e fare in modo che compensino per quanto possibile la mancata attività del legamento. In caso di lesione parziale, ciò può essere sufficiente a evitare trattamenti più invasivi.
Quando tutto ciò non dà risultati apprezzabili, e sempre in considerazione delle esigenze del paziente, si può procedere con un’
operazione sul crociato.
È necessario attendere che la
fase infiammatoria si sia esaurita: ciò significa che il paziente non deve provare dolore acuto e deve avere un sufficiente controllo propriocettivo.
La procedura chirurgica a cielo aperto non viene più utilizzata, se non quando è strettamente necessario di fronte a lesioni molto gravi e danni collaterali: ad esempio, lussazione della rotula o seri danni alla capsula articolare.
La procedura utilizzata oggi è l’
artroscopia,
mini-invasiva ed eseguibile con anestesia loco-regionale. Un’operazione al crociato consiste a tutti gli effetti in una
ricostruzione. Il legamento deve quindi essere sostituito con un apposito tessuto, in genere un
tendine prelevato al paziente (di solito tendine rotuleo, tendini della zampa d’oca o parte centrale del tendine quadricipite); è più raro che esso provenga da un donatore, soprattutto in caso di primo impianto, ma può rendersi indispensabile quando la riparazione deve essere multipla.
Le fasi dell’intervento sono le seguenti:
- Si asportano i residui del legamento e si prepara l’alloggiamento per l’impianto
- Si eseguono tunnel ossei all’interno del femore e della tibia, allo scopo di inserire il nuovo tessuto
- Si inserisce e si fissa il legamento
Come si è accennato, quello anteriore è il legamento maggiormente vulnerabile e allo stesso tempo più strettamente coinvolto sia nel movimento, sia nella stabilità dell’articolazione.
Dunque, con una lesione al crociato anteriore
quando si deve operare? Tutto dipende sempre dalla situazione di partenza: in generale,
bisogna considerare che non c’è trattamento conservativo che possa risultare efficace su una rottura completa, che, se non trattata, rischia di generare ulteriori lesioni. Ed ecco perché
la soluzione chirurgica è fondamentale per i pazienti più giovani soprattutto se sportivi.