Prolasso valvola mitrale

Il prolasso valvolare mitralico si verifica quando i lembi della valvola mitrale non si chiudono correttamente, alterando il flusso sanguigno.
Non si può definire una cardiopatia, ma certamente si tratta di un difetto valvolare: il prolasso mitralico, o prolasso della valvola mitralica (mitrale). È una condizione parafisiologica spesso asintomatica e molto più comune di quanto non si possa pensare, che colpisce circa il 5-10% della popolazione.
 

La struttura del cuore è fatta per consentire a questo organo di svolgere il proprio ruolo: pompare il sangue verso tutti i tessuti e gli organi del corpo umano. Al suo interno, esso è diviso da atrio destro e ventricolo destro, che si trovano rispettivamente in alto e in basso nell’area destra, e dagli omologhi atrio sinistro e ventricolo sinistro. La circolazione segue dunque questo percorso: il sangue venoso giunge all’atrio destro, il ventricolo destro lo spinge verso i polmoni, l’atrio sinistro lo riceve di nuovo ossigenato e il ventricolo sinistro fa sì che raggiunga ogni parte dell’organismo.

La corretta direzione del flusso sanguigno è mantenuta costante dall’azione delle quattro valvole cardiache: a ogni battito cardiaco, queste resistenti e molto robuste membrane si aprono e si chiudono seguendo un ritmo preciso. Oltre alla valvola aortica, che collega il ventricolo sinistro all’aorta, e alla valvola polmonare, posizionata fra ventricolo destro e arteria polmonare, sono presenti:
 
  • Valvola tricuspide, che, come dice il nome, è composta da tre lembi. La sua funzione è impedire al sangue venoso di attraversare lo spazio fra atrio e ventricolo destro.
 
  • Valvola mitrale, o bicuspidale. Il suo nome deriva dalla forma, che ricorda quella della mitra (il caratteristico copricapo vescovile). È costituita da due lembi e da un anello valvolare che li collega al cuore; i margini di questi lembi sono uniti dalle corde tendinee connesse ai muscoli papillari, che mantengono salda la valvola. I lembi sono composti da tessuto connettivo ricco di collagene e fibre elastiche
 
Posizionata fra atrio e ventricolo sinistro, la valvola mitrale ha un ruolo essenziale nelle due fasi del ciclo cardiaco:
 
  • Sistole, in cui il cuore si contrae e pompa così il sangue verso tutti i tessuti. In questa fase, sono gli atri i primi a contrarsi, seguiti dai ventricoli. Il sangue viene spinto verso valvola mitrale e tricuspide dalla contrazione dei ventricoli. Dunque, le valvole si chiudono impedendo al sangue di refluire e consentendogli così di dirigersi verso le vene. In particolare, il compito della valvola mitrale è quello di impedire un reflusso dal ventricolo all’atrio di sinistra. Nel processo di chiusura, i due lembi si avvicinano fino a combaciare.
 
  • Diastole, in cui il cuore si rilassa e i ventricoli possono riempirsi del sangue giunto dagli atri. La valvola mitrale si apre e il sangue può defluire dall’atrio al ventricolo.

Si tratta di una dinamica estremamente complessa, costituita da tutta una serie di azioni sequenziali e possibile grazie a una struttura anatomica sofisticatissima.

Prolasso valvola mitrale: che cos’è e come si classifica

I lembi valvolari possono subire nel tempo alterazioni e diventare meno elastici oppure più spessi. In questa condizione uno o entrambe i lembi possono risultare fluttuanti o sporgenti all’interno dell’atrio sinistro, impedendo la perfetta chiusura della valvola: si parla allora di prolasso mitralico. Più spesso è il lembo posteriore a sporgere, ma possono farlo anche entrambi nello stesso momento. Il difetto può a sua volta generare complicanze specifiche, dovute proprio all’imperfetto funzionamento della valvola mitrale.

A seconda delle conseguenze a cui può dare origine e dei segni con cui esse si manifestano, si individuano tre gradi di prolasso della valvola mitrale.

 
Prolasso mitralico lieve


In genere un lieve prolasso mitralico non dà sintomi particolari e non si evolve in modo preoccupante. È comunque bene tenerlo monitorato, in quanto potrebbe anche presentarsi una insufficienza mitralica (o rigurgito mitralico): ciò significa che il flusso sanguigno torna dal ventricolo all’atrio sinistro, a causa della mancata chiusura della valvola mitrale, causando il passaggio di una piccola quantità di sangue nella direzione sbagliata e quindi un ridotto rifornimento di sangue ossigenato al sistema delle arterie. Maggiore è il reflusso, meno risulta efficiente la valvola mitrale. Un lieve prolasso mitralico con minimo rigurgito è riconoscibile grazie all’auscultazione del cuore. In particolare, è riconoscibile un suono che viene definito “click mesosistolico crepitante”, a cui segue un soffio sistolico tardivo: è proprio il soffio a indicare la presenza del rigurgito.
 

Prolasso mitralico moderato


Fra i sintomi del prolasso mitralico moderato vi sono in particolare le palpitazioni, ovvero la sensazione cosciente del battito cardiaco, che viene identificato come un’alterazione delle pulsazioni.
 

Prolasso mitralico severo


Nei casi più severi, l’insufficienza mitralica che si sviluppa è dovuta all’allungamento eccessivo o alla rottura delle corde tendinee della struttura valvolare. Il tipico “soffio” dato dal rigurgito diventa intenso e ben identificabile tramite fonendoscopio, elemento che ne conferma la severità. Il paziente lamenta inoltre palpitazioni, affanno ed eventualmente altri sintomi più invalidanti.

Quando il cuore funziona correttamente la valvola mitrale si chiude completamente durante la contrazione del ventricolo sinistro e impedisce al sangue di refluire nell'atrio sinistro. Nei soggetti con prolasso mitralico uno o entrambi i lembi della valvola sbandiera in atrio sinistro quando il ventricolo sinistro si contrae, impedendo la perfetta chiusura della valvola.

Nella maggior parte dei casi, il prolasso mitralico risulta congenito, dunque genetico ed ereditario. Possono però presentarsi due forme di questo disturbo:
 
  • Primaria: il prolasso della valvola mitrale è dovuto a una degenerazione del tessuto connettivo (degenerazione mixomatosa) che è il principale componente della valvola. Il tessuto è costituito da fibre di collagene che finiscono per assottigliarsi, provocando dilatamento dell’anello, allungamento delle corde e infine rigonfiamento dei lembi. Tale assottigliamento potrebbe perfino portare al distacco dei lembi, con la conseguente incapacità della valvola di richiudersi. All’origine, possono anche esservi patologie specifiche che colpiscono il tessuto, come mixoma (tumore benigno), sindrome di marfan, distrofia muscolare, scoliosi, malattia di graves.
 
È inoltre da segnalare il fatto che il prolasso mitralico si manifesta tra il 5-10% della popolazione circa e in modo particolare nelle donne.

In genere, il prolasso della valvola mitrale non dà sintomi di alcun genere, tanto che il paziente può vivere normalmente. Ma, come si è visto, in presenza di insufficienza mitralica il prolasso alla valvola mitralica può provocare sintomi come prolungato:
 
  • Dolore al torace a riposo
  • Dispnea (difficoltà nella respirazione)
  • Astenia (debolezza)
  • Emicrania
  • Capogiri
  • Palpitazioni
  • Ipotensione ortostatica (abbassamento della pressione arteriosa in posizione eretta)
  • Sincope.

Nei casi più lievi, i lembi possono continuare a chiudersi e nulla cambia per il complesso sistema di circolazione. Ma nei casi più gravi, in cui i lembi non riescono più a incontrarsi, il prolasso mitralico può manifestarsi con sintomi come quelli citati.
Talvolta, possono presentarsi anche segni non facilmente prevedibili, né associabili in modo diretto a questa condizione: ansia e attacchi di panico, il cui legame con il difetto è tuttora in fase di studio.

Dal momento che il disturbo è spesso asintomatico, viene in genere scoperto durante visite di controllo o effettuate per altri motivi. Lo specialista ausculta il cuore tramite l’apposita strumentazione e individua il caratteristico suono dovuto al fluttuare dei lembi.

Dopodiché, indispensabile per accertare la presenza di un prolasso mitralico è l’ecocardiografia (o ecocardiogramma): questo esame diagnostico consente di analizzare l’intera struttura del cuore, la funzionalità dei suoi componenti e il flusso di sangue. Durante il test, che dura all’incirca 10-15 minuti, viene posata una sonda sul torace del paziente: da essa parte un fascio di ultrasuoni che interagiscono con tutti gli elementi della struttura cardiaca e restituiscono differenti segnali per ciascuno di essi. È così che è possibile analizzare il movimento dei lembi della valvola mitralica e quindi valutare il prolasso.

Si può inoltre ricorrere ad altri esami come:
 
  • Elettrocardiogramma (ECG), con cui è possibile registrare gli impulsi elettrici cardiaci. Nel caso di alcuni prolassi della valvola mitrale, un ECG può anche evidenziare aritmie. Può essere eseguito sia a riposo che sotto sforzo: quest’ultima opzione è ottimale per i pazienti che lamentano sintomi, in particolare dolore al torace o svenimenti.
 
  • Holter cardiaco: si tratta di un esame molto utile, in quanto registra costantemente l’attività elettrica del cuore per un tempo stabilito (dalle 24 alle 72 ore), monitorando il paziente durante intere giornate.
 
  • Test da sforzo: l’esame consiste nella registrazione di un elettrocardiogramma mentre il paziente compie un esercizio fisico, generalmente camminando su un tapis roulant o pedalando su una cyclette. Il test viene condotto secondo protocolli predefiniti, volti a valutare al meglio la riserva funzionale del circolo coronarico. È indicato nei soggetti che riferiscono sincopi o dolore toracico.

Prima di tutto, una rassicurazione: in una buonissima parte dei casi, i prolassi della valvola mitralica non hanno necessità di essere trattati. Naturalmente, è importante che il paziente si tenga controllato, grazie a regolari visite specialistiche e adeguati esami strumentali.

In alcune situazioni, è possibile che si verifichino aritmie oppure il paziente può lamentare fastidiose palpitazioni: lo specialista può quindi prescrivere farmaci beta-bloccanti per rallentare il ritmo del battito cardiaco. In ogni caso, in presenza di un prolasso alla valvola mitrale i rischi non sono mai da sottovalutare.

Di per sé, soprattutto se è di lieve entità, il prolasso mitralico non può peggiorare: si tratta di una caratteristica fisica con cui il paziente può convivere. Ma vi sono alcuni casi in cui, come si è accennato, questo difetto può a lungo termine favorire l’insorgere di una insufficienza mitralica. Oltre a causare sintomi, quando è severa l’insufficienza mitralica può sfociare nell’aumento di volume del ventricolo, nella dilatazione dell’atrio, nella fibrillazione atriale, nello scompenso cardiaco e persino nell’infarto miocardico acuto.

Se dunque la patologia si rivela severa e gravemente sintomatica, può essere opportuno procedere con un intervento chirurgico di riparazione o sostituzione della valvola mitrale.
Nei casi in cui vi è l’indicazione al trattamento chirurgico di riparazione valvolare, il cardiochirurgo si  trasforma in "sarto", e, come avviene per le vele delle barche, ricostruisce i lembi della valvola in modo da evitare che il sangue risalga dal ventricolo verso l'atrio. Questo tipo di intervento viene svolto in modo mini invasivo ovvero tramite un piccolo taglio intercostale con conseguenti benefici per il paziente anche nei tempi di recupero.

In altre situazioni, il prolasso mitralico può anche dare origine a endocardite batterica: poiché l’endocardio è il tessuto che riveste sia le pareti delle cavità del cuore, sia i lembi delle valvole, tale infezione coinvolge entrambe le strutture.

Può essere causata da batteri, parassiti o funghi e può quindi essere causata anche da operazioni chirurgiche. Data la predisposizione a questa patologia con prolasso della valvola mitralica, è bene fare attenzione in caso di procedure odontoiatriche o interventi invasivi, e prevenire possibili problematiche tramite l’assunzione di una terapia antibiotica per via orale. In sintesi, il prolasso alla valvola mitralica può avere conseguenze anche gravi se trascurato.

Come abbiamo visto, il prolasso valvolare mitralico in un cuore privo di particolari anomalie non degenera in problematiche vere e proprie e può considerarsi benigno. Ma si tratta comunque di una condizione da tenere sotto controllo ancor più se si tiene a mente che è asintomatica Ecco perché così importante l’azione della prevenzione e soprattutto dei controlli specifici a cui è bene sottoporsi periodicamente.

Se non sono presenti altri casi di prolasso della valvola mitrale in famiglia, un paziente adulto asintomatico può semplicemente sottoporsi a periodiche ecocardiografie di controllo, senza ulteriori interventi. Se invece in famiglia sono presenti altri casi e il paziente in giovane età mostra già segni lievi, i controlli devono essere assai più rigorosi e costanti, in modo da valutare la variazione del disturbo e la possibilità di ricorrere a trattamenti.

La complessità dell’organo da tenere sotto controllo e la variabilità della condizione da un paziente all’altro rende essenziale affidarsi a strutture specialistiche in cui poter contare su competenze di altissimo livello, tecnologie avanzate e il continuo contributo attivo di un’équipe multidisciplinare. Nelle strutture GVM Care & Research è possibile trovare tutte queste risorse, unite a una visione integrata e a 360 gradi del paziente e della sua storia clinica.
Le informazioni contenute nel Sito, seppur validate dai nostri medici, non intendono sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica.

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